Il “fronte costituzionale”: una via stretta e impegnativa

Molti avanzano appelli affinché le forze non di destra si organizzino in un fronte costituzionale che, contendendo alla destra una parte dei collegi uninominali, scongiuri il rischio di una vittoria straripante dei nemici della Costituzione. Ma la via è stretta e, soprattutto, non ha senso senza l’impegno vincolante di tutti a non modificare la forma di governo parlamentare.

Una proposta per salvare almeno la Costituzione

Le elezioni si avvicinano e c’è il rischio che la destra eversiva conquisti gran parte dei collegi maggioritari, mettendo in pericolo la stessa Costituzione. Perciò le forze che si riconoscono nella Carta devono darsi una strategia adeguata: tener ferma la competizione per la quota proporzionale ma convergere, nella parte maggioritaria, sui candidati del partito più forte.

Ha vinto il Sì. Viva il No!

La vittoria del Sì nel referendum è stata netta, anche se il No ha dimostrato di non essere marginale nel Paese. Che fare ora, nel nuovo assetto istituzionale caratterizzato da una virata maggioritaria? Ragionare su nuove strade. Con due obiettivi prioritari: riunificare il campo che si è diviso nel referendum e aggiornare il modo di fare politica.

Ritorna l’inganno del bipolarismo

Il bipolarismo, comunque lo si valuti, non può essere imposto da leggi che manipolano lo svolgimento e l’esito delle elezioni, che rendono una finzione la centralità del Parlamento e che permettono a una maggioranza relativa di stravolgere la Costituzione. Questo è, in realtà, l’“inganno del bipolarismo”.

Il maggioritario farlocco di Romano Prodi

La riforma della legge elettorale è nell’agenda del Governo Conte bis insieme al taglio dei parlamentari, posto da M5Stelle come priorità. Se il taglio si facesse a legge elettorale invariata, la distorsione della rappresentatività delle assemblee sarebbe fortissima e anche incostituzionale. Anche per questo occorre un ripristino del proporzionale.