Torino: la Costituzione e il benessere degli animali

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Qualche tempo addietro ero al mercato di Piazza Benefica, in Torino, con il mio cane quando mi si è avvicinata una persona per accarezzarlo e abbiamo chiacchierato un po’. Alla fine ci siamo trovati concordi: le vere bestie sono gli uomini.

Mi è venuto in mente questo piccolo episodio quando in questi giorni mi sono recato, sempre a Torino, alla Spina 3, dove le amministrazioni di questi anni hanno compiuto una vera e propria rivoluzione urbanistico-edilizia, realizzando interi quartieri che hanno sostituito le vecchie aree occupate da Michelin e Fiat. Tra le varie realizzazioni, delle aree di verde artificiale, come si usa oggi, a fianco del fiume Dora Riparia. Un costo altissimo per mettere arbusti ed alberi in fila: una specie di zoo arboreo. Ma restava un’area libera, a fianco di corso Principe Oddone e cosa hanno pensato bene di realizzare? Due aree cani. In pratica, hanno livellato un terreno di sassi, l’hanno recintato, e ci hanno piazzato due fontane, che non funzionano. In questa operazione il M5S che ha guidato la città per cinque anni non si è distinto per nulla dalla giunta Fassino (ma in cosa si è distinto?): le aree cani sono solo piccoli “lager” abbandonati a se stessi, pieni di buche, senza alberi e ombra, spesso senza acqua. Ma il bello è che i 5Stelle del benessere animale si sarebbero dovuti preoccupare, stante il loro programma. Ma è la solita storia, tipo le grandi opere che avrebbero dovuto contrastare. Come si dice nella vulgata? «A parole sono capaci tutti».

Fatto sta che quelle due aree che ho visitato mettono un’infinita tristezza e il pensiero corre pure a quell’articolo 9 della Costituzione che è stato di recente integrato anche con il benessere animale: «La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». Un contentino a quei rompiballe di animalisti, in pura operazione greenwashing. Lasciamo perdere le condizioni in cui vivono gli animali da reddito, lasciamo perdere la barbarie della caccia, che per eliminare gli allevamenti intensivi e togliere le doppiette occorrerebbe una rivoluzione e culturale ed economica. Lasciamo perdere questi due campi e limitiamoci al benessere spicciolo, a quello degli animali d’affezione, quello che si può realizzare proprio con quattro soldi: tipo le aree cani. Bastano queste per capire quanto i politici amino o anche solo rispettino gli animali.

Gli autori

Fabio Balocco

Fabio Balocco, nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (in quiescenza), ma la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, in particolare montano. Ha collaborato, tra l’altro, con “La Rivista della Montagna”, “Alp”, “Meridiani Montagne”, “Montagnard”. Ha scritto con altri autori: "Piste o peste"; "Disastro autostrada"; "Torino. Oltre le apparenze"; "Verde clandestino"; "Loro e noi. Storie di umani e altri animali"; "Il mare privato". Come unico autore: "Regole minime per sopravvivere"; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”; "Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni"; "Per gioco. Voci e numeri del gioco d'azzardo". Collabora dal 2011, in qualità di blogger in campo ambientale e sociale, con Il Fatto Quotidiano.

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