Il Covid e l’informazione

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Cominciano a circolare anche sui media meno governativi (pochi, visto che al governo c’è una ammucchiata…) degli articoli che squarciano il velo di omertà – voluta o meno – relativa alla politica contro la pandemia. Uno degli articoli conforta una sensazione che io stesso ho sempre avuto da ambientalista, non già da virologo, e cioè che nel calcolo dei decessi dall’inizio della diffusione del Covid venisse calcolata tutta una serie di morti che col Covid c’entravano assai poco. Sono quelle che chiamo/si chiamano morti “con Covid” e non già morti “per Covid”.

Un articolo è a firma di Maria Rita Gismondo, direttore microbiologia clinica e virologia dell’ospedale Sacco di Milano, ed è del 3 febbraio scorso, fonte Il Fatto Quotidiano. La dottoressa riporta un dato oggettivo, e cioè che dall’inizio della pandemia «basta avere un sintomo respiratorio e non esser morto per incidente, per essere un decesso Covid. Pochi forse sanno che se arriva un paziente in ospedale per qualsiasi patologia e risulta positivo (oggi molto frequentemente), viene immesso in un reparto “Covid ” e, se malauguratamente dovesse morire, sarebbe un morto per Covid». Da ambientalista, mi sono sempre chiesto, dall’inizio del 2019, dove andassero a finire quei morti per inquinamento che ogni anno affollano gli obitori della Pianura Padana. Uno studio del Lancet Planetary Health del gennaio 2021 affermava che questo territorio è tristemente primo in Europa per morti da inquinamento e riportava Brescia e Bergamo ai primi due posti per morti da polveri sottili, e Torino quale terza città europea per morti da biossido di azoto (https://www.corriere.it/cronache/21_gennaio_22/pianura-padana-prima-europa-numero-morti-inquinamento-b822177a-5c9f-11eb-9977-f37e49990f1d.shtml). Del resto, la stessa Agenzia Europea per l’Ambiente aveva pubblicato una classifica delle morti premature per inquinamento atmosferico all’anno e l’Italia risultava prima con la Germania con ben 59.500 morti. Anche questi oggi sono morti di Covid, stando a quanto afferma la virologa Gismondo (https://www.eea.europa.eu/it/pressroom/newsreleases/molti-cittadini-europei-sono-ancora/morti-premature-attribuibili-allinquinamento-atmosferico).

Sempre Il Fatto Quotidiano riporta l’8 febbraio un’intervista a Peter Doshi, professore associato all’Università del Maryland e ricercatore, che divenne famoso per avere smontato la truffa della multinazionale Roche con il prodotto antinfluenzale Tamiflu. Doshi fa un’affermazione che contiene una richiesta di comune buon senso: acquisire i dati grezzi relativi ai vaccini anti Covid, dove per dati grezzi si intendono «i dati originali e dettagliati raccolti nel corso delle sperimentazioni cliniche e poi riportati, in forma più raffinata, nelle pubblicazioni e nei comunicati stampa delle case farmaceutiche. Nel caso dei vaccini e dei farmaci anti Covid, tutto ciò che sappiamo viene attualmente solo da ricerche finanziate dalle stesse aziende produttrici, finalizzate all’autorizzazione delle agenzie regolatorie. Sono dati che condizionano le nostre scelte di politiche sanitarie, non possiamo basarci solo sulla fiducia. Ci deve essere un modo per verificare in modo indipendente» (https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/08/peter-doshi-ecco-perche-sui-vaccini-chiediamo-i-dati-grezzi/6485599/). In pratica, sulla scorta dell’emergenza sanitaria, i governi si sono fidati dei dati riportati dalle stesse case farmaceutiche: sarebbe bene analizzare questi dati per verificare se quanto le stesse case affermano sia totalmente o parzialmente veritiero. A margine rilevo che un’intervista rilasciata da Doshi sull’argomento è stata censurata da YouTube.

Da notare che i vaccini sono attualmente nelle mani di tre multinazionali che hanno fatto profitti da capogiro perché ne detengono i brevetti (https://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2021/09/15/news/vaccini_oxfam_emergency_vaccini_covid_per_moderna_e_pfizer_profitti_super_e_imposte_irrisorie_-317905130/) mentre invece un vaccino indipendente da Big Pharma e sul quale gli scopritori non vogliono lucrare non sta trovando case farmaceutiche disposte alla produzione, come afferma una delle ricercatrici in un’intervista all’Indipendente del 25 gennaio scorso (https://www.lindipendente.online/2022/01/25/corbevax-il-vaccino-senza-brevetto-che-sfida-big-pharma-non-trova-finanziatori/).

Insomma, un po’ di dubbi, di cose strane, ci sono in questo mondo della pandemia, e non è da prendere come oro colato quello che i media di regime (quasi tutti) ci propinano.

Gli autori

Fabio Balocco

Fabio Balocco, nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (in quiescenza), ma la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, in particolare montano. Ha collaborato, tra l’altro, con “La Rivista della Montagna”, “Alp”, “Meridiani Montagne”, “Montagnard”. Ha scritto con altri autori: "Piste o peste"; "Disastro autostrada"; "Torino. Oltre le apparenze"; "Verde clandestino"; "Loro e noi. Storie di umani e altri animali"; "Il mare privato". Come unico autore: "Regole minime per sopravvivere"; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”; "Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni"; "Per gioco. Voci e numeri del gioco d'azzardo". Collabora dal 2011, in qualità di blogger in campo ambientale e sociale, con Il Fatto Quotidiano.

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One Comment on “Il Covid e l’informazione”

  1. Per fortuna ve ne siete accorti. Vi ho mandato il 10 gennaio scorso un lungo file con le principali menzogne propinate dai media mainstream a mio parere la questione andrebbe sviluppata ulteriormente in modo da evidenziare l’assurdità di provvedimenti inutili, dannosi e fondamentalmente di stampo fascista come il green pass, ordinario e rinforzato, e l’obbligo vaccinale per gli ultra cinquantenni. Grazie comunque per aver avviato il dibattito.

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