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Maurizio Pagliassotti, scrittore e giornalista, scrive per “Il Manifesto”. Ha pubblicato, presso l’editore Castelvecchi, «Chi comanda Torino» (2012) e «Sistema Torino, sistema Italia» (2014).
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Cosa c’è dietro le pesche pagate, al mercato di Porta Palazzo a Torino, 75 centesimi al chilo? C’è un groviglio di contraddizioni che coinvolgono un modello economico perverso, migranti di diverso “rango”, condizioni di lavoro difficili, a volte sfruttamento e caporali, supplenza di Caritas e volontari e molto altro ancora.
La palla di cristallo in cui vedere il futuro del mondo del lavoro è l’agricoltura. C’è stato un momento in cui si è pensato di aumentare i salari. Ma poi, tutto è passato. Il futuro sarà il conflitto tra gli africani venuti dal Sud e gli italiani licenziati dalle pizzerie della riviera. E per tutti varrà il principio che «si lavora e basta».
Anziani contro operai, operai contro possessori di cani e tutti contro i podisti: è la nuova frontiera della lotta contro il coronavirus. Ieri erano i podisti, ma domani potrebbero essere altri. Magari i vecchi, che già ondeggiano sull’orlo del precipizio. Attenti! Rispettiamo le regole, ma in un’ottica di giustizia nell’eguaglianza.
Armand, pakistano, una laurea, rider. Sera di Natale. Bicicletta. Polpette con patate, poi asiatico, e poi ancora hamburger. Chilometri percorsi, venticinque. Pausa zero. Semafori rossi attraversati e sensi vietati per fare più in fretta. Guadagno totale: venticinque euro meno le tasse. È la catena di montaggio del terzo millennio.
Cifre, testimonianze, analisi in un libro che offre uno spaccato del gioco d’azzardo descrivendo quel grande popolo che gioca, gioca e gioca ancora. Con una interessante e solo apparentemente singolare conclusione: che il gioco d’azzardo prende le forme di una vera e propria tassa sulla debolezza e sulla solitudine.
Questo nuovo libro di Fabio Balocco non parla di Farinetti ma crea una mappa del mondo alternativo al farinettismo: la geografia umana che nelle Langhe, siano esse basse o alte, resiste reinventando vecchi stili di vita che appaiono sempre più moderni e per molti aspetti indispensabili.
La Giunta di Torino ha deliberato di spostare l’«area di libero scambio» del sabato dal Canale Molassi (nella zona “storica” del Balon) a una zona periferica. Per mancanza di sicurezza e infrastrutture, si dice. In realtà per ragioni di “decoro urbano”, per di più affermando di voler favorire e migliorare le possibilità di scambio.
L’8 dicembre, quando ci sarà, a Torino, la manifestazione No TAV, bisognerà essere in tanti, tantissimi. Bisognerà rispondere alla piazza di sabato scorso con gli argomenti ma anche con i numeri. Per questo nessuno dovrà dire: «se c’è lui io non vengo».
Ogni notte è così. Decine di migranti che tentano di raggiungere la Francia, anche se nevica e fa sempre più freddo. È una battaglia della guerra grottesca e anacronistica tra Italia e Franca (o, più esattamente, tra Salvini e Macron). Una guerra di immagine combattuta sulla pelle dei migranti.
Le Olimpiadi sono una scommessa economica che, da tempo, ha la certezza di essere perdente. Da qui la scelta fatta da molte città, in tutto il mondo, di non ospitarle. Perché mai Torino dovrebbe organizzare quelle invernali del 2026 dopo avere devastato il proprio bilancio con quelle del 2006?