Deborah Lucchetti, ex-operaia metalmeccanica e sindacalista, si occupa di lavoro, diritti umani, globalizzazione e economie solidali. È coordinatrice della Campagna Abiti Puliti (www.abitipuliti.org) sezione italiana della Clean Clothes Campaign, coalizione internazionale che da 20 anni promuove i diritti del lavoro nell’industria tessile globale.
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In questi giorni è in Italia una delegazione di esperti delle Nazioni Unite per testare lo stato di attuazione dei Principi Guida dell’Onu su imprese e diritti umani. È l’occasione per una riflessione sul livello di protezione adottata dallo Stato, sulla responsabilità delle imprese e sulle misure di riparazione e di accesso alla giustizia per le vittime di abusi.
Pochi se lo aspettavano ma i cancelli della GKN sono esplosi, la vita della fabbrica è filtrata nella società e la comunità se ne è riappropriata, riconoscendo la guida lucida e intelligente di delegati pragmatici e visionari. Sono così emerse le cause sistemiche della crisi, i nodi nevralgici da affrontare per cambiare rotta, non solo per la GKN ma per tutti.
Le donne che lavorano nelle fabbriche del colosso dell’abbigliamento H&M in India, Turchia, Cambogia e Bulgaria ricevono salari da fame. Alla denuncia della Campagna Abiti Puliti l’azienda risponde rivendicando una “strategia di salario equo e solidale”. Ma intanto le cose non cambiano.
L’Italia, paese dalla grande tradizione manifatturiera e, insieme, mercato di sbocco per iper-consumatori maturi, condensa tutte le contraddizioni del sistema globale della moda, nel quale più di 60 milioni di lavoratori, in particolare donne, versano in condizioni di gravissimo sfruttamento.