No, non è uno scherzo, è una reale vicenda tragicomica. Le città del Veneto saranno attraversate da una mostra itinerante organizzata della Regione con il titolo “#AndràTuttoBene” curata dal Teatro stabile del Veneto e allestita da un noto studio di design e comunicazione (Adriani & Rossi. Discover your genius) realizzata con disegni, pensieri e messaggi di bambini creati durante la pandemia. Nella presentazione è scritto che l’obiettivo della mostra è «riflettere su quanto è accaduto alla luce dei vissuti riflessi dai bambini e dai ragazzi». Anzi dai «bimbi veneti» (stando alla declinazione di genere bambine e ragazze sembrano escluse). Un intento certamente interessante e delicato, che ci si aspetterebbe venisse indagato da psicologi, educatori particolarmente sensibili ed esperti di traumi collettivi. E invece – spiega la cartella data alla stampa dalla Regione del Veneto – la mostra «è nata in modo spontaneo nel periodo di confinamento», come «raccolta di disegni che i bambini hanno inviato al loro presidente Zaia».
Ma come hanno fatto i bambini a venire in contatto con il “loro” salvatore? Attraverso l’«appuntamento quotidiano con la conferenza stampa del Presidente [quella, per intenderci, che ha catturato anche l’attenzione di Crozza, facendone diventare un caso nazionale, ndr], durante la quale si è instaurato un vero e proprio dialogo empatico tra chi con fatica, impegno e dedizione cercava di portare il Veneto dall’altra parte della riva e chi da casa aspettava con ansia l’aggiornamento dell’evolversi della situazione». Così che: «Quasi per gioco è iniziata una corrispondenza tra i bambini e il Presidente, corrispondenza fatta di disegni, di sculture, di forme artistiche». Zelanti funzionari regionali hanno raccolto ben 838 disegni, 13 sculture, 76 pensieri-messaggi, un videomessaggio. Saranno esposte anche fotografie con ritratti al personale sanitario, gigantografie delle città durante il lockdown «con parte dell’immagine in materiale scrivibile (tipo lavagna). Saranno forniti i gessetti per scrivere» – ci assicurano gli organizzatori. Ci saranno anche «un giardino della creatività (costituito da erba sintetica)» e, per finire, nel percorso per le scuole dell’infanzia e primarie, »le classi potranno integrare la visita con Gioco dell’Oca Covid 19». Mi immagino quali potranno essere le caselle a rischio di questo macabro gioco: la nonna in isolamento nella Casa di riposo; il pediatra di base che non fa visite a domicilio; l’autobus sovraffollato per andare a scuola… Tanto, è andato tutto bene!
La corrispondenza amorosa tra i bimbi veneti e Zaia non poteva che dare «frutti spettacolari. Emozioni liriche, poetiche, attinte a un pensiero magico, tipico dell’infanzia e trasferite sul foglio con l’intensità e la grazia e la spontaneità di un mondo puro e incantato. Tanti i temi che emergono. Dalla rappresentazione del Coronavirus […] alla casa, quale guscio protettivo. Dalla scuola […] alle immagini dei pulcini, come immediato processo di identificazione del sé. Dalla natura […] alla rappresentazione del loro Presidente. Dai disegni e dalle lettere raccolti emerge il ruolo fondamentale che il presidente Zaia ha ricoperto. Una figura di grande valore simbolico e protettivo a cui i bambini delle varie fasce d’età hanno fatto riferimento costante. Una figura paterna, divenuta familiare e che quotidianamente dagli schermi televisivi ha accompagnato le giornate di tutta la famiglia. Soprattutto necessaria nel bisogno espresso dai bambini di diventare soggetto e oggetto di cura».
C’è da non credere! Viene in mente il ventennio. Forse meglio Isabel Peron. E invece è tutto qui il segreto che spiega il fenomeno del 75 per cento dei voti presi da Luca Zaia. Una forma di governo interamente strutturata al fine del consenso; capillare, ordinario, ben disciplinato, patriarcale.
L’articolo è tratto dal sito Comune-info, con cui è in atto un accordo di collaborazione