Albugnano, fare agricoltura biologica

image_pdfimage_print

La Cooperativa Agricola Terra e Gente, nella Cascina Penseglio di Albugnano (AT), è una delle realtà agricole più interessanti del Piemonte. Attiva da diversi decenni, essa soffre oggi per la mancanza di ricambio nei soci. Erano nove, quando nacque, adesso sono solo più cinque. Questa è l’intervista a Franco Fischetti, che della cooperativa è stato uno dei fondatori.

Franco, parlaci della nascita della cooperativa: chi l’ha creata, quali erano i presupposti e gli obiettivi, come si è evoluta nel tempo. 

La cooperativa nacque nel 1983, dopo 10 anni di lavoro in comune, su terreni in affitto sempre con metodo biologico. C’era l’esigenza di darsi una forma legale in linea con le nostre scelte, di lavoro in comune, su una proprietà comune; la nostra cascina è stata comprata come cooperativa nello stesso anno, e ci è piaciuta per le possibilità che offriva e offre, e per non avere confini inquinati.

Avevate e avete conservato una matrice cattolica?

La nostra comunità è di matrice cattolica, nata da un frate cappuccino, ma questa è una scelta personale, che non riguarda la cooperativa, che è una scelta più politica.

Siete in contatto con altre realtà simili alla vostra? Avete contatti con Gruppi di Acquisto Solidale?

Siamo in contatto con molte altre realtà sia di aziende e cooperative agricole biologiche sia di gruppi che operano nel sociale.

All’epoca in cui avete fatto la scelta del biologico, non erano tante le realtà di questo tipo. Mi viene in mente, in Piemonte, Il Frutto Permesso, di Bibiana. Siete stati quasi dei pionieri, anche se, a onor del vero, fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo la chimica in agricoltura non era quasi conosciuta: c’è stata una conversione veloce alla chimica ma anche un veloce ripensamento da parte di molti. 

La chimica in agricoltura credo sia stato un inganno che ha ben fruttato alle industrie chimiche che miravano al controllo della catena alimentare, anche tramite la proprietà delle sementi.  Più che un ripensamento, per noi è stata una resistenza e consapevolezza che quella strada era solo immagine, con pericoli per l’ambiente di cui facciamo parte.

Il biologico al dettaglio spesso ha costi abbastanza elevati, come se fosse destinato a una sorta di élite.

Sui prezzi elevati dei prodotti bio penso che bisognerebbe considerare il rapporto qualità prezzo, inoltre tenere presente che il prodotto chimico scarica sulla società i maggiori costi derivati dall’inquinamento. Infine, c’è da considerare che esistono anche problemi di distribuzione dei prodotti bio, e anche questo incide sul costo finale.

Indipendentemente dal biologico, esiste una agricoltura di élite: nella Bassa Langa, un ettaro di terreno può costare milioni di euro. Mi raccontavi che vicino a voi ci sarebbe una possibile iniziativa chiamiamola “snob” in campo agricolo.

La proposta della Bassa Langa non mi piace per varie ragioni: intanto si va verso una monocultura spinta con perdita di biodiversità, contraria all’agricoltura biologica; inoltre l’alto prezzo del terreno favorisce le grandi imprese, e non certo i piccoli agricoltori. Questi i dubbi principali.

Voi praticate l’agriturismo. In rete ci sono un sacco di offerte (penso alla Toscana) che di agriturismo hanno molto poco, ma in compenso prezzi da hotel, piscine, Jacuzzi e quant’altro. 

L’agriturismo ci è stato utile, perché ci ha molto aiutato economicamente, ma anche perché ci ha permesso di avere un contatto diretto con i consumatori, e farci conoscere: certamente bisogna essere prima agri e poi turistici. Collegata all’agriturismo, abbiamo, con altre aziende, iniziato a fare azienda didattica già negli anni Ottanta, ed è stata una esperienza estremamente interessante.

Voi immagino abbiate molti rapporti con giovani: trovi che la sensibilità ambientale nei giovani sia aumentata? Sei ottimista riguardo al futuro?

Ho sempre fiducia nelle nuove generazioni, questo anche se talvolta hanno metodi e atteggiamenti che non capiamo. Del resto, se penso alla mia esperienza degli anni 60 e alla difficoltà che avevamo di affermare le nostre idee…

Le associazioni di tutela dell’ambiente sono in profonda crisi. Sai fornire una tua spiegazione al riguardo? 

Sulle associazioni di tutela ambientale non saprei esprimermi, ma ne conosco che hanno buone iniziative; forse bisogna trovare anche forme nuove adatte ai tempi.

Quale futuro per la cooperativa? Auspicate che entrino dei giovani che provvedano, permettimi, a rottamarvi?

Anche noi, come cooperativa, abbiamo bisogno di forze nuove, avendo oramai una certa età. Abbiamo bisogno di giovani che, fermi restando i principi di solidarietà tra le persone e con gli altri passeggeri di Gaia, utilizzino queste strutture e questo territorio per iniziative le più varie, secondo le esigenze e le idealità di tutti e di ciascuno.

Gli autori

Fabio Balocco

Fabio Balocco, nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (in quiescenza), ma la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, in particolare montano. Ha collaborato, tra l’altro, con “La Rivista della Montagna”, “Alp”, “Meridiani Montagne”, “Montagnard”. Ha scritto con altri autori: "Piste o peste"; "Disastro autostrada"; "Torino. Oltre le apparenze"; "Verde clandestino"; "Loro e noi. Storie di umani e altri animali"; "Il mare privato". Come unico autore: "Regole minime per sopravvivere"; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”; "Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni"; "Per gioco. Voci e numeri del gioco d'azzardo". Collabora dal 2011, in qualità di blogger in campo ambientale e sociale, con Il Fatto Quotidiano.

Guarda gli altri post di: