"Una lunghissima esperienza alla guida di marchi storici, prima Garzanti, poi Sansoni, più tardi Rizzoli, ancora Garzanti, a settant’anni è considerato uno dei grandi saggi dell’editoria («Ma che esagerazione, sono solo capitato fra le due sedie: dopo i grandi e prima del marketing»), cresciuto alla Corsia dei Servi, l’eretica libreria milanese che negli anni Sessanta mescolava Bellocchio e padre Turoldo. Passo resistente da montanaro, è abituato a scalare le vette impervie di giganti quali Garboli o Garzanti, Steiner o Fallaci. L’editoria che incarna è molto diversa da quella attuale, «per imparare il mestiere non ti portavano a fare i giochi di ruolo in luoghi esotici». Quasi dieci anni fa la decisione di lasciare, «perché il mondo era cambiato e non riuscivo più a intercettare il mutamento». Oggi il suo sguardo appare molto nitido, nutrito di letture meticolose condotte nel buen retiro di Rhêmes o nel silenzio di Casperia, un borgo medievale nell’alta Sabina. «La crisi dell’editoria è una crisi culturale. Si fanno troppi libri, molti anche interessanti, ma oscurati dalla censura del mercato. E soprattutto le case editrici hanno rinunciato a un progetto, a una visione complessiva che suggerisca un’interpretazione del mondo»" [da https://ilmiolibro.kataweb.it].

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Sfarinamento

Sfarinamento

L’egemonia americana, e con essa l’ imprinting della globalizzazione, si sta sfarinando, ma non si vede ancora chi o che cosa la sostituirà. E probabilmente si vedrà soltanto dopo nuove grandi crisi generali e nuovi sussulti. Forse anche l’infausta guerra putiniana è soltanto uno dei sintomi. O forse stiamo davvero vivendo (in ritardo) l’inizio dello spengleriano “tramonto dell’Occidente”.

vecchio

“Il vecchio muore e il nuovo non può nascere”

“La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.” Questa considerazione di Antonio Gramsci dal carcere ci aiuta a capire anche la situazione del mondo in questo momento cruciale. A volte sembra che l’Occidente, panciuto e superbo, cammini a occhi bendati sul trampolino di una piscina senz’acqua, come Mr Bean.

Slavina

La slavina

La hybris occidentale sembra ormai giunta al capolinea. L’Occidente rappresenta meno di un ottavo della popolazione mondiale ma pretenderebbe di decidere per tutti, grazie al predominio militare americano e all’asservimento dell’Europa. Ma la slavina ha già incominciato a precipitare..

Afasia

Afasia

Un senso di vuoto, come se intorno fossero cadute le ultime garitte. Ormai ci mancano le parole. Anche perché le poche che usiamo sembrano non avere un referente concreto nella realtà che ci circonda: sembra che tutto ciò in cui abbiamo creduto, per cui ci siamo a vario titolo impegnati, si sia liquefatto. E non credo sia solo depressione.

Ernesto Ferrero o della felicità dei libri

Ernesto Ferrero, oltre che scrittore in proprio è uno dei grandi dell’editoria italiana. Ora da Einaudi è uscito un suo nuovo libro, Album di famiglia, 45 profili di scrittori, agenti letterari, editori e critici ritratti da vicino, con lucido affetto e acuta penetrazione. Ma anche il racconto di tutto ciò che sta dietro un libro, nella fatica quotidiana di “produrlo”.

Dignità

Salvare la dignità. Piergiorgio Bellocchio e il Diario del Novecento

Piergiorgio Bellocchio (1931-2022) è stato forse il più disincantato degli intellettuali italiani, di sinistra e non solo. In questa sorta di zibaldone o di “contro-giornale” (come lo definisce), colpisce il rigore morale sostenuto da un’acutissima sensibilità per il kitsch, la sgangheratezza delle mode culturali, lo snobismo da quattro soldi che ha contaminato la cultura della sinistra diventata classe media.

Ancora

Ancora l’Ucraina

“La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati” scriveva Gramsci. La guerra in Ucraina testimonia di una crisi dell’Europa arresa a un dominio americano che sintetizza il tramonto di un Occidente autoreferenziale e cieco.

Transizione

Transizione

E’ esagerato pensare che questi di oggi siano soltanto i prodromi del passaggio egemonico da Ovest a Est del pianeta, che dopo più di cinque secoli di Atlantico si stia aprendo l’era del Pacifico? L’indifferenza di tre quarti del globo per la tragedia ucraina sembrerebbe confermarlo. Riflessioni leggendo Chomsky

In fine

Motus in fine velocior

Viviamo in “democrature”: della democrazia è rimasta la buccia o, se si preferisce, la forma in cavo. Lo dimostra la grottesca vicenda della “crisi di gennaio” in cui sono emersi tutti i guasti di una politica ridotta a governance e ostaggio di un management totalitario, descritta alla luce di due magistrali testi di Luciano Canfora.