«Il caldo arrivò insieme al diavolo. Era l’estate del 1984 e il diavolo era stato invitato. Quel caldo torrido no». L’inferno non ha fiamme né belzebù con le corna. L’inferno è la perdita della felicità fragile dell’infanzia. Sono le ombre delle nostre paure, sono i demoni nostri e della società (americana in questo caso) che ci fa da specchio. La voce del racconto è quella di Fielding Bliss che rievoca il suo eden un attimo prima che si dissolva. Un libro bello, poetico, seducente. Il buio oltre la siepe che ancora non riesce ad essere rischiarato.
Segnalazione di
Matteo Poletti
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