Domenico Gallo, magistrato è presidente di sezione della Corte di cassazione. Da sempre impegnato nel mondo dell’associazionismo e del movimento per la pace, è stato senatore della Repubblica per una legislatura ed è componente del comitato esecutivo del Coordinamento per la democrazia costituzionale. Tra i suoi ultimi libri "Da sudditi a cittadini. Il percorso della democrazia" (Edizioni Gruppo Abele, 2013) e "Ventisei Madonne Nere" (Edizioni Delta tre, 2019).
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L’intervento nel festival di Sanremo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky non farà che veicolare parole di odio contro il nemico e di esaltazione della guerra. È per questo, non per la commistione tra politica e canzonette, che va evitato. Dalla musica infatti ci aspettiamo, come spesso è accaduto, parole di pace e di speranza e non messaggi di propaganda bellica.
L’escalation del conflitto in Ucraina, con la fornitura a Kiev di nuove armi e carri armati, prosegue in modo massiccio. La guerra finirà, quando finirà, solo grazie a un compromesso. Tutti lo sanno ma continuano a proclamare che si combatterà fino alla “vittoria finale”, innescando così un meccanismo perverso che può essere inceppato solo dalla capacità delle donne e degli uomini di pensare e di ribellarsi.
L’approvazione preliminare del disegno di legge sull’autonomia differenziata è prossima. Se il progetto andasse a compimento avremmo 20 mini Stati regionali con discipline diverse in tema di istruzione, trasporti, comunicazioni, energia, lavoro, ambiente, sanità e con cristallizzazione definitiva delle differenze attuali. Ma il treno dell’autonomia può essere fermato dall’iniziativa dei cittadini e delle cittadine.
Mentre in Iran si lotta e si affrontano sofferenze inaudite per smantellare le strutture autoritarie del potere che soffocano i diritti umani e oltraggiano la dignità della persona, in altre parti del mondo, come il Brasile, esplodono vere e proprie ribellioni popolari che aggrediscono con modalità squadriste i Parlamenti e le istituzioni della rappresentanza. Sono i paradossi della democrazia.
Il messaggio di fine anno del presidente Mattarella è scivolato via morbido e senza asprezze (per essere immediatamente archiviato nel giro di poche ore). Unico lascito un atlantismo acritico e indiscusso. Nella situazione attuale, in cui spirano venti contro la Costituzione, ci si aspetterebbe ben di più. I precedenti a cui ispirarsi non mancano, da Pertini a Scalfaro.
L’annuncio del Natale può inceppare anche le macchine belliche più poderose. È accaduto nella storia, può accadere ancora. Un cessate il fuoco temporaneo può persuadere i contendenti a metter in atto ulteriori riduzioni delle ostilità, in modo da alleviare le inaudite sofferenze dei civili vittime incolpevoli di un conflitto fratricida. Questo chiede un appello di ex diplomatici e di varie personalità.
In Iran sta avvenendo un fatto straordinario. L’indignazione per il femminicidio della giovane Jîna Amini da parte delle guardie del regime ha scosso il Paese e si è trasformata in una protesta di popolo (guidata dalle donne) contro l’oppressione teocratica degli ayatollah. Il regime reagisce con una repressione e una violenza inaudite fino alla esecuzione di condanne capitali. Ma è il segno di un mondo che sta finendo.
Dall’inizio dell’anno, nella sola Cisgiordania, 132 palestinesi sono stati uccisi in scontri con l’esercito israeliano, facendo del 2022 l’anno più sanguinoso dal 2015. È il segnale della totale assenza di prospettive di giustizia e di pacificazione nel Medio Oriente. Un coraggioso libro di Ilan Pappè spiega le ragioni dell’incapacità di qualsiasi governo di risolvere la questione palestinese.
Il 23 novembre il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che definisce la Russia «Stato sostenitore del terrorismo e che fa uso di mezzi terroristici». Vero il fatto, ché ogni guerra è una forma di terrorismo alla massima potenza, la risoluzione, mai adottata in casi analoghi, è, in realtà, una forzatura politica perché allontana ogni possibilità di un’intesa di pace (impossibile con uno “Stato terrorista”).
Quando martedì sera le agenzie hanno battuto la notizia che due missili russi erano esplosi sul territorio della Polonia, un brivido di paura ha attraversato la coscienza collettiva. Improvvisamente si è materializzato il fantasma dello scoppio della terza guerra mondiale. Le esplosioni in Polonia come la scintilla che avrebbe acceso un grande fuoco che avrebbe divorato tutto.