Dopo anni di campagne e di pressione politica, il sindacato NGG (fa parte del Industriegewerkschaft Bauen-Agrar-Umwel), affiliato al sindacato internazionale dei lavoratori agroalimentari e della ristorazione IUF, è riuscito a far approvare dal Parlamento tedesco una legge che mette fine ai subappalti nel settore della carne. È un’importante vittoria che arriva dopo le numerose violazioni di diritti, la bassa retribuzione e le cattive condizioni di lavoro subite dai lavoratori migranti in particolare durante la pandemia di Covid-19.
Gli elementi principali della legge, che è entrata in vigore il 1º gennaio, sono i seguenti: il subappalto nel settore delle carni è vietato dal 1º gennaio 2021; le aziende possono assumere lavoratori temporanei fino a un massimo dell’8 per cento, purché ciò sia regolamentato da un contratto collettivo di lavoro; a partire dal 1º aprile 2021, il periodo massimo in cui un lavoratore può essere dipendente temporaneo è di quattro mesi; i dipendenti temporanei e a tempo indeterminato devono avere parità di retribuzione e parità di trattamento; l’orario di lavoro deve essere registrato digitalmente con multe, in caso di frode sul punto, che raddoppiano fino a 30.000 euro; vengono fissati standard minimi per l’alloggio dei lavoratori.
«Adesso finalmente ‒ ha affermato il presidente di NGG e vicepresidente IUF Guido Zeitler ‒ è finito il subappalto. La legge sul controllo della salute e della sicurezza sul lavoro è un buon primo passo e un nuovo inizio verso un futuro senza scandali e sfruttamento nell’industria della carne» (https://www.iuf.org/news/new-law-ends-subcontracting-in-german-meat-sector/).
Due sono le belle notizie: si elimina un subappalto (e si riduce il ricorso al lavoro con contratto a termine) e ci sono ancora dei sindacati che perseguono un obiettivo per anni sino al suo raggiungimento. Interessante è anche la norma sull’obbligo di registrare l’orario di lavoro. Si risponde così a un vincolo derivante da una recente sentenza della Corte Europea a seguito di un ricorso delle Comisiones Obreras spagnole (CCOO).
Il confronto con l’Italia è impietoso. Nel nostro Parlamento – è del tutto evidente – non ci sarebbe una maggioranza disponibile a votare una norma simile; non c’è neppure una minoranza interessata a pensare a una proposta di questo tipo! In Italia poi, almeno in agricoltura, il tempo di lavoro dei braccianti addetti al lavoro di raccolta nei campi, viene segnalato all’Inps tre mesi dopo. Intanto, nell’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sui salari dei migranti si segnala che la differenza tra un lavoratore italiano e uno immigrato è ora del 30 per cento, mentre nel 2016 era del 25 per cento.