La riforma costituzionale della destra: eliminare il pluralismo

Il Governo vuole l’elezione diretta del premier, beneficiato, qualunque sia il numero di voti riportato, del 55% dei parlamentari (una dote non prevista in alcuna democrazia al mondo) e sostituibile, nella legislatura, solo una volta e con un parlamentare eletto nella sua stessa lista. Si tratta di un mix bizzarro di istituti diversi che ha il solo scopo di eliminare il pluralismo, sostituendolo con una sorta di autocrazia elettiva.

La destra al potere: «Non facciamo prigionieri!»

Due mesi fa una (allora) oscura parlamentare di Fratelli d’Italia apostrofò Tomaso Montanari con le parole: «Stia pur sicuro che da noi non avrà mai diritto di parola!». Non era una battuta infelice ma un programma politico oggi in pieno svolgimento: la regola è diventata prendersi tutto, trasformare ogni occasione in propaganda di regime, dileggiando ogni regola di pluralismo democratico e ogni pudore.

L’ambivalenza del diritto e la Costituzione

Il diritto riflette i rapporti di forza e, in ultima istanza, l’ambiguità dell’umano. Può essere veleno e cura: può esprimere il dominio, essere strumento di soggezione e di controllo e, allo stesso tempo, può veicolare emancipazione, sancire diritti, limitare il potere, garantire l’espressione del pluralismo e del dissenso.

Tagli che imbavagliano la stampa

Nella legge di bilancio, che pure ha distribuito soldi a pioggia, sono stati confermati i tagli ai contributi pubblici per l’editoria no profit e in cooperativa. Contributi che esistono in molti paesi e garantiscono un minimo di pluralismo nell’informazione. Occorre reagire prima che si producano irrimediabili ferite.