Ucraina: che fare?

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La situazione in Ucraina è drammatica e sta peggiorando di ora in ora. Le immagini dei morti e delle distruzioni ci colpiscono al cuore, eppure molto poco viene fatto dall’Europa e dagli Stati Uniti per bloccare questa catastrofe. Un punto deve essere chiaro: ciò cui si deve mirare è un immediato cessate il fuoco seguito, poi, da un armistizio tra le parti. Ma a questo risultato non si può giungere attraverso l’intensificazione della guerra, attraverso un coinvolgimento pieno della NATO e dell’UE. Anzi, una simile prospettiva porterebbe quasi inevitabilmente allo scoppio della III guerra mondiale, questa volta combattuta con le armi nucleari.

Le trattative russo-ucraine hanno dato, ad oggi, risultati molto ridotti, sia pure positivi come l’apertura di corridoi umanitari, ma non hanno prospettive di risoluzione, nemmeno temporanea, del conflitto. Occorre che con tempi strettissimi l’ONU, su pressione dell’Europa (e magari anche di Stati Uniti e Cina) individui un mediatore di alto profilo che possa trattare con le parti in conflitto prima che, magari a seguito di eventi imprevedibili che sfuggono al controllo delle parti, si verifichi un fatto che dia origine alla totale deflagrazione del conflitto. Le sanzioni decise contro la Russia avranno certamente un effetto sul medio periodo e potranno probabilmente peggiorare il regime di vita dei russi, portandoli a contestare le scelte folli di Putin, ma certo non riusciranno a porre fine al conflitto; solo una coraggiosa rivolta popolare potrebbe portare alla caduta di Putin. Sotto altro profilo, la vendita di armi all’Ucraina rischia di trasformarsi in un pretesto utilizzabile da Putin per proseguire nel suo disegno criminoso.

Dunque, che fare? La risposta a questa domanda sta creando discussioni e fratture all’interno della società e anche dell’associazionismo. Io credo si debba partire da alcuni punti che mi paiono indiscutibili e la cui soluzione è indifferibile:

1) la Russia ha usato la forza, invadendo l’Ucraina, per risolvere un conflitto di confini, se non addirittura per ridisegnare più in generale i confini europei e ciò in spregio ai principi contenuti nel preambolo e nell’art. 1 del Trattato ONU;

2) l’Ucraina ha il diritto di difendersi da un simile attacco;

3) un intervento armato di Europa e Stati uniti avrebbe come effetto la deflagrazione del conflitto nucleare;

4) la NATO è anch’essa responsabile della situazione che ha portato all’attuale stato di guerra, e per tale ragione dovrebbe astenersi da ogni intervento che rischierebbe di inasprire la situazione;

5) occorrono immediatamente aiuti umanitari all’Ucraina, sia sotto il profilo sanitario che alimentare;

6) le popolazioni che intendano lasciare l’Ucraina, anche approfittando dei corridoi umanitari, dovranno essere accolte dagli Stati Europei con il massimo della disponibilità, senza distinzione tra rifugiati ucraini e rifugiati non ucraini che si trovino attualmente in quello Stato;

7) è indispensabile premere sull’ONU per l’immediata nomina di un mediatore che richieda un incontro con Putin e Zelensky per l’ottenimento di un cessate il fuoco.

In questa situazione, la ricostruzione delle responsabilità che hanno portato al conflitto appare utile per meglio comprendere le posizioni delle parti, ma non aiuta, anzi rende più difficile, il raggiungimento di una posizione comune sulle iniziative da prendere per porre un argine al conflitto in corso. Intendo dire che addebitare la responsabilità di quanto sta accadendo oltre che alla Russia, pacificamente autrice dell’invasione, anche alla NATO (e ovviamente agli Stati Uniti) non deve produrre il risultato di una sostanziale equidistanza tra le parti in lotta: la Russia è l’aggressore, l’Ucraina è l’aggredita e ciò anche se tra le fila dei combattenti ucraini vi sono elementi nazisti, rispetto ai quali si dovrà chiedere che si proceda nel caso di accertate violazioni dei diritti umani. E la richiesta di eventuale uscita dell’Italia dalla NATO, da più parti riproposta, dovrà eventualmente essere oggetto di una campagna, indipendentemente dall’attuale situazione di guerra.

Occorre ribadire con forza il NO alla guerra, anzi, a tutte le guerre, principio sancito dalla nostra Costituzione all’art. 11; non solo, dunque, è necessario opporsi a un invio di armi, ma si dovrà riprendere l’iniziativa per opporsi, in prospettiva, alla produzione bellica in Italia. Occorre, poi, chiarire come l’invio di armi all’Ucraina costituisca un vero e proprio coinvolgimento nel conflitto, tra l’altro vietato, oltre che dalla Costituzione, anche nello specifico dalla Legge di Neutralità 8 luglio 1938, tuttora in vigore pur se di epoca fascista, che recita: «Le amministrazioni dello Stato non possono fornire ai belligeranti armi, munizioni o quanto altro può essere utile alle forze armate, né concedere a essi crediti o aiuti finanziari di qualsiasi genere» (https://volerelaluna.it/commenti/2022/03/04/non-indossiamo-lelmetto/).

Occorre, insomma, combattere questa entrata dell’Italia nel bellicismo, ben sintetizzata, purtroppo, dal Presidente del Consiglio Draghi che ha affermato che quanto è successo in Ucraina induce ad aumentare gli investimenti per la Difesa (https://volerelaluna.it/controcanto/2022/03/02/armi-allucraina/). E naturalmente il discorso non è limitato alla sola Italia, posto che la Germania, dopo 77 anni di disarmo, parla ora di ripresa degli armamenti, così come da qualche anno sta facendo il Giappone, altra nazione che aveva tratto dalla sconfitta subita  l’indicazione ad abbandonare l’armamento statuale. Bisogna, dunque, battersi perché l’Italia mantenga o recuperi la sua neutralità sotto il profilo bellico, pur condannando con forza l’aggressione russa  e si batta perché la soluzione al conflitto avvenga attraverso negoziati, anche se questi, inevitabilmente, potranno produrre sacrifici e rinunce anche a carico del Paese aggredito, ma che eviteranno, comunque, la distruzione non solo di quel Paese, ma forse dell’Europa. In questo senso, l’intervento dell’UE deve essere attento a non fornire pretesto a Putin per scatenare una guerra mondiale catastrofica.

Gli autori

Roberto Lamacchia

Roberto Lamacchia, avvocato in Torino, è presidente dell’Associazione nazionale Giuristi democratici

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2 Comments on “Ucraina: che fare?”

  1. Giuste riflessioni, sulle quali però devo avanzare un dubbio: “l’immediata nomina di un mediatore che richieda un incontro con Putin e Zelensky per l’ottenimento di un cessate il fuoco” funzionerebbe se Putin e Zelensky avessero almeno una minima intenzione di dialogare. Poiché, come l’articolo sottolinea, Putin è l’aggressore, il porblema centrale è la volontà di dialogo di Putin, che al momento sembra mancare. Lo scopo delle sanzioni e delle armi inviate agli ucraini è proprio quello di creare una condizione che, mettendo in difficoltà l’invasione, induca Putin a trattare.

    1. Ammesso e non concesso che le armi arrivino a destinazione e arrivino non in mano agli ucraini filo nazisti. Sottolineo solo due particolari: a) la NATO ha avuto un ruolo primario/determinante nello spingere la RUSSIA/PUTIN verso la guerra; b) le armi inviate (io spero proprio che se inviate di recente non arrivino mai a destinazione (quelle inviate prima in Ucraina sono arrivate a destinazione, hanno acceso la miccia della guerra ed esaltato chi in quel paese sta in alto ….Da qui le richieste ucraine di adesione alla NATO e qui mi fermo per non evidenziare altre profonde storture…).
      Invio di armi ora da parte dell’Occidente evoluto e democratico, significa aumentare di molto il rischio di utilizzo di armi nucleari da parte della Russia e nel contempo della NATO (cioè USA+EUROPA), questo scenario può diventare quasi una conseguenza automatica, frutto magari di una valutazione errata o indotta da chi soffia sul fuoco dietro le quinte!!!: un ottimo palco per tutti noi e per il mondo intero (la CINA e l’INDIA ecc. non staranno certo a guardare…si difenderanno e con quali armi te lo lascio intuire!!!
      Spero di aver dato alcuni spunti per riflessioni più approfondite e articolate ecc. ad Andrea Bellelli e a tutti i suoi tifosi.

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