«A otto mesi mio figlio ha cominciato ad avere problemi ai polmoni. Bronchiti acute, tantissime». Inizia così la testimonianza di Chiara, torinese, che il 17 novembre, insieme al compagno, ha avviato nell’interesse del figlio di sei anni, ma non solo, un’azione legale civile contro la Regione Piemonte – quale ente responsabile in materia di qualità dell’aria – per il diritto a respirare aria pulita e sana.
Si tratta di un’iniziativa che può segnare un precedente per Torino come per tutta Italia. La città della Mole è una delle città più inquinate d’Italia e l’Italia è uno dei paesi più inquinati d’Europa. Lo accertano i rapporti Mal’aria di Legambiente (è già considerata in codice rosso nel 2022) e il ranking di Is Global. Ed è notizia di pochi giorni fa che il Tribunale di Torino, Sezione per le indagini preliminari, accogliendo l’opposizione alla richiesta di archiviazione, ha disposto la prosecuzione delle indagini nel procedimento penale scaturito da un esposto presentato nel 2017 dal presidente del Comitato Torino Respira, Roberto Mezzalama, per accertare se la situazione di grave inquinamento atmosferico possa integrare il reato di inquinamento ambientale (art. 452 bis codice penale) introdotto nel 2015. Un’indagine che aveva visto gli occhi puntati sull’operato dell’attuale presidente della Regione Alberto Cirio, del suo predecessore Sergio Chiamparino e degli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino.
«Vivere a Torino – continua Chiara – non ha fatto che peggiorare la situazione. Lo smog, che favorisce le infezioni, è a livelli molto alti, spesso fuori legge. Casa nostra era in un quartiere estremamente trafficato (Lingotto, ndr). Anche l’asilo di mio figlio. E io, ogni mattina, avevo l’impressione di avvelenarlo. È anche per questo che abbiamo cambiato casa. Siamo andati via da Torino. Fuori, in un posto dove l’aria non è così inquinata. Mio figlio non ha mai frequentato il nido e la materna con continuità. È stato molto tempo isolato, sottoposto a terapie con cortisone e antibiotici, e ai loro effetti collaterali».
Per l’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), l’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute umana in Europa. E può essere collegato ad attacchi d’asma, tumori, infarti e ictus e un numero crescente di studi dimostra come possa influire persino sui feti. In Italia, sempre l’Eea, stima che vi siano, ogni anno, 10.640 morti premature legate al biossido di azoto (No2) e 49.900 legate al particolato fine (Pm2,5). Si tratta rispettivamente del peggiore e del secondo peggior dato a livello Ue.
Con l’azione legale di Chiara, viene chiesto al Tribunale di Torino di riconoscere il diritto del bambino a respirare aria sana e pulita e di accertare la responsabilità della Regione Piemonte per la violazione dei limiti di legge e di condannarla ad agire per il loro rispetto e al risarcimento dei danni causati. «Il diritto a respirare aria pulita è un diritto inviolabile, espressione dei diritti costituzionali alla vita, alla salute, all’ambiente. Anzi, proprio la tutela dell’ambiente è stata espressamente riconosciuta dalla Costituzione come esplicito obiettivo nell’interesse delle future generazioni. Le istituzioni hanno il dovere di agire», ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Civale, che rappresenta la famiglia di Chiara insieme ai colleghi Luigi Gili e Marino Careglio. Se questa azione legale dovesse avere successo, sarebbe un precedente importante per tutte le persone che vivono in zone d’Italia con livelli di inquinamento fuori legge. «Respirare aria pulita e sana è un diritto di tutti, in tutta Italia. Dobbiamo rivendicarlo insieme», commenta Chiara.
Le politiche messe in atto dalle autorità locali (Comune e Regione) non sono considerate idonee a riportare i livelli di inquinamento sotto i limiti stabiliti dalla legge, che già sono molto più elevati delle soglie indicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come dannose per la salute umana. A confermare l’inefficacia delle scelte sono anche le tre procedure d’infrazione Ue aperte nei confronti dell’Italia per livelli eccessivi di inquinamento atmosferico. Due di queste (quelle relative a Pm10 e No2) hanno già portato a condanne da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e in entrambi i casi Torino era una delle aree interessate dalle infrazioni.
«Provo malcontento, impotenza, sfiducia, ma sento forte anche la consapevolezza che qualcosa si può e si deve fare. Ho intrapreso questa azione legale per mio figlio, per me e per tutte le altre persone, che non sempre sono consapevoli di questo enorme problema. Non voglio che altri bambini siano costretti a passare quel che è toccato a mio figlio», conclude Chiara.
L’azione legale è sostenuta dal comitato di cittadini Torino Respira e dall’organizzazione di diritto ambientale ClientEarth. «Torino – ha sottolineato Roberto Mezzalama, presidente di Torino Respira – continua ad essere una delle città con la peggiore qualità dell’aria d’Italia ed è importante che sia anche un laboratorio per tentare di combattere l’inquinamento atmosferico. Il Comitato Torino Respira sostiene la causa di Chiara ed ha messo a disposizione i suoi dati e la sua esperienza legale a sostegno della sua causa. Le ragioni di Chiara sono quelle di moltissimi genitori torinesi e di altre grandi città italiane, preoccupati per la salute dei propri figli e delle proprie figlie».
(photo by Marco Garofalo for Client Earth 2022)