Il tradimento (seconda stagione) – Verso la guerra

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In Ucraina nel villaggio di Dilove nei Carpazi occidentali un cippo di pietra indica che ci troviamo nel centro geografico d’Europa (almeno per i geografi dell’impero Asburgico),  siamo a metà strada tra Lisbona e gli Urali al confine tra Europa e Eurasia. L’Ucraina avrebbe il privilegio di  esserne il ponte tra questi due mondi, posizione ricca di vantaggi politici ed economici. Per un breve momento alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, quando l’Ucraina era sotto la supervisione tedesca, sembrava che questo sarebbe stato il ruolo destinato alla giovane nazione. Poi sono arrivati gli americani che avevano progetti diversi.

Quando nel 2009 Barack Obama arriva alla  presidenza, gli Stati uniti avevano  già inglobato buona parte dell’ex Patto di Varsavia nella NATO, e un anno prima avevano tentato l’estensione  alla Georgia e all’Ucraina ma erano rimbalzati davanti al rifiuto Europeo.

La politica estera di Obama  non ha lasciato un gran ricordo al Dipartimento di Stato, specialmente nella sua attuazione alquanto ondeggiante e spesso in contrasto con il “deep state” del Dipartimento che in alcuni momenti ha scavalcato il presidente spingendolo a una politica alquanto ambigua (Obama  aveva  dei consulenti che valutavano i ritorni elettorali delle scelte di politica estera). L’Ucraina è uno di questi casi.

tradimentoLe  relazioni con la Russia della nuova amministrazione  cominciano  con una Hillary Clinton sorridente segretario di Stato che nel 2009  consegna al suo omonimo Russo Sergey Lavrov un vistoso pulsante rosso con scritto sopra “reset” per indicare l’azzeramento delle vecchie ruggini e un riavvicinamento tra i due paesi (l’idea del reset fu di Biden). Finiscono nel 2014 con Hillary che paragona Putin a  Hitler e con l’ “Ukraine freedom support act 2014” le sanzioni contro la Russia –  praticamente una dichiarazione di “guerra non armata”.

 In rapida successione i fatti che hanno causato un tale cambiamento dei rapporti con la Russia:

1) Nello stesso periodo in cui la  Clinton donava a Lavrov il famoso pulsante, in altre stanze del Dipartimento di Stato e della Difesa si stava preparando già da anni l’adesione dell’ Ucraina  alla NATO, praticamente il massimo atto di aggressione verso la Russia che aveva già dichiarato di considerare la cosa “inaccettabile”.

 2) La proposta fu portata al “consiglio atlantico” a Bucarest nel 2008 e bocciata da Italia Francia e Germania (interessante notare che oggi molti in Italia parlano  della guerra in Ucraina continuando a riferirsi a “noi”; in realtà ciò che è successo in Ucraina è stato malgrado “noi” contro quelle che erano le nostre volontà e il “noi” lo stiamo subendo).

 3) La bocciatura Europea non ha cambiato la strategia  americana che è continuata  nella direzione di portare l’Ucraina  nella NATO, approfittando del governo amico  che avevano portato al potere  con un “colpetto” di Stato nel 2004. Gli arancioni della rivoluzione colorata spingono l’Ucraina verso la NATO.

 4) Nel febbraio del 2005 il  nuovo presidente Viktor Yushchenko compie il suo primo viaggio politico all’estero per visitare la NATO a Bruxelles dove tiene l’Opening statement.

5) gli “arancioni” e in particolare la Yulia Tymoshenko,  governando il paese in modo disastroso  pur essendo al potere, riescono a perdere le elezioni  del 2010 a favore di Viktor Yanukovych candidato “filorusso”, che naturalmente rallenta la corsa dell’Ucraina verso la NATO

6) Il cambiamento al vertice russo con il passaggio alla carica di presidente da Dmitry Medvedev a Vladimir Putin. Tra la Clinton e Putin  sembra crescere  un’antipatia reciproca che va al di là delle questioni politiche. La Clinton riferisce a Obama che la Russia è un paese di scarso interesse, una potenza locale e lo consiglia di non invitare Putin ad incontri a livello presidenziale. Pertanto Obama nel marzo del 2014 definisce la Russia un paese secondario e non in grado di essere un interlocutore per gli USA. Putin giudica il discorso umiliante e pieno di “exceptionalism” americano. Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker nel 2016 stigmatizzerà il discorso di Obama come superficiale e disinformato nella valutazione della realtà Russa aggiungendo che un giudizio così errato avrebbe potuto portare gravi conseguenze (forse in Europa c’era un tempo in cui i politici avevano le “palle”). Alla fine Putin pareggiò i conti con la Clinton ostacolandone la campagna elettorale e negandole la possibilità di essere la prima donna Presidente degli USA. Secondo fonti autorevoli se la Clinton avesse vinto le elezioni la guerra in Ucraina sarebbe  scoppiata già nel 2017. In ogni caso è impensabile che nella guerra  in corso non ci sia lo “zampino” della Clinton o dei Clinton.

 7) Gli americani premono sull’Europa perché spinga Yanukovych a prendere una posizione netta o con l’Europa o con la Russia, così sotto la presidenza Lituana l’Unione Europea propone all’Ucraina di “associarsi” alla Comunità Europea. Yanukovych temporeggia, in realtà sta trattando con i Russi il prezzo della sua fedeltà al Cremlino. Definita la trattativa, nel novembre del 2013 con un discorso televisivo politicamente alquanto “rozzo”, che ricordava i suoi trascorsi da teppista per le strade di Donesk, in un Ucraino stentato, dice che i russi  danno più soldi e quindi “noi stiamo con i Russi”.

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Viktor Janukovyč e Vladimir Putin nel 2013

 

Il colpo di Stato

Nell’ultimo secolo gli Ucraini, malgrado loro, si sono trovati più volte al centro della storia e sono stati vittime di  massacri e devastazioni (prima guerra mondiale, guerra tra Rossi e Bianchi durante la rivoluzione russa, collettivizzazione delle terre sotto Stalin con la conseguente carestia e fame dei primi anni ‘30 l’Holodomor, seconda guerra mondiale, nonché il trasferimento dei dirigenti più qualificati a Mosca negli anni dopo la guerra, emigrazione di massa e saldo demografico negativo hanno drammaticamente ridotto le risorse umane negli ultimi trent’anni. Poi è arrivata Victoria Nuland.

Victoria Nuland è una rappresentante autorevole dello  “Stato profondo” nel Dipartimento di Stato dove rappresenta l’ala “imperial liberista”. Entra nel Dipartimento di Stato con Clinton, continua a servire sotto Bush e Obama, esce con Trump che trovava troppo “isolazionista” e rientra con Biden, Tutta la carriera della Nuland è incentrata sull’Eurasia, Nato e in particolare, date le contingenze, Ucraina. Il “caso” vuole che il padre sia ucraino, un chirurgo emigrato negli Stati Uniti. Eppure la Nuland ha creato più danni agli Ucraini degli Unni, Mongoli e Tartari messi insieme.

 E’ la persona di riferimento per l’organizzazione del colpo di Stato che nel 20013/14  metterà in fuga Yanukovych e porterà al governo dell’Ucraina i nazionalisti. Non essendo riusciti ad arrivare a una vittoria “democratica” con un governo amico,  per gli americani il colpo di Stato rimaneva l’unica alternativa per portare l’Ucraina nella NATO.

Victoria Nuland in piazza Maidan offre cibo ai manifestanti (2013)

 Le difficoltà organizzative erano diverse:

1) l’esercito non era utilizzabile essendo largamente composto da elementi filo russi,  non esistevano sindacati o associazioni che avessero la forza di mettere in ginocchio il paese (vedi trasportatori in Cile). Esisteva invece la possibilità di mobilitare contro il governo i nazionalisti dell’ovest Ucraina principalmente galiziani con un forte sentimento antirusso (se c’è in Europa un popolo che odia i russi più dei polacchi sono i galiziani) dove esistono delle formazioni paramilitari di estrema destra  il “Right Sector” di ispirazione neonazista, che sotto la guida dei servizi americani e inglesi, sarebbero stati utili  per gestire sul terreno i movimenti della massa , scatenare la guerriglia, provocare le forze dell’ordine e se serve  sparare.

2)  il  21 novembre Yanukovych rigetta l’associazione alla Ue.  Il primo dicembre gruppi di manifestanti occupano Majdan e sono fatti affluire a Kiev con autobus partenti dalla Galizia (ricordo che la nostra azienda, su pressione delle autorità cittadine, ne aveva affittati cinque, che rimasero in dotazione ai rivoltosi sino a febbraio). A  dicembre la Nuland e l’ambasciatore Geoffrey Pyatt distribuiscono pane ai dimostranti in Majdan. Il flusso di galiziani aumenta e di conseguenza  iniziano gli scontri con la polizia. A gennaio  gli scontri si allargano alle aree adiacenti la piazza, il 17 e il 18 comincia la carneficina con i primi due morti. A fine gennaio nell’Ucraina occidentale  vengono occupati i centri direzionali governativi, i commissariati, i tribunali, i governatorati, gli uffici delle imposte: il tutto avviene con incredibile rapidità e senza che il personale opponga particolare resistenza il governo centrale perde il controllo della parte occidentale del paese.

I giorni decisivi del “colpo” stanno tra il 20 e il 24 febbraio. In particolare il 20/21, con più di 100 morti,  la gran parte dei quali tra i dimostranti (se si vanno a leggere la macabre statistiche dei morti si nota che  tra le vittime  l’80% viene dall’Ovest dell’Ucraina questo spiga chiaramente da che parte è arrivato il “vento” della rivoluzione).  In quei giorni i fatti si succedono febbrilmente ed è in queste ore che si decide il tragico destino dell’Ucraina.

 La diplomazia europea, polacchi, francesi e tedeschi sono a Kiev e chiudono un accordo con rappresentanti governativi e dell’opposizione per la sospensione della rivolta con nuove elezioni prima della fine dell’anno e altre concessioni fatte dal governo ai dimostranti

Intanto la Nuland sta definendo con Pyatt chi sarà il nuovo capo di Stato dopo la defenestrazione di Yanukovych, non prendendo neanche in considerazione  la mediazione europea anzi “fuckyou Europe”. L ‘accordo tra governo e opposizione viene portato in Parlamento per essere ratificato ma  l’estrema destra trasforma l’assemblea in una gigantesca rissa e  così finisce la mediazione europea. Il progetto americano può andare in porto, Yanukovich lascia il paese e Olexander Turchynov diventa presidente. Come da copione.

Mi chiedo se qualcuna delle persone a cui la Nuland  distribuiva il pane  in Majdan a dicembre sia rimasta uccisa o ferita nella sparatoria del 20 febbraio in cui cecchini in passamontagna dall’ Hotel Ukraina sparano sulla folla nella piazza sottostante, a ridosso degli eventi non c’erano dubbi che si trattasse di fuoco “amico” con lo scopo di fare precipitare gli eventi come infatti accadde. Per Victoria nessun problema aveva lasciato indietro già qualche morto in Georgia e in Iraq quindi tutto nella norma.

 La Nuland e la sua capa Hillary Clinton devono aver brindato a questo grande successo, forse il più importante sul fronte europeo dalla fine della guerra fredda. La cosa grottesca è che oggi si ricorda il colpo di Stato come “Euromaidan”, i copywriters della CIA meriterebbero un premio alla disinformazione.

La questione Ucraina è più complessa del semplice fatto di metterci qualche missile puntato su Mosca a quel momento voleva dire di impadronirsi della flotta del mar Nero a Sebastopoli in Crimea quella impiegata dai russi nei mari “caldi” come il Mediterraneo. Come una specie di Gulliver gli americani erano entrati nel porto del nemico e gli avevano “rubato” la flotta. Inoltre per arrivare al mar Nero le navi  provenienti da Rostov sul Don e Taganrot due importantissimi porti del sud della Russia da cui passa tutto il traffico fluviale del Don e del  Volga a quel tempo la più importante linea di traffico navale russa, dovevano passare per le acque territoriali Ucraine. Esisteva anche la possibilità di strangolare economicamente la Russia. E’ in quelle circostanze che i russi, per limitare i danni della manovra americana, procedono al massiccio ampliamento del porto di Novorossijsk.

Nell’est e nel sud dell’Ucraina gli “elettori” di Yanukovijch cominciano a dimostrare contro il nuovo governo, il loro candidato era stato eletto democraticamente  e in certi collegi elettorali del Donbass  aveva raggiunto più del 70% dei voti e era inaccettabile che un gruppo che a quel momento rappresentava una minoranza  radicata nell’ovest del paese avesse messo in fuga il loro Presidente.

24 febbraio 2014 -Janukovyč fugge da Kiev. Ricomparirà il 27 a Rostov

Era una situazione sicuramente prevista dagli organizzatori del colpo di Stato: la risposta fu gestita con due strategie diverse. In un caso squadre di “right sector” andavano a colpire e intimorire localmente gruppi “filorussi”.  L’altra linea di azione colpiva i territori  dove  Yanukovijch aveva una larga maggioranza di elettori   lo scopo era di estrometterli dall’Ucraina per azzerare milioni di voti che in futuro sarebbero andati ai filorussi .

Nel primo caso l”operazione più spietata fu condotta a Odessa, dove il 2 maggio 2014 dopo una giornata di scontri  42 dimostranti filorussi assediati dai fascisti  nella “casa dei Sindacati” morirono tra le fiamme.  Vedere un secolo dopo la rivolta  della   Potëmkin la città di  Odessa in mano ai fascisti fa una certa impressione.

Nel Donbass la strategia segue binari diversi: si tratta di estromettere una certa parte del territorio dove i filorussi sono largamente maggioritari così da eliminarli dalla vita politica Ucraina.

Nel frattempo si stavano inquadrando le forze di destra di ispirazione neonazista che di li a poco  diventeranno i battaglioni Azov, Aidar, Donbass, il DUK e altri. Questi “volontari” vengono lanciati contro i filorussi compiendo ogni genere di nefandezza sul territorio quasi a voler creare una spaccatura etnica, una situazione di non ritorno. Alle loro spalle l’esercito crea un cordone sanitario per impermeabilizzare  la “frontiera”. Dall’altra parte i Russi armano i rivoltosi e li spingono ad allargare il territorio con la conquista di tutto il Donbass: si combatte per Mariupol, Horlivka, Kramatorsk, Slovjiansk e altre città ma alla fine i filorussi vengono respinti in un territorio piu ristretto rispetto a quello delle regioni di Doneck e Lugansk. Sicché il 6 aprile la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk proclamarono la loro indipendenza, nel mese di maggio si tenne un referendum di conferma che non ebbe nessun riconoscimento internazionale.

Il  mese di settembre a Minsk  sotto il patrocinio dellOSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) si apre una conferenza che ha  come primo obiettivo di fare cessare i combattimenti e un riavvicinamento e reintegrazione del territori “ribelli” all’Ucraina. Agli incontri sono presenti tutte le parti in causa, ma come a Kiev sei mesi prima non ci sono gli americani.

In effetti si ottenne un cessate il fuoco  rispettato solo a tratti.  La reintegrazione nel sistema politico Ucraino delle due regioni non fu mai applicata dagli Ucraini. Ancora una volta gli europei non riuscivano di andare oltre le buone intenzioni! La guerra del Donbass è continuata in modo strisciante per anni facendo più di 10.000 morti.

Oltre alla guerra del Donbass, il colpo di stato portò l’Ucraina  in una gravissima crisi economica. Si chiusero le relazioni commerciali con la Russia, il più importante fornitore di materie prime soprattutto  idrocarburi (l’Ucraina godeva di prezzi scontati sul gas)  e il primo cliente  per manufatti e prodotti dal settore agroalimentare. Gli Ucraini persero circa il 50% del loro potere di acquisto ,  l’emigrazione di persone in età di lavoro  prese ritmi altissimi, nelle regioni più vicine alle frontiere le aziende cominciarono a essere in difficoltà per mancanza di personale (nell’azienda che dirigevo il personale aveva un’età media di 56 anni), vi furono aiuti  dagli anglo americani ma erano in gran parte finanziamenti  per acquisto di armi, quelle che gli Ucraini stanno usando oggi per difendersi dai Russi.

Tradimento
27 febbraio 2014 – I russi prendono possesso della Crimea
Crimea

Già ai primi di marzo le forze russe dalla base di Sebastopoli occupano i punti strategici della penisola  e la popolazione in maggioranza di origine russa manifesta contro il governo di Kiev. Nel frattempo sono in corso negoziati tra i russi e la minoranza tartara (circa il 12% della popolazione,  rilevanti sul piano politico propagandistico) per l’adesione della Crimea alla Federazione Russia,  Il 16 si tiene un referendum che conferma a grandissima maggioranza l’annessione alla Federazione Russa.

La Crimea è il vero punto di svolta nelle relazioni russo americane e la scintilla che ha acceso il fuoco della guerra in corso.  Con l’annessione della Crimea alla Russia, Putin dice no agli americani e non intende più accettare  qualsiasi volontà dell’egemone USA. I russi rivendicano una loro identità politico militare e d’ora in poi gli americani dovranno confrontarsi con loro. Il messaggio di Putin arriva a Washington forte e chiaro.  I russi si ribellano all’ordine mondiale, mettono in discussione la “dottrina Wolfowitz” sulla supremazia  americana agli “imperialliberalist”  del Dipartimento di Stato: questo deve suonare come una bestemmia. E’ l’inizio della guerra, la Clinton paragona Putin a Hitler, Obama pronuncia il famoso discorso in cui definisce la Russia un paese “secondario” e a seguire l’”Ukraine freedom support act 2014” citato sopra. Si mette in moto la macchina che porterà l’Ucraina alla catastrofe.

In Crimea dopo il referendum

In  questa drammatica vicenda c’è  un argomento di cui più nessuno parla: il petrolio. Verso la metà della sua presidenza Viktor Yuschenko conclude un accordo con un consorzio anglo-americano (Exxon-BP) per uno studio delle risorse di idrocarburi nel sottosuolo Ucraino: ricordo  di aver visto a più riprese questa colonna di mezzi bianchi che battevano le campagne della Galizia. Alla fine il responso  fu che nel territorio Ucraino non esistevano giacimenti  che non fossero già in uso, fatto salvo che per  vasti  giacimenti di petrolio e  di gas sul fondale del mar Nero nelle acque territoriali della Crimea. Giacimenti a alta profondità costosi da gestire ma col prezzo del petrolio che in quel momento è intorno a 100 dollari al barile  si tratta di miliardi di dollari. La tragedia attuale va sicuramente al di là del petrolio ma certamente Exxon e BP sono tra i lobbisti più potenti nei relativi paesi e d’altra parte Lukoil  – il gigante russo  – non è da meno… Sicuramente anche i petrolieri  hanno qualche cosa da dire in questa guerra.

Il leader europeo che capì subito cosa era in giuoco fu Angela Merkel, l’Ucraina era il cuneo  su cui gli  americani picchiavano  per spezzare l’interdipendenza economica Russo Tedesca e ribadire la loro egemonia, la risposta Russa in Crimea apriva una fase di confronto che avrebbe obbligato gli Europei a una scelta di campo. Fatto disastroso per l’economia Tedesca.  La Merkel si mosse tra due  strade apparentemente opposte ma che le permettevano di vedere fino a che punto la  Germania poteva trovare una sua linea politica “autonoma”: da una parte si mise a fare sermoni a Putin anche con toni molto accesi sulla libertà, democrazia  gli omosessuali ecc.. dall’altra ignorò la prima fase dell’embargo economico  americano.  Le aziende tedesche continuavano a vendere in Russia, Putin non perdeva occasione di farsi  fotografare con importanti uomini d’affari tedeschi. Per non parlare di Gerhard Schroeder (ex cancelliere) a capo del consorzio “nord stream” il gasdotto che attraverso il mar Baltico porta direttamente il gas da Russia e Germania limitando il transito in Ucraina  emancipando  Russi e Tedeschi da qualsiasi interferenza esterna nel commercio del gas.

Il tentativo della  Merkel ebbe breve durata, gli americani la richiamarono all’ordine e la politica della doppia faccia  fu dismessa e allineata a quella del “ringhio” collettivo della NATO, ma la Cancelliera continuò a mantenere un rapporto ambivalente, il caso più evidente “nord steam 2” che mandò su tutte le furie gli americani e ebbe un ruolo nell’accelerare la pressione americana in Europa.

I francesi si tengono più defilati, salvo approfittare dell’embargo americano e l’uscita di scena della Exxon dalla Russia. Il presidente della Total  – Christophe de Margerie – nell’ottobre del 2014 vola a Mosca per discutere con Putin l’ingresso francese nel mercato petrolifero russo e dare la possibilità ai russi di mantenere i livelli produttivi malgrado l’embargo americano. Veramente un gesto di spudorata tracotanza alla francese.

Mentre decolla dall’aeroporto di Vnukovo  (uno degli aeroporti internazionali di Mosca) per raggiungere Parigi, il jet Falcon della Total su cui viaggia de Margerie è vittima di un incidente. Uno spazzaneve gli attraversa la pista (non sta nevicando non c’è nessun motivo che lo spazzaneve fosse in movimento)  il jet lo urta e nel tentativo di saltarlo si alza ma ricade subito dopo incendiandosi.  Nell’incidente muoiono  tutte le persone a bordo.  Un messaggio chiaro per chi pensasse che l’embargo americano accettasse deroghe (su youtube un video registrato  dalle telecamere di controllo dell’aeroporto in cui si vedeva il sincronismo dell’azione tra spazzaneve e aereo purtroppo è sparito).

Il presidente della Total Christophe de Margerie e l’incidente avvenuto il 20 ottobre 2014 all’ aeroporto Vnukovo-3 di Mosca

L’Italia ha gli stessi problemi della Germania (infatti anch’essa aveva votato contro l’entrata dell’Ucraina nella NATO) ma è completamente assente dalla scena internazionale e segue passivamente le scelte NATO subendone i danni in silenzio.

Lo strappo russo del 2014  è il prodotto di un  cambiamento culturale all’interno della cerchia di comando post-sovietica. L’articolo di Fyodor Lukyanov comparso di recente su” Global Affairs” spiega questo cambiamento con una nuova visione geopolitica del mondo, quella in corso non è più solo una guerra per la neutralità  dell’Ucraina ma una sfida all’attuale egemone globale e ci sono molti spettatori interessati che tifano in silenzio per Putin vedi tra  gli altri Cina e India: “L’Ucraina 2022 è il test decisivo che dimostrerà quale di questi approcci regnerà vittorioso (Russo o Americano). In questo senso, hanno ragione coloro che sospettano che le conseguenze potrebbero essere molto più profonde di quanto si possa immaginare.”

In sostanza i russi dopo aver cercato un’ amicizia paritaria con gli americani si sono stufati di sentirsi trattare con sufficienza e di ricevere continuamente  lezioni di democrazia.  Gli americani sembrano  voler  ignorare la loro storia, la loro cultura e le loro tradizioni e soprattutto il loro passato di potenza globale, la guerra in Ucraina è la cartina di tornasole ne uscirà un solo vincitore.

 Se si guardano le cifre la reazione russa sembra “il ruggito del topo”: vi è un abisso tra il PIL russo e quello americano, di conseguenza le spese militari russe sono circa un decimo di quelle degli USA. E’ possibile, come accade spesso nelle dittature, che il gruppo al vertice in Russia sia stato vittima della martellante  propaganda  sulla superiorità delle armi russe che da anni copre tutti i media Russi, in ogni caso il “dado è tratto”.

 La guerra comincia con l’incredibile fallimento del  colpo di stato, sembrava che i russi avessero tutto per eseguirlo, mezzi economici, conoscenze di persone e territorio, anni di tempo per metterlo a punto, in un paese corrotto come l’Ucraina … invece gli altri li aspettavano al varco e hanno neutralizzato le loro mosse  (è anche possibile che considerando che anche in Russia la corruzione è parte del sistema, qualche valigetta invece di arrivare in Ucraina sia finita altrove ), La voce di Putin che chiama a raccolta i congiurati Ucraini per disarmare  le forze “naziste” e rovesciare il governo cade nel nulla, non un segno di rivolta.. un tentativo di golpe … nulla.  Il ”maestro” bocciato nella sua “materia”: penso che Putin abbia sofferto questa sconfitta come un KO infatti vi è stata una prima fase della guerra in cui i russi sono rimasti fermi come imbambolati di fronte a un cambiamento di programma impensabile. Vedremo i risultati sul campo ma la partenza è stata disastrosa.

I russi hanno l”ombrello atomico” che  sulla carta  riequilibra i valori, ma è un equilibrio della disperazione se per “vincere” devi suicidarti.  Putin diventa una  sorta di kamikaze che per difendere un principio è disposto a tutto.  Sembra disposto a giuocare il più estremo dei giuochi russi la “roulette russa” alla fine il colpo in canna ucciderà qualcuno. Vorranno giocarlo anche i cittadini russi?

Gli americani hanno dipinto il suolo ucraino a stelle e strisce come fosse una  nuova dipendenza americana, una specie di Porto Rico, e hanno detto chiaramente che non accetteranno la permanenza di un soldato russo in tutto il territorio del paese compresa Crimea (forse pensano, come hanno fatto in Kuwait, di usare il petrolio per ripagarsi dei debiti contratti dagli ucraini per le forniture di armi) a difendere il territorio gli ucraini (anche  verso la fine dell’impero i romani delegavano ai barbari la difesa dei confini) addestrati e armati per anni dagli atlantici , sopratutto inglesi, e dotati di tecnologie avanzate con copertura di intelligence  dagli americani, si sono  specializzati nel  tipo di guerra più efficace contro i  russi : mordi e fuggi.

Armi americane all’Ucraina

 L’ America si giuoca in Ucraina il ruolo di egemone quindi non sono previste trattative o armistizi, i russi se ne devono andare!!! punto e basta. Viste le premesse, uno dei due contendenti deve morire, e considerando cosa potrebbero fare prima di defungere non c’è da dormire tranquilli.

Le variabili sulla guerra dipendono di più dalle politiche interne dei due paesi che da trattative tra le parti. Gli Stati Uniti sono spaccati come non era più accaduto dai tempi della “guerra di secessione” nella società americana mai particolarmente attenta alle dispute ideologiche storicamente più interessata ai dati di bilancio, la frattura attuale tra democratici e repubblicani raggiunge forme di razzismo: “con te non parlo tanto sei un repubblicano” mi è capitato di sentire recentemente in un talk show in prima serata su una rete nazionale. Biden è in gravissima difficoltà e si parla già di impeachment sia per problemi di incapacità mentale che per varie malefatte del figlio Hunter Biden, alcune delle quali anche in Ucraina.

La sensazione è che il fronte americano stia cedendo, la guerra raccontata come una disgrazia europea in cui gli americani non avevano niente da perdere non convince più il pubblico che invece deve confrontarsi con il caro benzina e l’inflazione galoppante. Alla fine come sempre, in America, il portafoglio avrà la parola finale.

Putin vive in una nicchia di cui si sa poco salvo le bufale della propaganda americana, ma da come tratta i colleghi e i visitatori tenendoli a metri di distanza fa pensare che qualche preoccupazione esista.

Per l’appunto siamo a una guerra di principi: di fronte due culture che si incontrano all’opposto. Gli americani sono quelli del bicchiere mezzo pieno i russi quelli del bicchiere mezzo vuoto . Noi Europei stiamo a guardare questa guerra che non capiamo, di cui non vediamo i grandi vantaggi strategici per la NATO, ma vediamo i disastri che sta facendo agli Ucraini e a quelli in arrivo per noi. Incrociamo le dita sperando che non si avveri il peggio !

L’articolo costituisce la continuazione di un primo intervento pubblicato su questo sito col titolo Il tradimento – L’ America e noi

Gli autori

Galliano Rotelli

Imprenditore e manager lombardo, libero pensatore e "globe trotter della produzione" manifatturiera. Ha fatto fabbriche in tutto il mondo, Russia, Ukraina, Africa, Stati Uniti. E' coautore (con Marco Revelli) de La fiera dell'est (Feltrinelli 1993). Attualmente gestisce un'impresa in Ukraina.

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One Comment on “Il tradimento (seconda stagione) – Verso la guerra”

  1. Leggere questo articolo è stato un piacere: chi se lo ricordava l’incidente a Christophe de Margerie? E quanti hanno mai sentito parlare di Victoria Nuland?
    La prima impressione che se ne trae è che tutto ciò che sta succedendo sia il risultato necessario di un’attenta pianificazione americana. Ma se rivado con la memoria alle dichiarazioni di Biden e Stoltenberg immediatamente prima dell’invasione ho l’impressione opposta: cioè che la guerra di Putin e soprattutto la resistenza Ucraina nella prime settimane siano state per gli americani due regali inattesi. Di cui però – contrariamente a noi europei – hanno colto immediatamente la portata e su cui hanno elaborato una strategia: trasformare l’Ucraina nel nuovo Afghanistan (Hillary Clinton dixit)
    Tuttavia le faccio la stessa domanda che avevo fatto in un commento critico al suo precedente articolo: perché parla di tradimento?
    Dai suoi articoli è invece evidente una coerenza che attraversa le presidenze americane da Clinton a Obama passando per Bush, che hanno perseguito gli interessi USA anche in barba ai principi di libertà e democrazia di cui a parole sono campioni. Probabilmente perché nella concezione che gli USA hanno di sé stessi non ci sono principi giusti sa seguire: sono loro il principio giusto. Altrimenti non si capisce come abbiano potuto concepire Guantanamo.
    E intanto gli stati europei continuano a fare i polli di Renzo…

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