Italia-mondo: il diritto non umano

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Questa riflessione è stata pensata in giorni precedenti alla condanna di Mimmo Lucano e a quanto i giudici di Locri hanno introdotto nella storia del rapporto tra diritto e società come materiale da utilizzare nei modi più diversi (caso di scuola, politica, cultura, ruoli della magistratura, scandalo in più o esemplare…) salvo che per fornire un giudizio su una persona, e ancor più su una storia collettiva. La vicenda di Riace occuperà tanto spazio, e si può solo sperare che l’enormità di ciò che è successo porti a risposte complessive di un più e non di un meno di democrazia.

I dati-fatti di cronaca di cui parlano le righe che seguono non hanno la stessa visibilità. Meglio prima elencarli per punti. Primo. Proprio a ridosso della presa del potere da parte dei talebani, la Corte Penale Internazionale ha aperto una procedura per crimini contro l’umanità commessi negli ultimi vent’anni in Afghanistan. L’ipotesi di accusa e le indagini preliminari erano state avviate e condotte con molta intensità per iniziativa della precedente Procuratrice generale (africana). Il nuovo Procuratore (inglese) ha confermato la decisione, con una variante: gli accusati sono solo i talebani, per gli “altri” (USA, militari e non, e tutto il corteo di protagonisti della storia recente del popolo afghano) non ci sono risorse sufficienti per approfondire-integrare le evidenze raccolte… Secondo. Si sta chiudendo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Due dei Paesi ufficialmente membri ‒ Myanmar e Afghanistan ‒ non hanno potuto prendere la parola, per «accordi raggiunti in trattative informali dagli Stati membri del Consiglio di sicurezza» sul riconoscimento dei rispettivi governi. Quanto sta succedendo ai popoli dei due Stati è ben noto: il “genocidio sempre in corso” dei Rohingyas è ormai riconosciuto da tutti, così come la repressione feroce della giunta contro l’opposizione che ha nominato un nuovo governo in un paese di fatto in guerra civile; almeno il popolo delle donne afghane è guardato-citato-indicato da non importa quale organismo istituzionale (o fonte di informazione) come misura dell’esistenza o meno di civiltà. Per questi popoli il diritto di visibilità-parola è stato abolito. Terzo. Il capitolo dei migranti, in tutto il mondo, continua ad “arricchirsi” di origine e tipologia di vittime: gli haitiani frustati alla frontiera del mite presidente degli USA, e i “popoli della rotta balcanica”, incrementati dagli afghani (quanti, dove, fino a quando, verso l’Europa o il Pakistan…?), continuano nella perfetta normalità a essere venduti al migliore offerente di merce di scambio (militare o politico o strategico), e non c’è corte penale o dei diritti umani che se ne faccia carico. Le “evidenze al di là di ogni ragionevole dubbio” che si tratti di crimini di sistema incompatibili con società (nazionali, regionali, globali) che si dichiarano civili non trovano Parlamenti che almeno li mettano all’ordine del giorno. Quarto. Non si può dimenticare la cronaca della “normale” prosecuzione di una politica di repressione indiscriminata e globale del diritto all’esistenza e alla dignità della vita del popolo palestinese: nel perfetto silenzio e nei ritardi senza tempo dei governi, delle NU, dell’UE (https://volerelaluna.it/mondo/2021/10/05/le-tribu-di-israele/).

Ebbene, Locri è la perfetta rappresentazione del capovolgimento del ruolo del diritto (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2021/10/01/non-e-giustizia/) nel mondo globale, divenuto ancor più acuto con la vicenda dei vaccini in rapporto al loro “sequestro” da parte dell’industria farmaceutica con la piena connivenza degli Stati, che si sono trasformati in soggetti attivi di un genocidio trasversale, atipico, ma concretissimo. Con la terminologia divenuta corrente in America Latina nel caso di Bolsonaro in rapporto al popolo brasiliano, il diritto non è più sinonimo di garanzia delle persone e delle democrazie, ma è protagonista di una vera e propria guerra (warfare) che garantisce l’impunità dei “pochi e privilegiati” rispetto ai “più e destinati al ruolo di vittime”. Il rito dei G20, coordinato quest’anno dall’Italia, è l’espressione concreta di un ordine che legalmente esclude i criteri minimi di legittimità che dovrebbero essere la chiave interpretativa inviolabile del diritto internazionale e delle costituzioni. Nessuno spazio per i G-Altri, che anche in Italia sono stati evocati cercando di rendere visibili i G-ultimi, 20 o più.

È toccato a una donna, capo di stato di uno di questi “altri”, le Barbados, chiedere, cambiando il suo discorso ufficiale davanti all’aula semi deserta delle NU: «Se la Carta delle Nazioni Unite fosse da votare oggi, chi dice che sarebbe approvata?», avendo come documento di supporto, tra gli altri, il rapporto 2021 del Tricontinental Institute for Social Research con il profilo dei diritti violati e impuniti a livello globale e con la consacrazione della distanza abissate tra esseri umani e Stati [nei termini riassuntivi di una delle infinite analisi del destino del popolo simbolo degli ultimi, pubblicate dai maggiori giornali anche statunitensi: “Humans (#Rohingyas)vs Man-made States: incommensurables realities”]. Si accetta, infatti, la legittimità di uno Stato riconosciuto come assassino. Perfino una rivista leader nel campo sanitario (certo non sbilanciata verso una ipotetica sinistra) come Lancet, fa il punto su dove va il diritto alla salute (così tanto reclamizzato per un dopo pandemia, e così bene clandestinizzato nel PNRR), che dovrebbe essere quello più prossimo al diritto alla vita, domandando in un dossier molto esteso e documentato «a quando una decolonizzazione reale, nei singoli paesi, e nel mondo globale, di una cultura, ricerca, pratica della sanità che non sia soggetta al diritto non umano del mercato?».

Non sono un giurista, e posso avere una memoria solo approssimata della storia del diritto nel suo rapporto con la storia reale delle persone e dei popoli. Posso solo augurare ai Mimmo Lucano, individuali e collettivi, di poter ancora incontrare ‒ all’incrocio tra leggi, politiche, economia, civiltà ‒ un diritto come quello di Calamandrei nel processo a Danilo Dolci: «vi ho raccontato la storia: non ho nulla da aggiungere come difesa».

Gli autori

Gianni Tognoni

Gianni Tognoni, medico, è esperto di epidemiologia clinica e comunitaria. E' stato direttore del Consorzio Negri Sud. Attualmente opera nel Dipartimento di Anestesia-Rianimazione e Emergenza-Urgenza , Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano. E' presidente delComitato Etico, Università Bicocca, Milano.

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One Comment on “Italia-mondo: il diritto non umano”

  1. I conti si fanno facilmente : Quante persone ha fatto morire Mimmo Lucano contravvenendo le regole dello Stato?
    Quante persone Mimmo Lucano ha salvato contravvenendo quelle stesse regole dello Stato? Quante persone ha salvato lo Stato facendo osservare le proprie regole? Quante ne ha fatte morire? Tirate le somme e condannate!

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