Riceviamo da Francesco Tresso, assessore al Verde della Città di Torino questa risposta all’articolo di Fabio Balocco “Torino: eliminare il verde!” (https://volerelaluna.it/territori/2022/08/19/torino-eliminare-il-verde/). La pubblichiamo volentieri con una breve replica dell’autore dell’articolo. (la redazione)
Desidero replicare all’articolo di Fabio Balocco “Torino: eliminare il verde!”, perché contiene alcune inesattezze e delinea un quadro che a mio modo di vedere non risponde al vero.
Premetto che sono d’accordo sul fatto che si debbano attuare politiche nette per quanto riguarda il verde cittadino: non sempre è stato così in passato ma oggi si tratta di scelte non procrastinabili se pensiamo al valore che gli spazi verdi urbani rivestono in termini sociali, di benessere e di contrasto alle emergenze climatiche. Uno dei problemi principali, in una città come Torino che ha storicamente avuto nella gestione del verde pubblico uno dei suoi punti di eccellenza, è oggi la scarsità di risorse che un livello di indebitamento elevato ha progressivamente ridotto da vent’anni a questa parte. Così si fatica mantenere adeguatamente i 16 milioni di mq di verde di proprietà della città (a Torino, il 37% della superficie comunale è costituito da aree verdi, e di queste circa la metà sono aree pubbliche), oltre al ricco patrimonio arboreo (160.000 alberi urbani più 250.000 in collina).
Ma veniamo ai punti evidenziati nell’articolo.
Prati Parella. Come Giunta abbiamo stabilito (emendando il Piano Esecutivo di Gestione, dopo un incontro con residenti e associazioni della zona) che il prato non verrà toccato per realizzare lo studentato previsto dalla precedente Amministrazione, in vista delle Universiadi. Mi sembra un segnale netto di discontinuità, anche se rimane il problema della manutenzione dell’area, che dovrà essere a carico del verde centrale in quanto la Circoscrizione non dispone di risorse sufficienti, definendo se lasciarla a prato magari prevedendo qualche piantumazione.
Giardino Artiglieri di Montagna. Non entro nel merito delle scelte urbanistiche passate, sicuramente non prive di errori oltre che di costi esorbitanti che si potevano evitare. Il progetto è nato sotto la Giunta Fassino ed è stato approvato dalla Amministrazione Appendino, e come è noto prevede il centro congressi e l’albergo costruiti sulle aree della ex Westinghouse e dell’ex Nebiolo, mentre la superficie di vendita di Esselunga realizzata sull’area del Parco Artiglieri di Montagna, occupandone più di metà. L’attuale Giunta si è fatta carico di una trattativa con Esselunga, ottenendo la modifica della viabilità di accesso a costo di maggiori oneri per l’operatore, al fine di salvaguardare le attività del centro di protagonismo giovanile Comala.
Ex Istituto del Buon Pastore. Ho svolto recentemente un sopralluogo nel giardino di corso Principe Eugenio insieme ai tecnici del verde. Sono presenti alcuni olmi spontanei, gelsi, magnolie, e un filare di cachi. Non ci sono alberi di particolare pregio e non si può parlare di bosco vetusto, anche se è in corso un processo di rinaturalizzazione dove trovano rifugio uccelli e insetti. Occorre considerare che in quel quadrante della città non ci sono aree verdi per la cittadinanza, e che oggi il giardino non è accessibile. In questo senso, la mia opinione è che si possa trovare un ragionevole compromesso (ci sono ampi margini per modificare il progetto del giardino presentato dal Cogefa) mantenendo una porzione di area a elevata “naturalità”, anche a scopo didattico, riservando il resto a un giardino con una vocazione maggiormente orientata alla fruizione. Non stiamo parlando di una grande superficie, in termini di servizi ecosistemici resi alla città – sono altre le aree che contribuiscono in modo rilevante – ma credo che un progetto complessivo che intenda valorizzare l’aspetto educativo, magari rifunzionalizzando gli edifici che affacciano sul parco per ospitare un centro sulla biodiversità, possa offrire un valore aggiunto per i/le cittadini/e e per le scuole del quartiere.
Ex galoppatoio del Meisino. La partecipazione a un bando del Ministero dello Sport sulla linea del PNRR ci consente oggi di portare a casa 11,5 milioni di euro, con cui recuperare il complesso edificato dell’ex galoppatoio. Si tratta di edifici abbandonati da decenni, in avanzato stato di degrado, che richiedono somme ingenti per il recupero o al limite per il loro abbattimento. Teniamo presente che l’intera area ricade all’interno della fascia B di esondazione del Po, e lo stesso progetto prevede interventi di messa in sicurezza, che limiterebbero sensibilmente la ricorrenza con cui il sito viene alluvionato. Per ottenere il finanziamento, è stata presentata al Ministero una scheda progettuale contenente una descrizione sommaria degli interventi, dove viene enfatizzata la possibilità di recuperare infrastrutture sportive (il galoppatoio, appunto) associando alla pratica sportiva all’aperto il concetto di educazione ambientale. Essendo risultato l’intervento nella lista dei progetti finanziabili, l’Amministrazione ha bandito una gara – ora in fase di aggiudicazione – per la redazione del PFTE (Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica), che dovrà tener conto delle indicazioni fornite dalla Giunta e dagli Uffici in merito alla progettazione. Il PFTE verrà quindi valutato per gli aspetti ambientali nell’ambito di una Conferenza di Servizi, in cui tutti gli Enti competenti (da ARPA a Regione Piemonte, da Città Metropolitana al Parco del Po, per citarne alcuni) dovranno esprimersi in merito alla fattibilità ambientale dell’intervento, con tutte le riserve che il sito, ubicato all’interno di una Zona di Protezione Speciale della Rete Natura 2000, comporta. In particolare, si dovrà ricorrere alla Valutazione di Incidenza (VincA), per accertare che gli interventi in progetto non pregiudichino l’integrità del sito. Nello scorso mese di luglio sono stati eseguiti sopralluoghi congiunti tra i tecnici del Verde pubblico e del Parco del Po, per mappare le zone maggiormente sensibili ed evitare interferenza con le aree in cui si prevedono attività sportive. Analisi più approfondite porteranno a confermare o meno la fattibilità legata alla realizzazione di impianti atti ad ospitare le diverse discipline sportive ipotizzate. Personalmente, credo fermamente che il sito e gli edifici dell’ex galoppatoio, ubicati alle porte della città lungo la pista ciclabile che risale il Po e in prossimità dei sentieri che si diramano verso la collina, si prestino idealmente a ospitare un punto di attestamento della ciclovia VenTO-Eurovelo 8, offrendo informazioni e servizi per i cicloturisti in arrivo o in partenza a/da Torino. Inoltre, in ragione dell’elevata valenza ambientale sopra richiamata, tenendo anche presente che siamo all’interno della Riserva della Biosfera della Collina del Po (Mab-Unesco), si prevede di adibire una parte degli edifici a polo di educazione e di informazione ambientale, comprensivo di spazi per la didattica e per gli incontri.
* Francesco Tresso è assessore al Verde della Città di Torino
Per quanto riguarda i Prati Parella, non risulta che sia ancora stata posta la parola fine all’annosa vicenda. Prendo atto che è questa la volontà della Giunta e personalmente suggerisco di ripiantare eventuali alberi che saranno estirpati (perché lo saranno) dall’area dell’ex Buon Pastore, in modo da dare continuità alla vita ed evitare costi per la collettività.
Giardino Artiglieri di Montagna. Per il passato, l’assessore ammette l’evidenza del danno alla collettività strettamente monetario arrecato dalle giunte PD rette da Chiamparino prima e da Fassino poi, e per il presente/futuro, ammette altresì l’eliminazione del giardino, con un’ulteriore perdita secca in termini di vivibilità per la popolazione.
Per quanto riguarda l’area dell’ex Buon Pastore, l’assessore nega si tratti di bosco in senso stretto, ma ammette che l’area si sta rinaturalizzando. Evidenzio peraltro che: 1) l’area verde è anche qui, come per il Giardino Artiglieri di Montagna, su terreno profondo; 2) la presenza di olmi centenari non può passare inosservata visto che furono sterminati dalla grafiosi ed averne costituisce un’enorme ricchezza; 3) se il giardino boscoso non è accessibile, questa è solo la volontà dell’amministrazione comunale. Io vi sono stato all’interno più volte e so che sarebbe tranquillamente fruibile dalla cittadinanza anche con un eventuale percorso didattico. Eliminare il verde attuale per piantare degli alberelli da vivaio significherebbe – l’assessore certo non può ignorarlo – oltre che una spesa inutile (anche se sostenuta da Cogefa), perdere una capacità rilevante di cattura della CO2 nel centro di Torino, la cui aria è notoriamente gravata da alte percentuali di anidride carbonica e polveri sottili.
In ultimo l’ex Galoppatoio del Meisino. Mi permetto di dubitare che le attività ivi previste («ciclocross, mtb, pump track, skiroll, biathlon, nordic ski, arrampicata sportiva, cricket e fitwalking cross») siano compatibili con una rigorosa osservanza dei vincoli imposti dalla rete Natura 2000. Se saranno solo ripristinati gli edifici, se non sarà tagliato un albero, se non verrà alterata la morfologia, giuro che sarò il primo a rallegrarmi, anche se mi domando: perché agire proprio su un’area protetta? La municipalità non ha proprio altri terreni, degradati o dismessi?
Infine mi permetto di suggerire alla Giunta attuale un cambiamento di paradigma. Torino è una delle città più inquinate d’Europa, aumenteranno le temperature, diminuiranno le precipitazioni, e occorrerà prenderne atto e attrezzarsi di conseguenza. Stop al consumo di suolo, piantumazione di alberi autoctoni secondo logiche naturalistiche e non di architettura del paesaggio, eliminazione dell’impermeabilizzazione del suolo ove possibile, dovrebbero essere le parole d’ordine di una Giunta che ci tenga alla salute degli amministrati. E degli amministratori.
Fabio Balocco
Nella homepage particolare del parco del Meisino a Torino