Roberto Lamacchia, avvocato in Torino, è presidente dell’Associazione nazionale Giuristi democratici
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La guerra in Ucraina si aggrava e le trattative tra le parti non producono risultati. Solo l’intervento di un mediatore autorevole può, forse, aprire qualche spiraglio di speranza. Ma intanto è necessario contrastare il bellicismo diffuso operando contro la produzione di armi e riaprendo la discussione sulla NATO e il suo ruolo.
La detenzione di Öcalan è iniziata 23 anni fa, il 15 febbraio 1999, con la sua cattura a Nairobi da parte dei Servizi segreti turchi. Su quell’arresto pesa l’inerzia del Governo italiano, allora retto da Massimo D’Alema, che evitò di impegnarsi per concedere asilo al leader kurdo, che pure ne aveva diritto (come poi riconosciuto dal Tribunale di Roma), e lo indusse a lasciare il Paese.
I referendum lanciati da Partito radicale, Unione Camere penali e Lega ripropongono la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Una risposta sbagliata a un problema reale, che va risolto, piuttosto, con interventi tesi a potenziare la cultura garantista dei giudici.
Ciò che maggiormente colpisce in questa fase è la totale assenza della sinistra persino dal dibattito politico. La domanda è d’obbligo: è accettabile che nessuno tenti una ripresa? Certo, è difficile, ma, rinunciando ai particolarismi e coagulando le forze intorno ai valori costituzionali, forse è possibile. In ogni caso, bisogna provarci.
Le carceri sono a rischio. Al sovraffollamento cronico si associa il diffondersi incontrollato del Covid-19. Senza interventi drastici la situazione può esplodere. Non c’è alternativa. Occorre il coraggio di assumere provvedimenti di amnistia e indulto, accompagnati da più rigorosi criteri nella scelta delle misure cautelari.
Dopo anni di lotte e di azioni giudiziarie sembrava che per i rider si profilasse un futuro migliore. Invece l’associazione delle aziende del settore ha concluso un contratto al ribasso con l’UGL e Deliveroo Italy ha minacciato di licenziamento i lavoratori che non lo accetteranno. Con un comportamento all’evidenza estorsivo.
L’aggressione della Turchia alla popolazione curda della Siria nord-orientale è un crimine di guerra e come tale deve essere trattato dal’Unione europea, dall’ONU e dalla Corte penale internazionale. Ma così non è. Per questo occorre una mobilitazione della comunità internazionale di cui si vedono solo i primi passi.