Ultima chiamata

Ultima chiamata

Dietro la vittoria a valanga di Elly Schlein alle Primarie del Pd c’è la consapevolezza , in chi è andato ai gazebo, che o si cambiava o si moriva. Per questo il segnale che viene dal residuo elettorato diffuso ha il carattere di un’ Ultima chiamata. Le prossime settimane ci diranno se quanto avvenuto ha per il Partito democratico il carattere di una reale Resurrezione di Lazzaro o quello del “rimbalzo del gatto morto”.

Dov’è la vittoria?

Tutti, nel campo occidentale, stanno cantando in coro appassionatamente l’inno alla guerra in corso invocando la vittoria. Quando più Nazioni si affacciano sul palcoscenico della storia e si agitano invocando la vittoria vuol dire che la pace non è a portata di mano. La storia ci insegna che la mitologia della vittoria non porta bene. Soprattutto non porta né la pace, né la giustizia.

Il grande gioco della guerra e il numero dei morti

Della guerra sappiamo tutto e parliamo di carri armati, di sistemi di artiglieria, di cacciabombardieri e di missili come se fossero elementi di un grande gioco. Quel che non sappiamo – che non ci viene detto – è il numero dei morti. Per lasciare sullo sfondo il fatto che, come nella Prima guerra mondiale, centinaia di migliaia di vite vengono sacrificate per spostare un confine un po’ più avanti o più indietro.

La Costituzione è l’antitesi del potere

La Costituzione è approdata a Sanremo con un monologo di Benigni alla presenza del presidente Mattarella. C’è poco da rallegrarsi. La nostra Carta, come diceva Calamandrei «è una polemica contro il presente, contro la società». Non va celebrata ma praticata. Altrimenti si assiste al festival dell’ipocrisia. Com’è per l’articolo 11, che non è «una poesia», ma un impegno contro la guerra, purtroppo disatteso.

Non sono solo canzonette

L’intervento nel festival di Sanremo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky non farà che veicolare parole di odio contro il nemico e di esaltazione della guerra. È per questo, non per la commistione tra politica e canzonette, che va evitato. Dalla musica infatti ci aspettiamo, come spesso è accaduto, parole di pace e di speranza e non messaggi di propaganda bellica.

Dante e il ministro della propaganda

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano derubrica Dante a padre della destra sulla base di un sillogismo la cui premessa maggiore è che l’autore della Divina Commedia sia il fondatore della nazione italiana. Evidente l’infondatezza dell’affermazione, che riproduce un’invenzione del fascismo, resta lo sconcerto per la trasformazione in atto del ministero della Cultura in ministero della Propaganda.

Davvero Joseph Ratzinger santo subito?

La morte Joseph Ratzinger ha dato la stura a una genuflessione pressoché generale della stampa, incapace di una lettura critica degli eventi e di un racconto non encomiastico. Si è così assistito a un corteggio di re e regine, pinocchi e fatine, monsignori sdraiati sulla bara e regolamenti di conti via instant book. Mentre sarebbe stata (e sarebbe) necessaria una valutazione attenta della traiettoria di un uomo di potere.