Giovanni Vighetti vive a Bussoleno ed è esponente del Movimento No Tav
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La responsabilità della Russia per avere scatenato la guerra in Ucraina è evidente. Ciò, peraltro, non può esimere dall’analisi delle politiche della NATO, dell’Europa e della stessa Ucraina che hanno preceduto l’invasione. Ma l’establishment cerca di impedirlo inventando la categoria dei “putiniani” per rinchiudervi, criminalizzandolo, chiunque voglia approfondire.
I tempi sono, per la nostra politica, assai tristi. Ma la proposta, avanzata senza suscitare sdegno, di una candidatura di Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica è, a dir poco, surreale. Non solo per i suoi trascorsi giudiziari (in parte ancora pendenti) ma perché aprire porte girevoli tra loggia P2 e Quirinale sarebbe uno sfregio decisivo per la democrazia.
Le diffamatorie affermazioni del direttore di “Repubblica” Molinari sulla natura terroristica del movimento no Tav sono la spia di una ben più ampia strategia del giornale del gruppo Agnelli-Elkan: occultare il declino del sistema Torino, celebrare i magnifici dividendi Fca/Psa e criminalizzare ogni voce dissenziente.
Si ritorna a parlare di centrali nucleari, nonostante la loro conclamata pericolosità e la loro bocciatura in ben due consultazioni popolari. Ma i referendum, se non sono accompagnati da una convinta mobilitazione, sono solo tappe di un percorso che può essere rovesciato. Per questo occorre mobilitarsi da subito, seguendo l’esempio del movimento No Tav.
La condanna di Mimmo Lucano e degli altri imputati di Riace è la sintesi perfetta di una giustizia che viaggia su due linee parallele: una di dura repressione per tutti quelli che fanno parte delle categorie non omologate al sistema e una indulgente e permessiva per tutti gli altri che del sistema fanno parte, in maniera diretta o indiretta che sia.
Periodicamente riemergono nel Paese le ombre delle stragi di Stato e delle responsabilità dei Servizi. Per dissiparle occorrerebbe riandare alla mancata epurazione dei fascisti dalle istituzioni e ai connessi insabbiamenti. Magari a partire dall’armadio della vergogna della Procura militare di Roma in cui i relativi fascicoli vennero nascosti per decenni.
La notte del 12 aprile polizia e carabinieri in assetto da guerra hanno occupato l’area di San Didero destinata ad autoporto bloccando gli accessi e tentando di sgombrare il presidio No TAV. I valsusini accorsi sono stati respinti con lacrimogeni e manganelli. Ma politici e media mainstream deprecano la violenza dei No TAV.
Lo schieramento politico che sostiene il TAV cerca di accreditare l’alta velocità ferroviaria come alternativa al traffico su strada. Ma, intanto, vara il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus (originariamente presentato come “doppia canna” di sicurezza). Questo o quello pari sono se servono a far cassa in danno della finanza pubblica.
Anche lo sport è stato segnato dall’orrore. Lo ricorda la storia di Arpad Weisz, allenatore del Bologna degli anni Trenta, esonerato per le leggi razziali, deportato e morto in un lager. Mentre altri, nel mondo del calcio, tradivano lo spirito di fratellanza che dovrebbe animare lo sport.
Che l’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 sia una «strage di Stato» lo afferma, oggi, anche una sentenza della magistratura. È la conferma di un giudizio storico ormai definitivo: le stragi degli anni ’70 e ’80 non furono fatti isolati ma tessere di una strategia unitaria neofascista avallata (se non ideata) dai nostri Servizi segreti.