Il “belpaese” delle violenze e dei falsi di polizia

L’omicidio di Stefano Cucchi e il processo che ne è seguito confermano che l’abuso di potere, la pratica della tortura, la falsificazione degli atti, la copertura dei responsabili, l’insofferenza per le verifiche della magistratura non sono eventi eccezionali in un contesto sano e leale, ma elementi ricorrenti nella condotta delle nostre forze dell’ordine. Da qui occorre ripartire, senza rimozioni, per un reale risanamento.

La morte evitabile di Stefano Cucchi, i giudici, il potere

Stefano Cucchi è morto, ucciso dalle botte di chi avrebbe dovuto custodirlo, il 22 ottobre 2009. E ci sono voluti 12 anni e mezzo per arrivare alla condanna definitiva dei carabinieri responsabili. Eppure la genesi di quella morte orribile era chiara fin da subito ed era stata denunciata anche da voci interne alle istituzioni. Ma per troppo tempo, a fianco di chi ha taciuto, c’è stato chi non ha voluto vedere.