Il salario minimo alla prova di bagnini ed educatori

Nel regno delle vacanze, in Liguria, una ragazza, bagnina “a chiamata”, viene pagata quattro euro e virgola all’ora. E, d’inverno, fa la cameriera o la barista in nero. Non molto di più guadagnano gli educatori che accompagnano e assistono, con grande professionalità, un gruppo di adulti disabili. Le condizioni di lavoro non sono numeri, ma storie concrete e quotidiane. A quando l’attenzione, almeno, della sinistra?

Il salario minimo è di destra o di sinistra?

A giudicare dalle oscillazioni intervenute negli anni ci sarebbe da chiedersi, con Gaber, se la rivendicazione del salario minimo per legge sia di destra o di sinistra. Da ultimo, finalmente, sembra che la sinistra ne abbia fatta una propria bandiera. O forse, considerando che lo chiede il 75% degli italiani, si deve concludere che, da un punto di vista economico, le persone stanno molto peggio dei politici che le rappresentano…

Dando i numeri sui salari

Le rilevazioni statistiche non lasciano dubbi: i lavoratori italiani hanno i salari più bassi d’Europa. La paga oraria lorda più bassa è di 5,64 euro/ora, quella media di 7,79 euro/ora. La contrattazione è un rimedio? I fatti dicono di no; e, per di più, sono moltissimi i contratti nazionali non rinnovati da anni. Eppure c’è chi non vuole il salario minimo e chi considera eccessiva la sua fissazione in 9 euro/ora

Delitto di sciopero: tutto il mondo è paese

Alzare il costo dei biglietti e abbassare quello del lavoro è la logica delle aziende ferroviarie di là e di qua dell’oceano. E quando i lavoratori protestano i Governi reagiscono negando loro (o limitando) il diritto di sciopero. Lo ha fatto in Italia, il 13 luglio, il ministro Salvini; lo aveva fatto, a dicembre, Biden negli Stati Uniti. È la legge del profitto, che non vuole eccezioni: né a destra né a sinistra.

Amianto e giustizia penale: tra garantismo e impunità dei colletti bianchi

Stephan Schmidheiny, già proprietario di Eternit, è stato condannato a 12 anni per omicidio colposo, in relazione alla morte per patologie correlate all’amianto di 150 lavoratori di Casale Monferrato. La sentenza, unica nel suo genere, ha fatto discutere, ma rappresenta una svolta importante se si vuol evitare che la sanzione penale sia solo uno strumento di repressione del disagio e della devianza.

GKN: una campagna di raccolta fondi per continuare la lotta

La manifestazione nazionale di sabato 25 marzo a Firenze, a sostegno dei lavoratori della ex GKN, ha visto una grande partecipazione e si è conclusa con il progetto di un ampio coinvolgimento popolare per dar vita alla prima fabbrica recuperata italiana interamente ispirata a principi di giustizia sociale e ambientale. Prossima tappa: il rilancio della campagna di crowdfunding già in atto.

GKN: un caso esemplare di protagonismo operaio

Quella della GKN di Campi Bisenzio è una vicenda esemplare di protagonismo operaio. Quando, nel luglio 2021, la fabbrica ha chiuso, i lavoratori non si sono limitati a impedire lo smantellamento degli impianti ma hanno promosso una società di mutuo soccorso, aggregato un ampio consenso sociale e costruito un progetto di riconversione industriale attenta alle esigenze del territorio. Ora li attende la prova più difficile.

Chi non vuole lavorare?

Il lavoro – dicono – c’è ma manca chi lo vuole fare. E citano anche gli esempi: il ristoratore che non trova camerieri, l’imprenditore che chiude l’attività per mancanza di manodopera, la coppia che si licenzia per fare il giro del mondo, l’impiegato che non risponde alle mail fuori orario… Ma perché non si guarda, invece, alle condizioni occupazionali: la stabilità, la sicurezza, la giusta retribuzione?