Il razzismo di oggi è lo stesso del secolo scorso. L’Italia ammetta le sue colpe

Rinasce in Italia la peste dell’antisemitismo. Non un antisemitismo “nuovo” ma quello di sempre. Il punto è che l’Italia non ha mai fatto un serio esame di coscienza. Per vincere l’antisemitismo c’è una sola strada: l’ammissione delle proprie colpe da parte di chi ha professato una fede fascista e razzista e oggi si fa bugiardo paladino di democrazia.

Israele, la Palestina e il razzismo della pelle bianca

Hamas che sgozza i neonati è il male, Israele che bombarda un intero popolo inerme, ridotto alla sete, è il male. Non si tratta di scegliere: si tratta di mostrare che un’altra prospettiva è possibile. E invece le reazioni di noi occidentali sono terribili. Terribili perché disumane: perché vediamo, e condanniamo, le mostruosità degli ‘altri’ mentre minimizziamo e anzi giustifichiamo quelle dei nostri.

Oltre l’eurocentrismo: la lezione dello sport

Nei recenti mondiali di atletica di Budapest sono andate a medaglia ben 48 nazioni. Kenya, Etiopia e Uganda sono, in questa graduatoria, davanti all’Italia e ci sono, nell’elenco, Qatar, Grenada, Porto Rico, Pakistan, Isole Vergini, Botswana, Venezuela, India, Burkina Faso, Bahrein e via elencando. La cosa vale anche per gran parte delle altre discipline. Almeno nello sport l’eurocentrismo è finito.

Io sono (e resto) Giorgia

Giorgia Meloni è molto brava a recitare e ha scelto un copione rassicurante per l’establishment: quello di una destra neoliberista, ultra-conservatrice, atlantista e guerrafondaia. Ma la sua storia e mille indizi mostrano che, al di là della recita, la sua autentica visione della società è molto vicina a quella del generale Vannacci. Del resto basta leggere un suo libro di appena quattro anni fa.

Il confine del colore

La pelle di un individuo può diventare – è diventata – un terribile elemento di discriminazione, uno dei pilastri su cui poggia il razzismo. Spesso il colore della pelle traccia un confine, che trasforma un dato cromatico in un marchio indicativo delle presunte caratteristiche culturali di un determinato gruppo (i neri, i pellerossa, i gialli). Così il colore diventa l’altra faccia dei rapporti di forza tra le persone e tra i popoli.

Ribellarsi è giusto

Solo in un tempo scardinato può accadere che un ministro risponda a un’aggressione fascista minacciando di sanzioni un’insegnante antifascista, o dia la colpa di una strage in mare a genitori snaturati. Ebbene, è arrivato il momento di scrollarci di dosso il torpore di chi si sente sconfitto, e di ritrovare le nostre convinzioni, le nostre passioni, la nostra intensità. Forse non è troppo tardi per provare a rimettere il mondo in sesto.

I migranti, la sinistra e il nuovo patto sociale

L’ostilità verso i migranti, abilmente costruita dalla destra come risposta alle difficoltà economiche e sociali, si diffonde anche nelle classi popolari. Per invertire la tendenza non basta snocciolare statistiche e chiedere misure per i meno abbienti. Occorre riappropriarsi di una storia costellata di tragedie e sconfitte, ma anche di lotte, solidarietà, immaginazione e – perché no – perfino vittorie.

A vent’anni dal Social Forum del 2002

Si è appena concluso, a Firenze, il ventennale del Social Forum del 2002. Assai diverso, anche il termini di partecipazione, dall’originale, l’evento ha aggiunto, a quelli di allora, obiettivi nuovi: in particolare la lotta al razzismo e al fascismo, che si manifestano in maniera sempre più evidente in Europa e, con il Governo Meloni e non solo, in Italia.