In Toscana, in particolare nell’area Firenze-Pisa, si sta verificando sempre più spesso quanto siano nefasti l’influenza, il potere, la possibilità di incidere sulla vita delle persone che abitano un determinato territorio, da parte delle multinazionali, cioè di questi modernissimi “padroni del vapore”, lontani e inafferrabili, in quanto privi di quella “corporeità” che caratterizzava in buona parte le controparti padronali di un tempo.
Soffermiamoci, a titolo esemplificativo, su alcuni casi.
La vertenza GKN innanzitutto: le sue maestranze hanno come avversaria la finanziaria Mellrose, che ha licenziato con una mail, dalla sua sede inglese, senza alcun confronto preventivo, oltre 400 lavoratori (soltanto una dura lotta, che ha coinvolto l’intera società, non solo fiorentina, e su cui torneremo in seguito, ha impedito i licenziamenti immediati). La ragione di questo comportamento è che Mellrose ritiene opportuno delocalizzare la produzione in un paese in cui le retribuzioni e i diritti di chi lavora sono minori.
Un secondo esempio ci viene dai lavoratori e dalle lavoratrici degli aeroporti di Peretola e di Pisa: si trovano di fronte, nelle loro vertenze, la Corporation America Italia, che, in effetti, è il socio di maggioranza della Toscana Aeroporti, con oltre il 62% delle azioni (mentre le istituzioni, che pure sono presenti all’interno del Consiglio di amministrazione, sono nettamente minoritarie e quindi non in grado di determinarne le scelte, ammesso che abbiano davvero la volontà di condizionare quelle della multinazionale), e manifesta in pieno, con i suoi comportamenti, la sua cultura predatoria e intollerante. Certo, il potere forte lontano (la Corporation America Italia) ha come alleati ed emissari i poteri forti locali (imprenditori, banche, finanza), un mix che costituisce il nucleo essenziale del Consiglio di Amministrazione della Toscana Aeroporti e che ha assunto questo ruolo con la complicità della politica (nel 2015 è stato con la regia di Renzi, allora capo del Governo, che sono stati introdotti nel Consiglio Marco Carrai, come presidente, carica che ricopre tuttora, e altri fidi “renziani”). Attualmente la Corporation America Italia intende ridurre ulteriormente la rappresentanza pubblica, modificare lo statuto, investire sull’aeroporto di Pisa e sulla nuova pista di Peretola, svendere l’handling (su questo i lavoratori e le lavoratrici aeroportuali stanno conducendo una dura lotta, nonostante i ripetuti tentativi di intimidazione ad opera della controparte). Va sottolineata, inoltre, l’arroganza di Corporation America Italia, che ha querelato per diffamazione Ciccio Auletta, consigliere comunale a Pisa, e Massimo Torelli, di “Firenze città aperta”, che avevano osato criticare le scelte della multinazionale, e hanno insistito nell’azione giudiziaria anche dopo che il magistrato aveva affermato trattarsi di posizioni legittimamente espresse nell’ambito del dibattito politico. Un’arroganza che ha determinato, nel 2020, l’attacco di Toscana Aeroporti al Consiglio Comunale di Pisa, che aveva approvato una mozione in cui si dichiarava contrario all’ampliamento dell’aeroporto di Peretola. Inoltre Toscana Aeroporti, a cui la Regione Toscana ha dato un contributo di 10 milioni di euro senza porre condizioni collegate a serie indicazioni programmatiche, intende svolgere anche il ruolo di immobiliarista (in quanto sostiene a Pisa una variante per la cittadella aeroportuale che permetta di realizzare residenze, centri commerciali, alberghi). Nel Consiglio di amministrazione, oltre alle figure introdotte direttamente da Renzi, ve ne sono altre comunque legate a lui, in quanto hanno sostenuto la Fondazione Big Bang, finanziatrice della sua campagna elettorale e della “kermesse” annuale alla Leopolda. Si tratta di un esempio significativo di “malapolitica”, dell’intreccio stretto cioè tra poteri forti, multinazionali e locali, e personaggi politici, da cui consegue la subordinazione della politica agli interessi privati.
È possibile – anzi è necessario – anche in assenza delle necessarie azioni a livello nazionale, opporsi sul territorio allo strapotere delle multinazionali. La vertenza GKN manifesta con grande evidenza la possibilità di “insorgere” contro quel potere lontano e “invisibile” (“insorgiamo” è stata la parola d’ordine con cui i lavoratori di quell’azienda hanno caratterizzato la loro lotta: una parola d’ordine ripresa dalla Resistenza – con “insorgiamo” si dette il via, nel 1944, alla battaglia per la liberazione di Firenze dai nazifascisti –, volendo con ciò significare che è con quello spirito e con quella determinazione “resistenziali” che bisogna condurre l’azione contro le multinazionali che ci “invadono” sui nostri territori). Diventa essenziale, a tal fine, non rimanere nella logica della vertenza aziendale, ma coinvolgere nell’azione altri soggetti, la società civile, l’intero territorio, riprendendo, in questo senso, le esperienze fiorentine degli anni ‘50, quando a difesa dell’occupazione si mobilitò l’intera città – oltre ai sindacati, ovviamente, e alle forze politiche, si mossero tutti/e, dai livelli istituzionali alle case del popolo alle parrocchie all’associazionismo alle organizzazioni degli artigiani e dei commercianti alle persone singole.
È questo il modo oggi per rispondere alle multinazionali: un’ampia opera di coinvolgimento che sappia intrecciare la difesa dell’occupazione alla lotta per l’ambiente e alla proposta di nuovi modelli produttivi. Infatti la lotta a questi poteri forti, che agiscono in ambito internazionale e hanno alleati locali, può essere condotta soltanto con una capacità originale e creativa di relazionarsi a livello territoriale fra tutte le realtà che non si adattano all’esistente e vorrebbero cambiarlo nella direzione che indica la Costituzione, in parte ancora inattuata (il che vale anche per produrre i cambiamenti necessari a fronteggiare la crisi climatica e quella energetica). Cambiamenti incisivi nei vari campi indicati non si ottengono soltanto con provvedimenti di carattere nazionale, regionale, comunale, ma con l’impegno diretto nelle varie realtà territoriali – che portino, oltre alla rivendicazione di normative adeguate, all’adozione di nuovi comportamenti e stili di vita, non vissuti singolarmente ma messi in comune e socializzati in ambiti precisi, con il coinvolgimento del maggior numero possibile di saperi, energie, realtà associative e produttive, singoli individui.
La possibilità di far fronte alle multinazionali dipende dall’azione sul territorio e dalla capacità di collegare fra loro alcuni obiettivi – quelli per la difesa, lo sviluppo, la qualificazione dell’occupazione con quelli per la difesa dell’ambiente, ad esempio –, il che, in altre parole, significa restituire senso e ruolo alla politica (e, per chi ritiene ancora necessaria una trasformazione radicale dell’esistente, alla sinistra).