«Per i diritti, l’ambiente, la salute, gli spazi pubblici e comuni, una vita bella e per la pace, è ancora tempo di convergere; per questo, per altro, per tutto, tenetevi libere/i il 22 ottobre 2022: ci vediamo in piazza a Bologna!». Con queste parole si conclude l’appello con cui Collettivo di Fabbrica GKN, Fridays for Future Italia, Assemblea No Passante Bologna e Rete Sovranità Alimentare hanno proposto la manifestazione in programma il 22 ottobre a Bologna.
Una manifestazione che fa propria l’esperienza accumulata in questi mesi di lotta dal Collettivo di Fabbrica GKN, capace di intravedere e descrivere i nessi che fanno sì che la mobilitazione per avere un salario abbia radici sulle stesse ragioni di quella per fermare la devastazione del Pianeta: l’amore per la vita e per le prossime generazioni.
D’altra parte, l’estate appena conclusa ci ha dato un assaggio amaro delle conseguenze dei cambiamenti climatici. I fiumi in secca, i terreni aridi, i ghiacciai che collassano, le ondate di calore, e poi le alluvioni di settembre ci hanno dimostrato quanto pesanti possono essere le conseguenze del riscaldamento globale. Ma quel sistema economico e sociale che devasta il territorio e continua a investire sulle energie fossili per garantire profitti è lo stesso che precarizza il lavoro, abbassa i salari, calpesta diritti e alimenta le discriminazioni.
Convergere per insorgere, in questo senso, non significa ‘volere la luna’, ma rivendicare futuro e costruire traiettorie capaci di intersecare lotte e rivendicazioni: perché avere una vita bella non significa soltanto avere un’occupazione e un salario, ma è irrimediabilmente legato alle tante dimensioni che caratterizzano la nostra quotidianità. Da una parte non è sufficiente ‘salvare il Pianeta’ così com’è, perché è su questo Pianeta che si riproducono secolari diseguaglianze; dall’altra non basta avere un salario per garantire un futuro alle prossime generazioni. E allora le lotte per il lavoro hanno a che fare con le rivendicazioni ecologiste, i diritti civili con la salubrità dei luoghi che viviamo, la qualità del tempo libero con i beni comuni, e così via. In questo senso, convergere significa non soltanto manifestare insieme, ma cercare i nessi che legano tante lotte e mobilitazioni che attraversano i nostri territori.
A Bologna, tutto ciò trova sintesi nell’allargamento al cosiddetto ‘Passante di Mezzo’, ovvero il sistema autostrada/tangenziali che attraversa la città da ovest a est. L’infrastruttura – già oggi larga 12 corsie e responsabile del 40% delle emissioni cittadine – è un nodo strategico della viabilità nazionale. Società Autostrade – appoggiata dal Comune di Bologna e da Regione Emilia-Romagna – intende allargarla fino a 18 corsie. Il progetto – definito dal sindaco Lepore ‘l’opera simbolo nazionale della transizione ecologica’ – non ha soltanto conseguenze devastanti per il territorio bolognese e la salute delle comunità che lo abitano; allargare quel nodo, infatti, significa creare le condizioni per l’allargamento – già programmato – delle autostrade che vi confluiscono, rafforzando ancora la mobilità privata e il trasporto delle merci su gomma. E rappresenta tante delle contraddizioni alle quali le realtà che promuovono la manifestazione del 22 ottobre si oppongono: cementificazione del territorio, fonti fossili, un sistema economico e politico che genera profitti sulle novità, che precarizza il lavoro e calpesta diritti sociali e civili.
Un progetto, quello dell’allargamento del Passante di Mezzo, che è anche il simbolo di ‘convergenze tossiche’ «dove i partiti di maggioranza dei governi locali e regionali garantiscono il ‘business as usual’» approvando non soltanto l’allargamento delle autostrade e la costruzione di nuove strade, ma anche la realizzazione di rigassificatori lungo la costa adriatica, la trasformazione delle città in parchi turistici e la realizzazione di nuovi impianti di risalita sugli appennini. Un sistema politico che insiste nel definire la pianura su cui corre la via Emilia la ‘Motor Valley’, ovvero il territorio nel quale l’eccellenza si misura sulla produzione di auto di lusso che soddisfano l’ego di pochi super-ricchi: ovvero di coloro che – come ha dimostrato Oxfam – sono di gran lunga i maggiori responsabili della crisi climatica, essendo le emissioni di cui sono causa direttamente proporzionali alla loro ricchezza. Allo stesso tempo, le politiche agricole continuano a sostenere, attraverso le sovvenzioni, il sistema dei grandi consorzi agroalimentari rivolti al mercato globale, dell’allevamento industriale e della grande distribuzione organizzata, mentre alle reti alimentari contadine locali cresciute negli ultimi decenni – e che rappresentano vere fonti di approvvigionamento di cibo sano e salutare, nelle aree rurali così come nelle città – non viene riconosciuta la centralità che meritano. Nonostante gli striscioni sull’emergenza climatica appesi alle finestre delle sedi istituzionali, le scelte energetiche e infrastrutturali continuano a investire sulle fonti fossili, perpetuando un sistema che impedisce sia la transizione ecologica sia la trasformazione sociale.
«Per questo, per altro, per tutto» sono le parole d’ordine intorno alle quali si sta definendo la convergenza verso il 22 ottobre. E mentre i contributi alla discussione si accavallano nel sito https://bologna22ottobre22.indivia.net/, a Bologna e nel resto della regione si moltiplicano assemblee e riunioni. Grazie anche alle suggestioni nate dalla lotta del Collettivo di Fabbrica GKN, centinaia di persone affollano gli incontri, discutono, si confrontano, alla ricerca delle convergenze capaci di riempire la piazza del 22 ottobre, ma anche di costruire pratiche e processi capaci di tracciare “rotte inesplorate per un altrove possibile”. Perché quella del 22 ottobre vuol essere una piazza ampia e partecipata, ma anche una tappa di un processo che ha visto nei Camp estivi di Torino e Venezia e nel global strike del 23 settembre le prime tappe, e che guarda già alle mobilitazioni future, a partire dalla manifestazione in programma a Napoli il 7 novembre. Un momento di accumulazione dal quale uscire tutte e tutti più forti, perché per affrontare il mare tempestoso nel quale navighiamo a vista c’è bisogno di ogni energia, ma anche, appunto, della capacità di tracciare nuove rotte.
L’appuntamento è Bologna è per sabato 22 ottobre alle 15.00 in Piazza XX Settembre.