Disertori!

In una cantina di Tbilisi come in una periferia del nostro Paese renitenti alla leva russi e ucraini discutono e raccontano le loro storie. Quello della diserzione è uno dei temi meno raccontati della guerra in Ucraina. Eppure non si tratta di un fenomeno marginale. Sono decine di migliaia i giovani russi e ucraini che hanno lasciato i loro paesi per evitare di finire sotto le armi: un piccolo esercito di refrattari.

La guerra come mestiere: i mercenari nel mondo

Dalla Blackwater Academi Usa al Gruppo Wagner russo, sono sempre di più i mercenari utilizzati nei vari contesti di guerra. Si tratta di soldati privati, dipendenti di società di sicurezza o di associazioni armate. Nel tempo queste organizzazioni paramilitari sono diventate delle vere e proprie forze armate parallele, utilizzate dalle superpotenze per gestire i conflitti nei casi in cui non vogliono o non possono usare i propri soldati.

Mettete dei fiori nei vostri cannoni!

Dopo 500 giorni la guerra in Ucraina ha perso tutti i suoi obiettivi: si sono rivelati irrealizzabili sia gli obiettivi di Putin (sottomettere l’Ucraina), sia quelli del Governo ucraino (recuperare i territori persi nel 2014), sia quelli dell’Alleanza occidentale (infliggere una sonora sconfitta alla Russia). La guerra è diventata un massacro che si autoalimenta. Ora basta! Torniamo a gridare: «Mettete dei fiori nei vostri cannoni!».

La guerra in Ucraina e la crisi dell’ordine occidentale

La globalizzazione a guida USA è in crisi e all’orizzonte si staglia un ruolo egemone della Cina. Di questo processo la guerra in Ucraina è, insieme, un effetto e un acceleratore: un effetto perché a provocarla ha concorso il tentativo degli USA di allargare la propria influenza in Europa; un acceleratore perché le sanzioni avviate nel febbraio 2022 hanno spinto la Russia a lanciarsi definitivamente nel partenariato con la Cina.

La guerra in Ucraina, le responsabilità dell’Occidente

La politica e i media occidentali continuano a presentare la sciagurata avventura militare di Putin in Ucraina come la follia di un novello Hitler, deciso a soggiogare l’Europa. Non è così, come dimostra un recente saggio dello storico americano Benjamin Abelow. L’invasione dell’Ucraina, ingiustificabile e criminale come tutte le guerre, è stata la prevedibile risposta a 30 anni di provocazioni USA e NATO.

Il grande gioco della guerra e il numero dei morti

Della guerra sappiamo tutto e parliamo di carri armati, di sistemi di artiglieria, di cacciabombardieri e di missili come se fossero elementi di un grande gioco. Quel che non sappiamo – che non ci viene detto – è il numero dei morti. Per lasciare sullo sfondo il fatto che, come nella Prima guerra mondiale, centinaia di migliaia di vite vengono sacrificate per spostare un confine un po’ più avanti o più indietro.

Il Parlamento europeo riscrive la storia

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale si riconosce l’Holodomor (cioè la la terribile carestia che colpì l’Ucraina nel 1932-33) come un genocidio e un atto pianificato dall’Unione Sovietica per «sopprimere il popolo ucraino e la sua identità». La tesi, contestata da storici autorevoli, smentisce una precedente risoluzione dello stesso Parlamento e riscrive la storia a beneficio di contingenti obiettivi politici.

Se le Assemblee parlamentari chiamano alla guerra

Il 23 novembre il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che definisce la Russia «Stato sostenitore del terrorismo e che fa uso di mezzi terroristici». Vero il fatto, ché ogni guerra è una forma di terrorismo alla massima potenza, la risoluzione, mai adottata in casi analoghi, è, in realtà, una forzatura politica perché allontana ogni possibilità di un’intesa di pace (impossibile con uno “Stato terrorista”).

Ucraina, dollari e yuan

I commentatori italiani, e non solo, hanno perlopiù ignorato i dati macroeconomici di fondo che stanno alla base della guerra d’Ucraina. Eppure non dovrebbero essere trascurati, perché senza prenderli in considerazione non è possibile capire perché sia la Russia che gli USA abbiano preferito la guerra a un’intesa diplomatica.