È purtroppo evidente che, di fronte all’invasione russa, ogni scelta sembra sbagliata: e quel che resta della coscienza democratica occidentale non sopporta di non fare nulla di fronte alle immagini delle città devastate dalla guerra.
Ma il problema è cosa fare: mentre le tanto annunciate sanzioni economiche avanzano con troppa lentezza, l’Occidente, e con lui l’Italia, decide il riarmo di Kiev. Il fantasma dell’Unione Europea, colpevolmente assente nella gestione politica della crisi che ha condotto alla guerra, si materializza così nel peggiore dei modi: nel ruolo, cioè, di fornitrice di armi. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell ha detto che armeremo le forze ucraine per sostenerle «nella loro eroica battaglia». Così, dopo essere stati incapaci di fare la pace, gli europei vogliono provare a fare la guerra, naturalmente attraverso i corpi dei soldati e dei civili ucraini.
Dal discorso di Draghi a un Parlamento come al solito di fatto esautorato, alla retorica bellica di Enrico Letta, all’editoriale del Corriere della sera che lamenta che «noi occidentali stiamo perdendo la potenza delle armi perché non sopportiamo più di subire perdite in una guerra convenzionale. All’epoca dei nostri nonni un caduto in famiglia era motivo d’orgoglio, oggi è considerato inaccettabile»: ci stiamo mettendo l’elmetto, e spediamo migliaia di soldati al confine ucraino.
Se è giusto, oltre che compatibile con la nostra Costituzione, inviare in Ucraina «equipaggiamenti militari non letali di protezione», e cioè mezzi di difesa, è invece un grave azzardo aver deciso di mandare armi letali di offesa. Perché dall’Unione Europea, e dall’Italia, ci si aspetta ora che lavorino ventre a terra per la pace, non che alimentino anch’esse la guerra. Si dice che dobbiamo aiutare la resistenza ucraina: anche qua, è difficile e penoso provare ad articolare un pensiero a migliaia di chilometri di distanza e nelle nostre case (per ora) sicure. Ma siamo sicuri che, se riguardasse l’Italia, vorremmo armi per prolungare di qualche giorno l’ineluttabile resa a una potenza così più grande? I maschi paramilitari che da giorni gongolano in tv con la bava alla bocca (perché finalmente vedono una guerra vera da vicino) ci dicono che non è il momento del dialogo, perché bisogna rendere a Putin il boccone più indigesto, per poi strappare di più ai negoziati. Ma tacciono sul prezzo: migliaia (forse decine o centinaia di migliaia) di militari e civili ucraini straziati, con in mano le nostre armi: per guadagnare un po’ di tempo. Chiederemmo per noi stessi quel che stiamo offrendo agli ucraini che diciamo di voler aiutare? Non lo so, me lo chiedo: ma è davvero inquietante la ferrea sicurezza guerriera dei nostri politici di cartone.
Di sicuro c’è che dare armi all’Ucraina senza fare anche più diplomazia, senza dialogare subito, senza immaginare e compiere anche gesti clamorosi è contro lo spirito, se non contro la lettera, dell’articolo 11 della Costituzione: non possiamo abbracciare la guerra come unico rimedio alla guerra.
Lo stesso Governo con l’elmetto ha evacuato l’ambasciata italiana da Kiev a Leopoli: ma invece in quell’ambasciata doveva volare lo stesso ministro degli Esteri, con tutti i suoi colleghi europei. È lì che – oggi stesso – dovrebbe riunirsi la stessa Commissione Europea in carne ed ossa, con i capi di Stato e di governo: come segno potente di vicinanza e di interposizione simbolica. Ma i capi dell’Occidente pensano di cavarsela più a buon mercato, e senza rischiare direttamente: e senza terremotare più di tanto un’economia globale legata mani e piedi alla Russia di Putin, fino a ieri ottimo partner di affari.
Armare il popolo ucraino è un calcolo cinico travestito da solidarietà, un gesto irresponsabile che rischia di essere drammaticamente sbagliato: perché prolungare e aggravare una guerra dall’esito purtroppo scontato, può aprire la strada a esiti che non lo sono per nulla. Buttare benzina su questo fuoco, infatti, può condurre – quasi meccanicamente, senza che nessuno davvero si renda conto di ciò che sta innescando – a una terza guerra mondiale, e al conflitto nucleare. Cioè alla fine della vita sulla terra. Fino a mercoledì scorso i nostri onnipresenti esperti di geopolitica giuravano che l’invasione non ci sarebbe stata: ora gli stessi santoni giurano che non c’è rischio nucleare. Vorrei potermi fidare, di loro e del ceto politico occidentale: ma l’impressione è quella di essere guidati da ciechi che seguono altri ciechi. Tutti rigorosamente con l’elmetto.
In homepage Pieter Paul Rubens, “Conseguenze della guerra” (1637-1638), Firenze – Galleria Palatina
Ma perchè non andare avanti come l’apparato militare e i suoi contorni… han dimostrato di saper fare sempre meglio negli ultimi decenni? Ossia; agire nell’ombra, non per mezzo di cannonate paroliere a supporto di quelle vere? Forse perchè sotto c’è una non dichiarabile superiorità del “nemico” in termini d’intelligence?
Ma allora conta più la diplomazia delle minacce paroliere, rispetto alla vita che si sacrifica sul campo?
La Resistenza è la parola chiave, in verità. Ai tempi di quella italiana, era di gran lunga preferibile ricevere le armi di nascosto. Oggi pare che conti molto di più sentirselo affermare PRIMA ai quattro venti. Quello non è vero aiuto alla Resistenza, ma aiuto all’escalation. Un’escalation che è partita ben prima del 2022, e certo non solo perchè Putin ecc. ecc.
Come virare dalle armi paroliere a quelle della pace, per far tacere quelle letali? Difendendo e ricostruendo la verità storica, perchè senza di essa possiamo solo fare cortei e dire agli ucraini sotto le bombe e ai russi in risveglio “siamo con voi”, senza toccare le cause del Male. E col rischio di ritrovare, domani in tv, altri ex pacifisti pronti a difendere la guerra che combatte un’altra guerra ch’è sempre più disumana.
la russia con l ucraina gioca al gatto col topo. gli dá delle zampate per rimetterlo in riga, non vuole ucciderlo.
se putin fosse davvero fuori di testa avrebbe gia raso al suolo l ucraina. russia ha i mezzi per farlo in poche ore.
vogliono limitare i danni e che i civili lascino l ucraina, infatti la stazione di kiev e le ferrovie sono lasciate integre per consentirlo. basterebbe far saltare un binario e la fuga é finita.
leader ucraini paradossalmente costringono uomini CIVILI 16-60 a rimanere a combattere contro l esercito piu forte del mondo. praticamente, un suicidio: se un civile é armato di molotov diventa un soldato, e come tale puo essere colpito..
piu il topo continua a ignorare le richieste del gatto, piu il gatto da zampate sempre piu forti.
russia non vuole conquistare ucraina, vuole solo che rimanga NEUTRALE, fuori dalla nato. come del resto sta richiedendo PACIFICAMENTE da 14 anni, e come previsto dagl accordi di minsk.
nel 2008 nato decise l adesione di ucraina e georgia. russia risposte subito che questo avrebbe messo a
rischio la sua sicurezza nazionale: missili nato in ucraina a 500 km da mosca é (oggettivamente) inaccettabile
una guerra annunciata da 14 anni. e nessun ha fatto niente per impedirla.
chi paghera il conto piu alto saranno i civili ucraini, ignare pedine di una perversa partita a scacchi tra 2 giganti.
Nel 1936 la Repubblica Spagnola chiese aiuto militare a Inghilterra e Francia per difendere la democrazia dal colpo di Stato di Franco e gli fu negato. La Spagna fu un banco di prova per la successiva guerra di espansione nazifascista. Basti ricordare il bombardamento a tappeto di Guernika. Fu la prima guerra di una democrazia contro il fascismo. Contro quella cinica postura delle democrazie occidentali, molti cittadini europei si recarono in Spagna per combattere il fascismo come volontari. Erano le Brigate Internazionali. Ricordiamo il famoso film Terra e Libertà. Curiosamente il leader di Podemos Pablo Iglesias, oggi contrario a inviare armi alla resistenza ucraina, celebra l’eroica resistenza delle Brigate Internazionali in Spagna, come Montanari celebra ogni 25 aprile l’eroica resistenza dei partigiani in Italia. Brigate Internazionali e Partigiani avevano bisogno di armi. Senza armi non avremmo avuto niente da celebrare il 25 aprile. Né il 2 giugno.
paradossalmente il problema dell Ucraina sono proprio le armi.
non le armi in genere, che tutti i paesi hanno, bensi quelle fornite (o finanziate massicciamente, cambia poco) dagli USA negli ultimi 10 anni. sono armi in chiave anti russa. inutili e risibili viste le sproporzioni
tra esercito russo e ucraino. utili solo a dar fastidio al gigante russo, a creare tensioni, roba da guerra fredda.
l esercito russo é uno dei piu potenti del mondo. se volesse in poche ore sarebbein grado
di radere al suolo l ucraina. in questo contesto fornire armi significa allungare una guerra con il finale gia scritto.
piu si allunga piu sono le vittime, innocenti cittadini ucraini.
quando putin parla di denazificare intende ripulire l Ucraina dalle influenze militari dell occidente.
credo sia un problema di traduzione.
va ricordato che la Germania di Hitler in Russia ha causato 17 MILIONI di morti.
la russia ha fermato il nazismo invadendo la Germania e Berlino, hanno liberato i lager (geniale
MAcron a ricordarlo x allentare la tensione!).gli Alleati sono arrivati dopo.
questi fatti storici che sono ancora vivi nella memoria storica dei russi che non
vogliono in alcun modo missili occidentali ai propri confini (gia presenti in molti stati ex comunisti
dell est europa), tanto meno in UCraina paese consanguineo.
considerate le sproporzioni, serve diplomazia e astuzia, non armi. per il bene dell UCraina.
A me sembra che il ragionamento di Montanari sia monco. Prima di tutto perché a dialogare bisogna essere almeno in due e prima dell’invasione abbiamo assistito a delle trattative che erano semplicemente un bluff per prendere tempo e schierare le truppe. Questo significa che ogni ulteriore apertura di credito nei confronti della Russia è un azzardo non meno pericoloso del tentativo di ostacolarla.
Ma soprattutto il suo ragionamento è monco perché non dovrebbero essere i politici europei ad andare a Kiev ma chiunque fra noi è contro l’uso delle armi. Ogni altra opzione per quanto ben argomentata sarà viziata dal dubbio dell’opportunismo e della vigliaccheria. E in ogni caso sarà vissuta dagli ucraini come un abbandono e un voltarsi dall’altra parte.
“Tra la violenza e la fuga vigliacca non posso che preferire la violenza”
M. K. Gandhi
Condivido i contenuti e la proposta e ringrazio Montanari.
A Tomaso Montanari: “E’ meglio quindi che l’Ucraina si arrenda ? ” Le chiedo di rispondere.
Tragicamente vere e inconfutabili le seguenti affermazioni:
Pedro: “Brigate Internazionali e Partigiani avevano bisogno di armi. Senza armi non avremmo avuto niente da celebrare il 25 aprile. Né il 2 giugno.”
Roberto Simone: “…non dovrebbero essere i politici europei ad andare a Kiev ma chiunque fra noi è contro l’uso delle armi. Ogni altra opzione per quanto ben argomentata sarà viziata dal dubbio dell’opportunismo e della vigliaccheria”
l UCraina dovrá comunque arrendersi prima o poi, PURTROPPO.
al netto dei commenti da guerra fredda, l esercito russo dispone di un arsenale militare “infinito” rispetto
a quello ucraino (rifornito massicciamente dall occidente gia da anni).
a meno che non si voglia far intervenire la nato (come l UCraina auspica), sarebbe un confliitto mondiale.
piu la guerra continua, piu i morti e la distruzione aumentano, questo é un fatto.
e piu aumenta il consenso occidentale per una guerra giusta contro la russia. una nuova crociata
in difesa dei nostri sacri e superiori principi.
quando si combatte con un esercito piu forte occorre prenderne atto e giocare d astuzia.
nel regno animale l animale piu debole fugge, oppure si finge morto di fronte a un animale piu grande.
altrimenti é come vedere un muro in fondo alla strada e accelerare…