Perini Fulvio, sindacalista alla CGIL, ha collaborato con la parte lavoratori, Actrav, dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
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In Spagna in poco più di un anno il Governo Sánchez ha portato a 9,5 euro orari il salario minimo e favorito l’accordo tra le parti sociali per modificare lo statuto dei lavoratori stabilendo il carattere subordinato del rapporto di lavoro per i rider e riducendo drasticamente la precarietà. Esattamente l’opposto di quanto sta accadendo in Italia.
Nonostante il successo, al primo turno, del rappresentante della destra eversiva, Gabriel Boric, il giovane candidato della sinistra, è risultato vincitore al secondo turno ed è il nuovo presidente del Cile. La speranza ha vinto contro la paura e, per il Cile, si apre una nuova stagione, anche se la composizione del Parlamento renderà l’opera non facile.
Nelle scorse settimane si è votato in Argentina per il rinnovo parziale del Parlamento e in Cile per il primo turno delle presidenziali. In entrambi i casi le forze alternative alla destra sono state sconfitte. Molte le ragioni ma il trend favorevole alle formazioni progressiste, emerso nelle recenti elezioni in Bolivia e in Perù, si è interrotto.
Il sindacato è a un bivio: da un lato c’è una ulteriore burocratizzazione (e marginalizzazione), dall’altro un profondo rinnovamento a partire dal basso e dall’unità di tutti i lavoratori. In varie parti del mondo ci si sta muovendo nella seconda strada. Non in Italia, dove il sindacato vive nella richiesta permanente di un “tavolo” e di servizi assistenziali e di tutela al singolo lavoratore.
Sul salario minimo ci sono oggi, in Italia, solo messaggi a distanza per sondare le reazioni dei diversi attori. Non così in Europa, dove l’intervento della legge sul punto è una realtà in molti paesi. In Italia il sindacato è tradizionalmente ostile e punta sulla contrattazione. Ma è tempo di scendere nel merito e verificare il senso della proposta, sotto cui si celano impostazioni opposte.
L’Uruguay si è risvegliato: all’esito di una grande mobilitazione sono state raggiunte 763.443 firme (poco meno di un elettore su tre) per un referendum abrogativo della legge voluta dalla destra che limita i diritti dei cittadini e dei lavoratori e aumenta i poteri della polizia. Interessante il ruolo di primo piano del sindacato nel movimento di opposizione.
Gli infortuni sul lavoro sono una piaga che non accenna a diminuire. Quelli mortali e quelli “minori”, che sono la spia di una situazione diffusa (e spesso ignorata). Ma nessuno se ne occupa seriamente. Sono venute meno le soluzioni organizzative collettive e i lavoratori sono soli e impauriti, con conseguenti soggezione e rancore: anche qui brodo di coltura per la destra.
Litio, terre rare e altri minerali dai nomi sconosciuti sono componenti fondamentali di smartphone, pannelli solari, auto elettriche e prodotti elettronici di consumo. Il controllo dei loro giacimenti condiziona governi e geopolitica. È il nuovo colonialismo, che colpisce anche gli attivisti in difesa dell’ambiente e della terra.
Perché, dal 2006 al 2009, gli infortuni mortali sul lavoro sono drasticamente diminuiti? Perché si è effettuata un’azione ispettiva capillare mirata sui settori e le situazioni più a rischio, identificate in base agli indici di frequenza di tutti gli infortuni (anche di quelli lievi). Poi sono cambiati il lavoro, le leggi, le prassi. E tutto è tornato come prima.
Il cambiamento legislativo è ormai definito: in Spagna i rider saranno considerati a tutti gli effetti lavoratori dipendenti. Ciò grazie a una modifica della statuto dei lavoratori concordata tra ministero del lavoro, associazioni sindacali e organizzazioni degli imprenditori. E in Italia? Una soluzione analoga sembra ancora lontana…