Clima d’odio

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Monta nel Paese un clima d’odio che supera ogni giorno il precedente livello di guardia.

Questo è solo un episodio, pubblicato dalla protagonista su Facebook e ampiamente ripreso dei media:

“Mi chiamo Paola, ho 43 anni e sono al mare in vacanza.
Amo leggere e passeggiare, e così, circa tre quarti d’ora fa, ho lasciato il mio ombrellone per andare verso il molo.
Telefono in mano, ho chiamato i miei genitori per salutarli. Ero al telefono con mio papà, quando ho assistito alla scena che sto per descrivervi.
Ho visto un cagnolino scendere le scale di un bar che dà sulla spiaggia e rincorrere abbaiando un ragazzo dalla pelle scura che vende libri e con cui mi è capitato di scambiare quattro chiacchiere, in passato. Naturalmente il cane era stato incitato dal suo proprietario. Nel mentre bagnanti applaudivano compiaciuti.
Mentre dall’altra parte i miei genitori mi chiedevano di non intervenire (ché poi vai in fibrillazione atriale, Paoletta!), sono intervenuta. Niente di che, eh. Ho solo chiesto a una signora perché applaudiva e perché diceva che quel cane era il “Number One”.
La signora mi ha risposto così: “Vaffanculo, puttana buonista del c@o! Prenditeli tu i n…i a casa tua, così ti scopano meglio di tuo marito”.
Chiedo scusa per il turpiloquio, ma è una riproduzione fedele di quello che mi è stato detto.
Visto che sono una mammoletta, mi sono messa a piangere e ho cercato di raggiungere il ragazzo che vendeva libri. Lui mi ha visto piangere e mi ha abbracciato. “Sono abituato, stai tranquilla”.
Sono ancora qui che piango.
Con mia madre al telefono che mi dice che tanto non posso fare nulla.
Ma io non ce la faccio ad accettare tutto questo. Non sono un’esperta di migrazioni, non sono una politica, non sono nulla di nulla. Sono solo una donna profondamente sconsolata e preoccupata da questo mondo in cui a volte mi sento come un pesce fuori d’acqua. Ma non ci sto. Io non accetto.”

Paola S.

Ma ce ne sono molti altri, noti e meno noti.

Ad esempio la fake news montata esplicitamente per rendere virale la paura e l’odio, come l’immagine della gran folla sul mare, con centinaia di natanti e di persone, spacciata come la massa in attesa d’imbarco in un porto libico, pronti all'”invasione”, quando invece si tratta di una celebre fotografia del concerto  dei Pink Floyd a Venezia nel 1989. La didascalia della fotografia era «Porto Libico.. NON TE LE FARANNO MAI VEDERE QUESTE IMMAGINI..SONO TUTTI PRONTI A SALPARE IN ITALIA» (l’ha denunciata per primo il Gazzettino di Venezia-Mestre). 

 

Il Post diventato virale ha raccolto molte migliaia di visualizzazioni prima di essere rimosso, ma anche dopo lo smascheramento del falso non è mancato chi ha continuato imperterrito a ribadire il proprio odio: «Può pure essere una foto falsa come dite voi – è uno dei commenti-, ma l’invasione c’è e cambia poco».

Un altro esempio è la disgustosa vicenda del tentativo di falsificare una fotografia vera, presentandola come una Fake mediante una Fake.

 

E’ il caso appunto delle fotografie vere dei tre bambini morti al largo della costa libica, pubblicate da un’agenzia di stampa francese e dichiarate false sul web grazie a un apparato di altre fotografie dirette ad accreditare la falsità delle prime grazie anche alle immagini di un falso studio fotografico e di una falsa sequenza. Il male programmato e tecnicamente realizzato.

Per finire con questa breve rassegna di “mostri al lavoro” – su cui Volere la luna  ritornerà più ampiamente – l’esempio del troll che volutamente, consapevolmente, non per ideologia ma per pura ricerca di visibilità e successo, ha costruito una falsificazione devastante sulla vicenda dell’ Aquarius, fornendo materiale esplosivo ai disseminatori di odio (il video-fake ha registrato due milioni di visualizzazioni e 90.000 condivisioni nelle prime 24 ore, raddoppiate il giorno successivo).

Si chiama Gian Marco Saolini, fa il “troll di professione” e dichiara candidamente “Dico alla gente quello che vuole credere”. Ovvero: la banalità del male.

[Qui una lunga intervista con la sua “filosofia”]

 

 

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