Roma. Uno spazio sociale al tempo del lockdown

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A Roma nel quartiere Tor Marancia dell’VIII Municipio a via Fontanellato c’è una Casa del Popolo gestita dalla associazione onlus “Che Guevara Roma”. Oramai da qualche anno organizza corsi gratuiti per circa 150 migranti l’anno (che consentono a molti di loro di superare l’esame di italiano B1 per la richiesta di cittadinanza), raccoglie alimenti e vestiario nel quartiere che poi distribuisce ad associazioni che ospitano persone in difficoltà come Baobab Experience, organizza corsi di autodifesa personale per ragazze e donne, offre consulenze legali, psicologiche e persino un dentista popolare, ospita altre associazioni che non hanno sede, aiuta migranti ma anche “indigeni” a disbrigare pratiche burocratiche e altro.

Come può, in questo periodo di isolamento, una Casa del Popolo come il Che Guevara continuare ad erogare i suoi servizi? Questa è la domanda che ci siamo fatti subito dopo la decisione del Governo di “state a casa”, perché da subito ci siamo resi conto che i bisogni e le difficoltà  sarebbero aumentati e si sarebbero sommati a quelli ordinari. Ovviamente eravamo e siamo consapevoli dei nostri limiti, del poco che riusciamo a fare, ma nella difficoltà diventano importanti tutti i momenti di conforto, tutti. E noi non volevamo disertare.

Chi prova a essere utile a chi ha difficoltà, da subito ha percepito che il necessario lockdown ci avrebbe certo protetti dal virus, ma avrebbe aumentato i problemi, esasperandoli, e avrebbe gettato nella disperazione molte persone. Chi ha redditi temporanei e non regolari, i migranti, i poveri, chi è precario, chi ha perso il lavoro, chi è malato, gli artigiani, i negozianti e i loro dipendenti, chi non ha una casa, sono certamente la parte di popolazione più colpita da questa surreale situazione. Abbiamo allora cercato di immaginare quali aiuti e servizi potessero essere erogati da remoto, sfruttando social, telefonini o computer.

Non è stato facile neanche pensarlo, dato che molti di noi sono “diversamente giovani” e non hanno una naturale predisposizione tecnologica. Abbiamo fatto allora un grande lavoro per provare a “domare” le risorse tecnologiche e utilizzarle. E siamo riusciti a mettere online le lezioni di italiano per la nostra scuola, e anzi le abbiamo arricchite con la collaborazione dell’Associazione “Donne di Carta” (anche loro nella Casa del Popolo) che si sono offerte di leggere favole e storie per bambine e bambini. È stato bellissimo ritrovare le nostre ragazze ed i nostri ragazzi attraverso i telefoni o sul computer. Ed è stato bellissimo leggere la sorpresa e la contentezza sui loro volti e su quelli dei loro genitori. Abbiamo attivato, grazie alla disponibilità e generosità di una professionista, uno sportello di aiuto e di ascolto psicologico gratuito a distanza: la notizia è stata lanciata sui social; chi ha bisogno ci scrive una e-mail, lascia il suo telefono e successivamente la psicoterapeuta lo ricontatta. È attivo uno sportello legale popolare con un professionista che offre consulenze e assistenza sempre attivabile con una e-mail. Abbiamo utilizzato tutti i nostri spazi comunicativi per dare informazioni e suggerimenti su come richiedere le misure di sostegno al reddito attivate da Comune, Regione e Stato e offerto aiuto a chi aveva difficoltà a farlo da sé. E abbiamo anche pensato a come potevamo contribuire a tenere in contatto il nostro quartiere malgrado non si possa uscire e non ci si possa incontrare: così abbiamo cominciato a videointervistare il sacerdote, l’avvocato, il poliziotto, il tabaccaio, il medico, l’infermiere, il senzatetto, il benzinaio etc. perché ci raccontassero come vivono questo periodo inaspettato, come continuano a vivere il nostro quartiere deserto.

Molto altro ancora si può ancora fare e molte e molti sono quelli che ne hanno bisogno. La nostra Casa del Popolo è aperta a tutti con la sola discriminante antifascista. Il lockdown ci ha restituito molto tempo che prima veniva bruciato dal lavoro e dallo stress. E abbiamo scoperto che si può lavorare meno e meglio. È urgente lottare per conquistarci definitivamente una riduzione generalizzata degli orari di lavoro perché il lavoro scarso sia distribuito tra tutte e tutti. E parte del tempo liberato potremmo usarlo per coltivare i nostri affetti e i nostri interessi ma anche per dedicarne parte a chi ha bisogno. Tra un po’ torneremo alla normalità, probabilmente una “nuova” normalità, e allora sarebbe bello vedere che questo periodo di forzosa inattività ha fatto aumentare la voglia di fare per aiutare e aiutarci. Perché il periodo di conquista della nuova normalità sarà difficile e per molti, senza un sostegno, un aiuto, un volto amico, potrebbe essere drammatico!

Dal 22 giugno ripartiremo in sede con la scuola d’estate: una vasta proposta di corsi d’italiano per migranti (adulti e minori) di vari livelli di difficoltà. Oltre 15 volontarie e volontari saranno disponibili nei mesi di giugno e luglio (e in parte anche ad agosto) per mettersi a disposizione delle comunità migranti del municipio VIII di Roma al fine di recuperare, insieme, ciò che il periodo di quarantena ha messo in difficoltà: partecipazione, fratellanza e solidarietà. Nei corsi estivi oltre a rafforzare le basi della lingua italiana informeremo le comunità di quell’insieme di doveri e diritti (a partire da tutte le possibilità di sussidi legati all’epidemia di Covid-19) che appartengono a tutte le donne e gli uomini che vivono nel nostro paese e saremo a disposizione per districarsi nella burocrazia. Perché insieme ne veniamo fuori mentre da soli non siamo nulla.

Gli autori

Casa del popolo Che Guevara

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