Luigi Ferrajoli, professore emerito di Filosofia del diritto all’Università di Roma Tre, è stato allievo di Norberto Bobbio ed è tra i massimi filosofi del diritto viventi. Già magistrato, è stato, a fine anni Sessanta, tra i fondatori di Magistratura democratica. Tra le sue opere principali: "Manifesto per l’uguaglianza" (2018), "Principia Iuris. Teoria del diritto e della democrazia" (2007), "Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale" (1989), tutti pubblicati da Laterza.
Contenuti:
La demagogia populista ha bisogno di un nemico e il migrante è il nemico ideale, a causa del razzismo diffuso che induce a percepirlo come “inferiore” e ontologicamente illegale. La tragedia delle 73 persone lasciate affogare in mare a Cutro senza aiuti e le penose giustificazioni del Governo ripropongono con forza la questione dei migranti.
Per l’art. 1 dello Statuto dell’ONU la sua finalità è “mantenere la pace…e, a questo fine conseguire con mezzi pacifici la soluzione delle controversie internazionali”. Di fronte alla “crisi ucraina” e ai rischi di sopravvivenza dell’intera umanità, sarebbe necessario che si riunisse in seduta permanente finché una pace accettabile non venga raggiunta.
C’è un filo rosso che collega le politiche contro gli immigrati di Matteo Salvini e la sentenza nei confronti di Mimmo Lucano: il crollo del senso morale provocato dall’istigazione all’intolleranza nei confronti dei deboli e dalla criminalizzazione di chi ne difende i diritti. È un veleno distruttivo, in grado di minare le basi sociali della nostra democrazia.
Il diritto di emigrare è un diritto fondamentale radicato nella storia e stabilito dalla nostra Costituzione. Oggi esso viene trasformato in delitto, in un crescendo che si estende fino alle condotte virtuose che l’accompagnano come i salvataggi in mare. È una impostazione che mette in pericolo la nostra dignità e la stessa democrazia.
La questione penale è sempre più centrale nei nostri sistemi politici. Non si tratta di un fenomeno nuovo. Ma negli ultimi mesi tutti i tradizionali aspetti del populismo penale si sono fortemente accentuati perché si sono rivelati perfettamente funzionali al populismo politico oggi al governo del Paese.
Ci sono molti modi per contrastare una legge “disumana e criminogena” come il decreto Salvini. Quello istituzionale, opportunamente avviato da sindaci e amministratori, provocherà l’intervento della Corte costituzionale. Sono in gioco l’uguaglianza, la dignità delle persone, i diritti fondamentali di tutti.
L’irruzione sulla scena, negli anni Sessanta, di Magistratura democratica portò con sé la critica della falsa neutralità della giurisdizione e l’affermazione del primato della Costituzione presa sul serio. Quest’ultima resta oggi, pur in condizioni molto diverse, il lascito maggiore di quell’esperienza.
Lo jus migrandi fu teorizzato fin dal Cinquecento come diritto naturale universale. Ad uso esclusivo degli occidentali, certo. Ma, da allora, esso è rimasto un principio fondamentale del diritto internazionale. Fino ad oggi quando ad emigrare, spinte dalla miseria, sono le popolazioni fino a ieri colonizzate. Così l’esercizio del diritto di emigrare è stato trasformato in delitto.
Il 4 aprile è stata una giornata nera per la democrazia brasiliana. Con un solo voto di maggioranza, il Supremo Tribunal Federal ha deciso l’arresto di Lula nel corso di un processo disseminato di violazioni delle garanzie processali.