Torino e il grattacielo della Regione

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Questo articolo sull’insostenibile storia del grattacielo torinese per la nuova sede della Regione Piemonte potrebbe anche cominciare così: «Vorrei esprimere la vicinanza mia e di tutti noi ai familiari delle vittime. Al momento sono 10 i morti ma la situazione è in evoluzione. Alla fine della conferenza stampa andrò nelle Marche. Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo Stato d’emergenza con cinque milioni per i primi aiuti». Così il presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri (la Repubblica, 16 settembre 2022). Oppure così: il 23 ottobre 2011 viene inaugurato l’ascensore per l’accesso al Forte di Exilles (TO) e il giorno scelto per l’inaugurazione non è stato casuale: «È la risposta che la comunità piemontese ‒ afferma l’assessore (Michele Coppola, ndr) ‒ ha deciso di dare durante la manifestazione No Tav, per ribadire come innovazione e tecnologia siano leve centrali per lo sviluppo della Valle», e ancora: «Nel giorno dei No e di chi è sempre contro — ha detto Coppola — la Val di Susa celebra un suo storico simbolo, il Forte di Exilles, che si presenta al pubblico rinnovato negli spazi, grazie al nuovo ascensore scavato nella roccia e alla mostra olimpica» (la Repubblica, 24 ottobre 2011). L’ascensore è costato cinque milioni, cifra uguale a quella stanziata dal Governo Draghi all’indomani dell’alluvione nelle Marche, e il Forte di Exilles, lasciato senza risorse finanziarie e progettualità, è stato chiuso poco dopo la folle spesa per l’ascensore oltretutto fortemente impattante sulla morfologia della roccia che sostiene quest’opera magistrale, da sempre inserita nello storico sistema difensivo del Piemonte. Cinque milioni per un ascensore sono una follia, o forse altro; cinque milioni per una tragedia come l’alluvione nelle Marche, seppur verniciati come primo intervento, sono offensivi. Eppure nessuno ha mosso alcuna osservazione al verbo-agenda draghiana, per sudditanza e anche perché si è smarrita, completamente, la capacità di criticare chi detiene il Potere. Risulta ormai disperso anche il comune buon senso di valutazione se un finanziamento per gli alluvionati delle Marche è uguale al costo di un ascensore… e se si può invece spendere una cifra da capogiro per costruire un grattacielo.

E quindi adesso torniamo al grattacielo torinese, futura nuova sede della Regione Piemonte, inaugurato il 14 ottobre ma che diventerà operativo nel 2023. Con che coraggio si è potuto tagliare il nastro d’inaugurazione a quest’opera che ha scandalosamente richiesto 11 (undici) anni di lavori, segnati da modifiche che hanno stravolto il progetto dell’architetto Massimiliano Fuksas, approvato nell’ancor più lontano 2007, e segnati da alcune inchieste giudiziarie, da casi di corruzione, da utilizzo di materiali scadenti e altro ancora? Il taglio di questo nastro presenta un conto che ha dell’incredibile: 336 (trecentotrentasei) milioni di euro (La Stampa, 18 giugno 2021), cifra enorme e spesa inaccettabile se si guardano, ad esempio, i pesanti tagli operati nella sanità.

Torino ha un centro storico poco valorizzato ma molto bello, ampio e omogeneo, in cui spicca per altezza solo la Mole Antonelliana (167,50 metri di altezza), oggi sede del Museo Nazionale del Cinema. Segue il grattacielo di Intesa San Paolo (167,25 metri di altezza), e poi sopravanza il grattacielo sede della Regione Piemonte alto 209 metri. Per raggiungere questo ambìto primato fu approvata nel 2006 una variante al Piano Regolatore che prevedeva e limitava come altezza massima degli edifici i 167,50 metri della Mole Antonelliana, simbolo della Città.

Il confronto tra i due grattacieli è desolante: stessa la data di inizio lavori nell’anno 2011 ma operativa, dall’aprile 2015, è solo la nuova sede di Banca Intesa San Paolo mentre il grattacielo della Regione è, ancora oggi, in fase di ultimazione e con costi di costruzione ben maggiori di quanto preventivato. Meriterebbe una precisa ricostruzione la lunga querelle sostenuta dall’architetto Fuksas che ha denunciato, in più occasioni, lo stravolgimento del suo progetto da parte della committenza con l’impiego del cemento armato al posto dell’acciaio con lo scopo di favorire determinate aziende o l’utilizzo di materiale scadente, e inoltre l’accusa ipotizza anche materiale pagato caro e mai entrato nei cantieri per un valore di 15 milioni. E da tempo l’architetto, che non ha partecipato all’inaugurazione, ha preso le distanze da un’opera che non rispecchia assolutamente il suo progetto.

Negli anni che vedono susseguirsi come presidenti regionali Mercedes Bresso, Roberto Cota, Sergio Chiamparino e Alberto Cirio, una grave incompetenza nel controllo tecnico e politico sull’esecuzione dell’opera ha causato un colpevole ed enorme spreco di risorse pubbliche ma nessun politico è stato chiamato a risponderne, e con questo vergognoso precedente fallimentare non si può che essere pessimisti e preoccupati per la realizzazione del Parco della Salute di Torino, operazione, ben più complessa della costruzione di un grattacielo, che vuole ridisegnare l’organizzazione sanitaria piemontese.

Gli autori

Giovanni Vighetti

Giovanni Vighetti vive a Bussoleno ed è esponente del Movimento No Tav

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