Val Susa: a Condove il cinema è magia

image_pdfimage_print

Il cinema è magia, ma anche distanza dal mondo reale, con tutti quei divi e tappeti rossi, un po’ favola e un po’ glamour. Acchiappare la Settima Arte pare un sogno impossibile, ma non per chi decide di battere un’altra strada per raggiungere lo scopo. Sempre più spesso si legge di produzioni dal basso, crowdfunding e via si parte, davvero con quattro soldi. Quando c’è una storia da raccontare si trova l’energia giusta. Quella delle Officine Moncenisio di Condove, che ha attraversato una buona parte del secolo scorso (dal 1906 al 1977), ha tutte queste caratteristiche e coincide procedendo di pari passo con l’evoluzione demografica, urbanistica e sociale del paese, con la crescita della sua comunità. All’inizio le maestranze fanno chilometri a piedi scendendo dalle borgate, svegliandosi alle prime luci per accudire le bestie in stalla e poi consegnarsi ai turni in fabbrica. Un altro mondo.

Il cavalier Fortunato Bauchiero programmò e attuò uno sviluppo complessivo del paese dotandolo di case per gli operai e villette per gli impiegati. Opere sociali come il poliambulatorio, la mensa aziendale, le scuole professionali, il dopolavoro, il campo sportivo, hanno lasciato un’impronta indelebile per la Condove degli anni a venire e su quella odierna. Negli anni ’60 la Moncenisio era diventato il più grande stabilimento metalmeccanico della Valle di Susa e arrivò a occupare oltre mille dipendenti.

La notorietà della fabbrica superò i confini locali e anche quelli nazionali quando, nel settembre 1970, i lavoratori delle Officine Moncenisio, riuniti in assemblea, approvarono all’unanimità una mozione con la quale si opponevano alla fabbricazione di armi e materiale bellico. Un’obiezione di coscienza, guidata da Achille Croce, considerata ancora oggi un caso unico nella storia dell’industria e che è stato recentemente ricordato anche in una puntata della trasmissione televisiva di Rai1 “A sua immagine” da don Luigi Ciotti con le testimonianze del sociologo Marco Revelli e dell’ex sindaco di Condove, già operaio della Moncenisio, Massimo Maffiodo.

Massimo Maffiodo, sindaco comunista, fu eletto nel 1975 a 29 anni e per i successivi venti restò alla guida del Comune, fino al 1995. Operaio alla Monce, lo ricordano attraversare la strada senza mai togliersi il “toni” e andare in Comune per incontrare i cittadini e, perché no, gli stessi padroni della fabbrica.

Alla Moncenisio negli anni sono avvenuti molti cambiamenti nelle lavorazioni: dai vagoni ferroviari all’acciaio, dalle produzioni per il periodo bellico alle macchine per fare le calze.

I condovesi di oggi sono un po’ tutti figli e nipoti delle Officine Moncenisio, le esistenze di tante famiglie hanno ruotato per anni intorno alla vita della fabbrica e i loro tempi sono stati influenzati e scanditi, ancor più che dall’orologio, dal suono della sirena che faceva aprire e richiudere il grande portone di via Torino dove entravano e uscivano i lavoratori e le lavoratrici, come il soffio d’aria di un “mantice” che li aspirava ed espirava a ritmo regolare. Oggi quel portone è ancora lì, così come dell’insediamento originale è rimasta la palazzina che ospitava gli uffici e da un’apertura del muro perimetrale si può tuttora vedere il “trenino” che faceva la spola con la stazione ferroviaria per trasportare i dipendenti che viaggiavano in treno. Sono importanti reperti di archeologia industriale, ma soprattutto luoghi della memoria, e per molti condovesi (e non solo) “posti dell’anima e del cuore” in cui si sono consumate storie fatte di gioie e fatiche, di soddisfazioni e sofferenze dei loro genitori e dei loro nonni.

 

Il Valsusa Filmfest, fondato nel 1997 sui temi della memoria e dell’ambiente, ha voluto riprendere quella storia, attraverso un docufilm, per la regia di Luigi Cantore, in collaborazione con il Comune e con l’associazione Moon Live, che verrà presentato nel prossimo mese di aprile in occasione della 24ª edizione del festival. È partito così l’assalto al cielo. La magia del cinema si è trasferita a Condove, con pochissimi mezzi ma tanta determinazione. Le scene vengono girate sempre con grande pathos, molte comparse, e ancora di più i curiosi, che all’inizio assistono e poi portano un contributo di storie e di memoria: «Mi sono ricordato di questo e quello». Luigi Cantore ha un grande merito, quello di saper ascoltare e raccogliere con umiltà questi racconti di vita: «Mi suonano al campanello di casa per portarmi oggetti, reperti dell’epoca». La parte di fiction verrà integrata con interviste dei protagonisti (testimoni e discendenti) e il titolo sarà Noi siamo i figli della Monce.

E comunque sia è già un successo per la grande partecipazione della comunità che si ritrova e identifica. Un grande gioco collettivo al quale tutti possono partecipare e contribuire. In poco tempo sta diventando un caso e alla Fiera di Condove, come quando è stata usata per le riprese di una scena del film, i selfie e il red carpet sono stati tutti per la mitica “Temperino”, l’autovettura che dopo la Grande Guerra venne costruita in parte anche nelle Officine Moncenisio: uscita per l’occasione dal Museo dell’Automobile di Torino e tornata in gran spolvero a casa sua per due giorni.

Gli autori

Chiara Sasso

Chiara Sasso vive e lavora in Val Susa ed è naturalmente impegnata nel Movimento No Tav. Attiva nel mondo dell'ambientalismo, è tra i fondatori del Valsusa Filmfest e fa parte del coordinamento della Rete dei Comuni solidali (Recosol). Presidente della Fondazione "E' Stato il Vento", è autrice di numerosi libri su temi sociali e ambientali tra cui Riace, terra di accoglienza (Edizioni Gruppo Abele, 2012), Trasite, favorite. Grandi storie di piccoli paesi. Riace e gli altri (Carta/Intra Moenia, 2009) e Le mucche non mangiano cemento. Viaggio tra gli ultimi pastori di Valsusa e l'avanzata del calcestruzzo (con Luca Mercalli, SMS, 2004).

Guarda gli altri post di: