Jacopo Rosatelli, dottore di ricerca in Studi politici, insegna nelle scuole superiori. Collabora con il manifesto, L’Indice dei libri del mese e Aspenia online. Insieme a Gianrico Carofiglio ha scritto, per Edizioni Gruppo Abele, Con i piedi nel fango. Conversazioni su politica e verità.
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C’è chi contesta il riferimento, nel disegno di legge Zan, alle discriminazioni connesse con l’identità di genere affermando che sarebbe sufficiente il richiamo al sesso e all’orientamento sessuale. Non è così. L’odio non segue rigidi schemi ideologici, ma aderisce alla concretezza mutevole e incasellabile delle esperienze vissute.
La proposta di legge contro l’omofobia è stata approvata alla Camera e passa, ora, al Senato. La strada per il varo definitivo è ancora lunga. Ma un primo passo è stato fatto. È un buon segnale che ciò sia avvenuto in un periodo drammatico come questo: perché è nei momenti difficili che bisogna preoccuparsi dei diritti di tutti e di tutte.
La scuola dopo il coronavirus stenta a vedersi. La sola cosa certa è il ritardo con cui il Ministro dell’istruzione sta affrontando la questione, sotto tutti i punti di vista. Quello delle risorse e non solo. Eppure nel mondo della scuola le idee e le proposte non mancano, come dimostra anche un seminario di Volere la luna.
Una corrente dell’AfD, la destra nazionalista tedesca, è stata messa sotto sorveglianza da parte del Servizio segreto interno della Germania. Ciò ha indotto il partito a rendersi più presentabile disponendone la chiusura: un’operazione cosmetica che potrebbe determinare la fine del suo isolamento imposto dalla cancelliera Merkel.
La scena politica spagnola è dominata, anche dopo il voto, dalla questione catalana. Il probabile governo PSOE-Unidas Podemos (alla ricerca di appoggi “esterni”) non potrà trincerarsi dietro la sentenza del Tribunal Supremo che ha condannato i leader indipendentisti. Dovrà, inevitabilmente, aprire una nuova fase.
Il voto europeo è denso di novità. Ma senza terremoti, verosimilmente, negli assetti istituzionali dell’Unione. Le novità riguardano piuttosto il crollo dei grandi partiti nazionali, il ridimensionamento dell’asse Berlino-Parigi, il successo dell’eterogeneo arcipelago nazionalista e l’emergere di una forte componente verde.
L’Unione europea è una costruzione incompiuta in cui le decisioni fondamentali sono assunte in modo non democratico: dal Consiglio dei capi di governo o dalla Commissione o addirittura in sedi informali anziché dal Parlamento. Dopo il voto si vedrà se c’è qualcuno che vuole, almeno, provare a cambiare la situazione.
Il XXII congresso di Magistratura democratica è stato un fatto di rilievo sulla scena istituzionale. Dopo anni di appannamento i magistrati democratici sono tornati a sottolineare che senza attenzione alle dinamiche sociali non c’è giustizia e che indipendenza non significa isolamento. È un buon segnale per tutti.
La politica tedesca è in movimento. L’avvio è stato dato dalle elezioni in Baviera e in Assia e dalla decisione di Angela Merkel di uscire progressivamente dalla scena. Ma l’effetto domino che ne è conseguito riguarda anche una sinistra in difficoltà in cui spicca il successo dei Verdi.
All’indomani del voto in Baviera, disposti ormai al peggio, tiriamo un sospiro di sollievo perché la destra nazionalista (AFD) si è fermata al 10,2 per cento, ma sarebbe fuori luogo cantare vittoria: nessuno può dire che l’aria stia nuovamente cambiando a favore del campo della solidarietà e dei diritti.