Francesca Paruzzo è dottoressa di ricerca in Diritti e Istituzioni presso l'Università degli Studi di Torino e avvocato.
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L’impianto costituzionale della Repubblica impone che il rapporto tra uniformità e differenziazione non sia sbilanciato a vantaggio di istanze di maggiore autonomia. La rottura di quell’equilibrio – evidente nella bozza di autonomia regionale differenziata presentata dal ministro Calderoli – mette a rischio la tenuta del sistema, che può essere regionale nell’articolazione, ma che resta nazionale nei principi.
Negli ultimi anni la violenza fascista si è riaffacciata in Europa. Ciò, come segnala la risoluzione 25 ottobre 2018 del Parlamento europeo, non è un esercizio di libertà ma un attacco alla democrazia e non può essere tollerato, in qualsiasi forma si manifesti. La “questione fascista” è definitivamente chiusa, nel nostro Paese, con la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.
La richiesta di referendum per l’introduzione nel nostro sistema dell’eutanasia legale ha superato il numero delle firme previste, raggiungendo la cifra record di un milione e 200mila. Restano, peraltro, molti dubbi sull’idoneità della soluzione referendaria a dare risposta, nella colpevole inerzia del Parlamento, alle giuste esigenze emerse nella realtà sociale.
Istigare a commettere discriminazioni razziali, etniche e religiose è, nel nostro sistema, un reato. Con il disegno di legge Zan l’illiceità penale viene estesa ai casi di discriminazione motivati dal sesso, dal genere, dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere e dalla disabilità. Cosa v’è in ciò di liberticida?
Decidendo sul caso Cappato la Corte costituzionale ha escluso la rilevanza penale dell’aiuto al suicidio in situazioni particolari di persone affette da patologie irreversibili. Lo ha fatto, peraltro, prevedendo condizioni e procedure che rischiano di rendere estremamente limitati i reali spazi di effettività della decisione.
Da ultimo Facebook, dopo aver oscurato le pagine di CasaPound e di Forza Nuova, ne ha chiuse alcune solidali con il popolo curdo. Non è, ovviamente, la stessa cosa nel nostro ordinamento costituzionale, ma Facebook e i suoi censori (o i suoi algoritmi) fingono di non vederlo.
Sparare a freddo a un giovane, in precedenza sorpreso a rubare del gasolio, è un tentato omicidio non una legittima difesa. Salvini lo sa bene ma, per ragioni di consenso elettorale, afferma il contrario. Così attenta allo Stato di diritto e ai diritti di tutti.
Esiste un diritto di morire? La Corte costituzionale risponde di no ma dichiara irragionevole la punizione di chi aiuta il malato ad attuare la scelta responsabile di «anticipare» l’esito della «interruzione dei presìdi di sostegno vitale» e investe il Parlamento di un intervento legislativo.
La scelta della Corte costituzionale che, nel processo a Marco Cappato, ha rimesso la palla al Parlamento non convince. L’intervento del legislatore è auspicabile ma, intanto, resta irrisolto il problema della legittimità dell’aiuto disinteressato al suicidio assistito in situazioni come quella del dj Fabo.