la politica puntoacapo
I profitti delle prime 200 imprese internazionali sono raddoppiati in 10 anni, passando da 1.089 a 2.054 miliardi di dollari. Nella classifica delle “top 200” società troviamo 62 multinazionali con sede negli USA e 61 con sede in Cina (insieme rappresentano il 64,1% del fatturato). L’Italia è al dodicesimo posto con tre società (Generali, Eni e Enel).
In dieci anni è cambiato il mondo, anche quello delle multinazionali (saldamente in mani cinesi). Non anche i loro utili: la prima in classifica, l’americana Walmart, ha un fatturato di 573 miliardi di dollari, superiore al bilancio dell’Australia, mentre la somma del fatturato delle prime 25 multinazionali è superiore alle entrate degli USA.
Anche con riferimento al Covid l’informazione, salvo poche eccezioni, mostra la corda. Si continuano a confondere morti “per Covid” e morti “con Covid” e i dati di riferimento sui vaccini restano pressoché esclusivamente quelli forniti dalla case produttrici (tre multinazionali che hanno fatto profitti da capogiro).
In Toscana i guasti provocati dalle multinazionali (moderni “padroni del vapore”, lontani e inafferrabili) si toccano con mano. Le vicende di GKN e di Toscana Aeroporti insegnano e dimostrano in modo evidente che una resistenza efficace passa necessariamente dai territori e dalla restituzione di senso e ruolo alla politica (e alla sinistra).
Le multinazionali hanno più potere degli Stati nazionali. Nel 2020 tra le prime 100 entità economiche mondiali, 30 erano governi di Stati e 70 multinazionali. Eppure, come scriveva Louis D. Brandeis, membro della Suprema Corte degli Stati Uniti: «Possiamo avere la democrazia o la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, ma non possiamo avere entrambe le cose».
Da decenni la guerra devasta la Repubblica Democratica del Congo. Non è – o non è soprattutto – un conflitto etnico. Le strategie, le finalità e il bottino finale di quella guerra non stanno in Congo ma in soggetti sovranazionali interessati allo sfruttamento delle sue enormi risorse e materie preziose del cuore dell’Africa.
Il Pci, fondato il 21 gennaio 1921, chiude la sua storia, trasformandosi in Pds, il 3 febbraio 1991, all’esito di un percorso avviato nel comitato centrale del 20 novembre 1989 con una relazione di Achille Occhetto. Quella sera, dopo la relazione, Pietro Ingrao scrive un appunto di straordinaria attualità che vale la pena riproporre.
Il mondo è sempre più delle multinazionali, con Stati Uniti e Cina ai primi posti. Negli ultimi 15 anni esse hanno aumentato il fatturato del 69% e i profitti del 62%. In una immaginaria classifica di Stati (in base al PIL) e multinazionali (in base al fatturato) queste ultime occupano ben 42 dei primi 100 posti.
Ormai sui grandi media pubblici e privati è una corsa. «Viva i Fridays For Future»: purché mettano giudizio, rinuncino a parole d’ordine antagoniste e capiscano che solo le grandi multinazionali possono guidarci verso un’economia che deve cambiare ma con gradualità. Insomma, “avanti piano!”. Già visto, tante altre volte…
Il report TOP 200 del 2019 relativo alle 200 multinazionali con maggior fatturato del mondo è illuminante. Al primo posto stanno le imprese del settore energetico, al secondo le catene commerciali e di supermercati, al terzo le banche (con grandi interessi nei settori dell’estrazione di combustibili fossili e della produzione di armi).
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