Torino: quando la tutela del verde è in mano ai cittadini

image_pdfimage_print

Il 26 agosto si celebrano due mesi di difesa attiva e pacifica dell’alberata di corso Belgio a Torino, dove l’amministrazione comunale vuole procedere all’eradicazione di tutti gli esemplari di aceri per sostituirli con altrettanti alberelli. Cosa che ha già fatto in corso Umbria con conseguenze nefaste, sia per il paesaggio, sia per il microclima: non è paragonabile l’ombra e il contributo alla qualità dell’aria di un albero adulto rispetto a uno giovane. Come abbiamo già ricordato (https://volerelaluna.it/territori/2023/07/04/torino-il-taglio-di-unalberata-contro-ogni-logica/), la decisione del Comune appare tanto più grave quanto immotivata. Infatti la deliberazione della giunta comunale n. 528 del 26 luglio 2022 che decide il taglio afferma che il viale di corso Belgio «è in condizioni di criticità», ma non rimanda ad alcun documento che dimostri appunto tale criticità. E il Comune non ha fornito alcuna prova di fronte alle rimostranze dei cittadini neppure successivamente. Una posizione che potremmo definire arrogante e che appare motivata solo e unicamente dall’intento di spendere soldi destinati (ironicamente) a “forestazione urbana”. I cittadini – come dicevamo – con un presidio permanente hanno reagito una volta tanto a questa decisione dell’autorità pubblica che non persegue fini di pubblica utilità, anche in considerazione del cambiamento climatico in atto e quindi della necessità di conservare, e anzi ampliare, il verde cittadino.

Ma dire “una volta tanto” in realtà non corrisponde al vero per quanto riguarda la metropoli subalpina. Infatti, si possono citare almeno altri quattro esempi di reazione dal basso a fronte di decisioni più o meno immotivate volte a sacrificare il verde anziché a tutelarlo (https://volerelaluna.it/territori/2022/08/19/torino-eliminare-il-verde/). La prima in ordine di tempo è stata quella della salvaguardia del Pratone Parella, nell’omonimo quartiere, dove al posto dell’ultimo residuo prato salvatosi miracolosamente dal cemento che lo circonda, si voleva realizzare un palazzetto dello sport. C’è stata una mobilitazione popolare con una raccolta firme per una Delibera di Iniziativa Popolare e il risultato di salvare questo lembo di verde si è infine raggiunto. Altra mobilitazione che si protrae da tempo – perché è da tempo che sarebbe segnato il destino dell’area verde – è quella del Giardino Artiglieri di Montagna, dove una delle aree verdi più vecchie e pregiate di Torino, in pieno centro e a fianco del Palazzo di Giustizia, verrebbe spazzata via per consentire la realizzazione di un supermercato Esselunga, grazie a un accordo tra la giunta piddina di Fassino e la grande distribuzione a marchio leghista. Anche qui un comitato spontaneo (Comitato Esse Non) e l’associazione studentesca Comala hanno avviato una resistenza non violenta che continua tuttora, benché il Comune appaia irremovibile. Una più piccola resistenza si registra poi in un altro angolo del centro circondato da un alto muro. Siamo in corso Principe Eugenio nell’area dell’ex Istituto Buon Pastore, dove al posto di un’attività socialmente utile, il Comune ha acconsentito alla Cogefa SpA (attiva anche nelle grandi opere) di realizzare la propria sede operativa e di azzerare il bosco in città venutosi a creare in decine di anni per lasciare il posto a un verde vivaistico, cioè l’ennesimo giardino (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/07/07/torino-lex-istituto-buon-pastore-ceduto-ad-unazienda-di-costruzioni-ma-dove-sta-linteresse-pubblico/6647421/). Al Prinz Eugen (come viene definito) vive stabilmente un piccolo nucleo di persone che hanno letteralmente adottato il bosco spontaneo. Infine, ultima novità, l’attuale Giunta vuole trasformare l’area dell’ex galoppatoio nel Parco del Meisino in una cittadella dello sport, quasi che ci fosse bisogno di altre strutture sportive, il che significherebbe la fine della naturalità dell’area, che, giova sottolinearlo, in questo caso è anche protetta. E anche qui è nato un comitato “Salviamo il Meisino” per la tutela dell’area (http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/12/meisino-da-unico-parco-urbano-torinese-a-vocazione-agricola-a-parco-dello-sport/).

Tanti comitati, un’unica sigla creata appositamente “Resistenza Verde” che si propone altresì la salvaguardia di un altro parco urbano, la Pellerina, dove si vorrebbe trasferire l’Ospedale Maria Vittoria (https://volerelaluna.it/territori/2023/06/07/torino-il-parco-della-pellerina-e-a-rischio/): un manufatto di sette piani per 20.000 mq, che vorrebbero ubicato qui sia Regione sia Comune. Tutti questi comitati sono in contatto tra loro e sono un grande esempio di democrazia dal basso e di tutela dei beni comuni. Laddove questa dovrebbe competere all’amministrazione pubblica, alla quale invece, ormai da tempo (come in altre grandi città italiane, tipo Milano o Roma), del bene pubblico non importa più.

(le foto nell’articolo sono prese nell’area boscosa del Prinz Eugen; quella in home page in corso Belgio)

Gli autori

Fabio Balocco

Fabio Balocco, nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (in quiescenza), ma la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, in particolare montano. Ha collaborato, tra l’altro, con “La Rivista della Montagna”, “Alp”, “Meridiani Montagne”, “Montagnard”. Ha scritto con altri autori: "Piste o peste"; "Disastro autostrada"; "Torino. Oltre le apparenze"; "Verde clandestino"; "Loro e noi. Storie di umani e altri animali"; "Il mare privato". Come unico autore: "Regole minime per sopravvivere"; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”; "Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni"; "Per gioco. Voci e numeri del gioco d'azzardo". Collabora dal 2011, in qualità di blogger in campo ambientale e sociale, con Il Fatto Quotidiano.

Guarda gli altri post di:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.