Guido Viale è nato a Tokyo nel 1943 e vive a Milano. Ha partecipato al movimento degli studenti del ‘68 a Torino e militato nel gruppo Lotta Continua fino al 1976. Laureato in filosofia, ha lavorato come insegnante, traduttore, giornalista, ricercatore e consulente. Ha svolto studi e ricerche economiche con diverse società e lavorato a progetti di cooperazione in Asia, Africa, Medioriente e America Latina. Nel 2019 ha contribuito a fondare l’associazione “Laudato Sì”, con cui ha pubblicato nel 2020, per le edizioni Interno4, il libro “Niente di questo mondo ci risulta indifferente”.

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Costruire comunità

Ex-GKN di Firenze, Notav della Valsusa e lavoratori della centrale a carbone di Civitavecchia hanno in comune la capacità di dire no in modo collettivo, di creare nei territori comunità di donne e uomini aperte al mondo, di promuovere cultura e passione dentro e intorno a loro, di progettare e sperimentare percorsi di conversione ecologica. Da lì occorre partire senza attendere improbabili messia dall’alto.

Note per un cambio di rotta

Giustizia sociale e giustizia ambientale sono indissolubilmente legate. E un nuovo ordine dell’universo, rispettoso della natura e dell’uguaglianza, passa attraverso il protagonismo di chi maggiormente subisce l’attuale situazione. Per questo, un autentico cambio di rotta richiede, più che programmi generali, processi di coinvolgimento reale degli “ultimi”.

Lavoro e cura della casa comune

Abbiamo bisogno di manutenzione non solo delle cose e dei territori, ma anche delle relazioni sociali. Per questo occorre rivedere la gerarchia tra lavoro produttivo, che riguarda merci e profitti, e lavoro riproduttivo, che è cura della casa comune e che è proiettato verso l’ambiente, la vita, le generazioni future.

La Fortezza Europa ringrazia Salvini

Con le sue scelte in tema di immigrazione Salvini sostiene di voler mettere alle strette il resto d’Europa. È vero il contrario: in questo modo non fa che avallare la costruzione della Fortezza Europa, impermeabile ad accessi esterni. Per ribaltare le politiche europee dovrebbe, piuttosto, rivendicare l’apertura dei confini alle Alpi e la libera circolazione di profughi e richiedenti asilo.