Luca Nicolini e la passione per il libro

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L’ 8 maggio ci ha lasciato, a soli 66 anni, Luca Nicolini, libraio a Mantova. Insieme con la moglie Carla Bernini e un gruppo di amici aveva ideato e diretto fino all’anno scorso il Festivaletteratura di Mantova (1° edizione nel 1997). Insieme con Carla aveva diretto per anni, sempre a Mantova, la Libreria Nautilus, ora nella rete Coop.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di frequentarlo non lo dimenticherà. Tra le tante (troppe) saghe librarie quella di Mantova si distinse fin dall’inizio per la cordiale e pragmatica organizzazione, per la disseminazione nell’intera città e per la poliedricità degli incontri e dei dibattiti, molti dei quali ad alto livello. Non ho mai visto una sala o un tendone vuoti, anzi: pubblico sempre molto attento, autori, anche i più ombrosi o i più narcisisti, soddisfatti. Nel 2019 le presenze sono state 122.500 in cinque giorni.
Luca, Carla e i loro collaboratori hanno saputo mobilitare i giovani della città, che durante i giorni del festival, indossando riconoscibili magliette blu, traghettano il pubblico negli spazi di incontro o nei ristoranti e in genere accudiscono allegramente i visitatori, spesso muovendosi su pattini a rotelle. Tutti volontari.
Perchè Luca Nicolini è stato un grande regista e un grande animatore. Amava i libri e la sua città.

Una città padana, tra Lombardia ed Emilia, con un passato rinascimentale artistico teatrale e musicale, falotica e concreta, agricola e terragna. Come Ferrara, con cui Mantova ebbe rapporti anche dinastici. Una delle capitali di quella parte d’Italia che, indipendentemente dalle divisioni regionali, include Polesine bassa Lombardia ed Emilia orientale, con caratteristiche culturali e antropologiche affini: da Ruzante ad Arlecchino (da Mantova proveniva il primo grande Arlecchino, l’attore Tristano Martinelli), ma anche Ariosto e Frescobaldi… Nicolini, col Festivaletteratura, riuscì a inventare una manifestazione culturale, non solo commerciale, unica concorrente del Salone torinese, che però ha caratteristiche e storia diverse e diversa potenza di fuoco.
Il Festival ha contribuito molto a rilanciare Mantova a livello internazionale. Per cinque giorni tutta la città, piazze teatro (quello settecentesco del Bibbiena) cortili giardini chiostri, diventava un grande spazio condiviso che faceva pensare alle incisioni dell’utopico Teatro della Memoria di Giulio Camillo.
Gli scrittori stranieri, numerosi e importanti, erano felici della cordiale efficienza della città, della cucina, dell’ospitalità e soprattutto del pubblico sempre numeroso. Gli editori soddisfatti. Il congegno era oliatissimo e non si è inceppato o arrugginito col passare degli anni. Semmai ha avuto imitatori.
Penso che il segreto del successo di Luca e di sua moglie, al di là delle qualità personali, della passione, della capacità di coinvolgere un’intera città, stia nell’essere librai. Il libraio non è un intellettuale, come spesso editori redattori critici, ma nemmeno un commerciante puro. È un mediatore appassionato. Sa valutare un libro per il suo pregio letterario o per i suoi contenuti ma anche, conoscendo i suoi clienti e i loro gusti, per le sue potenzialità commerciali. Dovrei usare i verbi all’imperfetto. L’e-commerce e le grandi catene hanno trasformato l’editoria e le modalità di vendita: ampi spazi, e quindi grande assortimento nelle seconde, sconti e consegna a domicilio il primo.
Ma il cosiddetto “lettore forte”, quello che non si accontenta di soli bestsellers e ama curiosare tra i banchi e scambiare qualche opinione col libraio, ha bisogno di avere fiducia. Non è un caso se molti autori amano frequentare le librerie e i librai. Il libraio, come ogni bravo commerciante, conosce il “prodotto” e sa valutare chi entra in libreria grazie a una sorta di istinto maieutico che gli fa intuire gusti, interessi, livello culturale. Ed essendo uno snodo cruciale della filiera editoriale ha col libro e per il libro un approccio diverso da quello, ovviamente, dell’ autore, ma anche da quello del dirigente editoriale o del redattore: sta più dalla parte del lettore. E il Festivaletteratura di Mantova è il frutto di questa mediazione. Poi naturalmente c’è tutto il resto, e questo “resto” sono le doti personali di Nicolini, il suo modo di stare al mondo e di cercare di migliorarlo: cultura (mai esibita), fantasia, efficienza organizzativa, pazienza ma anche un entusiasmo tranquillo e contagioso, grazie al quale poteva motivare i collaboratori e trattare con autori, editori, uffici stampa e, sull’altro versante, funzionari e politici.
Il festival mantovano continuerà, Carla Nicolini e il gruppo fondatore continueranno il lavoro intrapreso 23 anni fa, credo che anche quest’anno così anomalo e precario Mantova si riaprirà in qualche forma securitaria agli scrittori e ai loro lettori. Ma non ci saranno più quella presenza pacata e serena, quello sguardo ammiccante dietro i grandi occhiali.

Gli autori

Gianandrea Piccioli

"Una lunghissima esperienza alla guida di marchi storici, prima Garzanti, poi Sansoni, più tardi Rizzoli, ancora Garzanti, a settant’anni è considerato uno dei grandi saggi dell’editoria («Ma che esagerazione, sono solo capitato fra le due sedie: dopo i grandi e prima del marketing»), cresciuto alla Corsia dei Servi, l’eretica libreria milanese che negli anni Sessanta mescolava Bellocchio e padre Turoldo. Passo resistente da montanaro, è abituato a scalare le vette impervie di giganti quali Garboli o Garzanti, Steiner o Fallaci. L’editoria che incarna è molto diversa da quella attuale, «per imparare il mestiere non ti portavano a fare i giochi di ruolo in luoghi esotici». Quasi dieci anni fa la decisione di lasciare, «perché il mondo era cambiato e non riuscivo più a intercettare il mutamento». Oggi il suo sguardo appare molto nitido, nutrito di letture meticolose condotte nel buen retiro di Rhêmes o nel silenzio di Casperia, un borgo medievale nell’alta Sabina. «La crisi dell’editoria è una crisi culturale. Si fanno troppi libri, molti anche interessanti, ma oscurati dalla censura del mercato. E soprattutto le case editrici hanno rinunciato a un progetto, a una visione complessiva che suggerisca un’interpretazione del mondo»" [da https://ilmiolibro.kataweb.it].

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