Fabio Balocco, nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (in quiescenza), ma la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, in particolare montano. Ha collaborato, tra l’altro, con “La Rivista della Montagna”, “Alp”, “Meridiani Montagne”, “Montagnard”. Ha scritto con altri autori: "Piste o peste"; "Disastro autostrada"; "Torino. Oltre le apparenze"; "Verde clandestino"; "Loro e noi. Storie di umani e altri animali"; "Il mare privato". Come unico autore: "Regole minime per sopravvivere"; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”; "Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni"; "Per gioco. Voci e numeri del gioco d'azzardo". Collabora dal 2011, in qualità di blogger in campo ambientale e sociale, con Il Fatto Quotidiano.
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Dopo gli sprechi delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, di cui stiamo ancora pagando i danni, l’ultima trovata è quella di uno Ski Dôme interrato lungo 870 metri e largo 60 con due piste per la discesa da realizzare a Cesana per inverno ed estate. Il progetto di sciare sottoterra ancora ci mancava. Intanto si pensa di realizzare in Veneto, per le Olimpiadi di Cortina 2026, un’altra inutile e costosa pista di bob…
“La scelta” di Carlo Augusto Bachschmidt, è un film sull’alta velocità Torino-Lione. Non la storia dell’opposizione all’opera inutile, ma un resoconto a spot di quello che è accaduto in valle negli ultimi dieci anni, l’immagine di una contrapposizione insanabile: da una parte la gente comune che si batte, dall’altra le macchine, l’esercito e la politica (anche quella che promette e non mantiene).
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” del regista Edward Berger (terzo adattamento cinematografico del romanzo di Remarque), in questi giorni nelle sale, ci dice della stupida follia delle guerre. E ci parla della pace della natura. Peccato che la guerra sia anche nei confronti della natura. Siamo dentro la terza guerra mondiale, quella contro l’ambiente. Nessuno, uomo, animale o pianta, può dirsi tranquillo.
Il Parco del Gran Paradiso compie cent’anni. Per celebrare il centenario c’è chi ha proposto di istituire al suo interno una Montagna Sacra, una cima su cui non salire (almeno in termini di consiglio) in omaggio alla grandezza della natura e a ricordo della nostra finitezza. Ottima idea, ovviamente cassata dai soliti esperti. Ma il progetto sta raccogliendo adesioni.
Incontrare Altan è ripercorrere 50 anni della nostra storia sociale e politica. La cosa ha, inevitabilmente, un sapore dolceamaro. Non si può sfuggire all’amarcord ma, insieme, sorge spontanea una domanda: dove sono, oggi, la passione e l’impegno che animavano, negli anni settanta, una parte consiste della sinistra? il “sistema” ha davvero assorbito tutto e tutti?
Il tema ambientale è quasi assente dai discorsi dei politici. Di tutti i politici. Nonostante la siccità, le bombe d’acqua (ultima quella delle Marche), l’estate uguale a quella del 2003, il consumo di suolo che avanza e via seguitando. Difficile votare per una classe politica inguardabile, completamente staccata dalla terra su cui cammina e che gli dà da mangiare e da bere.
La cosa più stupida in ambito urbano è eliminare il verde. Soprattutto in tempi di drammatico cambiamento climatico. Ma i sindaci delle grandi città sembrano non accorgersene. Illuminante è il caso Torino, dove stanno per sparire, naturalmente “nell’interesse pubblico”, un piccolo parco, un bosco urbano e una vasta area protetta. Mentre la città diventa sempre più un inferno.
Tagliare l’erba risponde a un diffusa richiesta di decoro. Ma l’erba non tagliata mantiene il terreno a circa 19,5°, tagliata a 10 cm mantiene la temperatura del suolo a 24,5° mentre un terreno nudo in piena estate arriva tranquillamente a 40°. Dunque, va bene il decoro, ma se non piove da mesi, perché continuare nell’attività di sfalcio?
Ormai lo sappiamo tutti: l’acqua si sta riducendo drasticamente per le dispersioni, per la siccità e per il cambiamento climatico che porta alla scomparsa dei ghiacciai. E conosciamo anche gli interventi necessari: dal razionamento alla riduzione dei consumi alla necessità di evitare grandi opere inutili che distruggono le sorgenti. Ma la politica continua a comportarsi come se nulla fosse.
C’è, nel massiccio del Monte Rosa, un’ultima area incontaminata: il Vallone delle Cime Bianche, la cui fascia chiara è l’ultima traccia delle isole coralline di un mare tropicale scomparso nelle trasformazioni millenarie del pianeta. E c’è chi, contro ogni logica e contro lo stesso interesse economico, vuole costruirvi l’ennesima funivia: per poter andare da Alagna a Zermatt in infradito…