Un “giallo” si aggira per la Calabria: qualcuno vuole “eliminare” un magistrato. Come tutti i “gialli” che si rispettano turba e coinvolge. C’è un’anomalia: il “morto” non è morto ma non ci sono dubbi che qualcuno lo voglia metaforicamente “uccidere”.
Saremo l’estrema periferia dell’Italia ma non siamo con l’anello al naso.
È lecito domandarsi cosa ci sia dietro Il Giornale, quotidiano della destra lombarda, nel momento in cui spara in prima pagina una notizia “esclusiva” proveniente dalla piccola Procura di Locri: «Una toga allertava Lucano»! Si tratta veramente di una notizia clamorosa? Oppure l’inconsistenza della notizia deve essere nascosta dallo spazio della prima pagina?
Di certo c’è solo la richiesta della Procura di Locri di archiviare un procedimento giudiziario di cui nessuno sapeva l’esistenza e le “notizie” esclusive che Il Giornale riporta con grande evidenza sono fatti noti a tutti e già da molti mesi. Riguardano le intercettazioni di un magistrato della Corte d’appello di Catanzaro, Emilio Sirianni, e il sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
La Procura di Locri non ha ritenuto che nell’intercettazione vi sia nulla di penalmente rilevante. Si tratta solo di dialoghi tra due amici di vecchia data ed entrambi impegnati ad aiutare gli ultimi della terra e nessuna importanza può avere il fatto che l’uno sia indagato a Locri e l’altro un magistrato in servizio a cento chilometri di distanza.
Sirianni non avvicina nessun collega a favore del suo amico Mimmo Lucano, non tenta di corrompere nessuno, non induce Lucano a inquinare le prove, non fornisce notizie riservate che comunque non potrebbe conoscere, non lo invita a falsificare documenti oppure a trovare testimoni falsi. Fornisce solo qualche consiglio come farebbe un medico verso l’amico ammalato, o un architetto nei confronti di un amico che sta costruendo la propria casa. Tutto qui!
Quindi dov’è la notizia “esclusiva” e da prima pagina su un giornale che si stampa a Milano? Non lo sappiamo!
Tra l’altro, il quotidiano rivela che nei dialoghi tra Sirianni e Lucano si muovono delle critiche severe al dottor Gratteri. E qui il giallo si tinge di mistero: che c’entra il procuratore di Catanzaro con l’inchiesta di Riace? Nulla! Se non per una frase pronunciata da Gratteri nel corso di una trasmissione televisiva, quando a proposito di Riace, per ben due volte, scandisce: «leggete le carte», «leggete le carte». Evidentemente Gratteri aveva trovato il tempo di leggere le carte e le aveva ritenute interessanti. E probabilmente Sirianni e Lucano avranno trovato strano che un magistrato così impegnato abbia trovato il tempo di leggere “carte” che nulla c’entravano con la procura di Catanzaro e men che meno con la mafia.
Fin qui i fatti! Resta il giallo!
Chi ha fatto la rumorosa “soffiata” al quotidiano milanese e perché questo sbatte Sirianni in prima pagina? Chi è l’autorevole “informatore” e per conto di chi ha operato? La “fonte” de Il Giornale non può essere la Procura che non ha mai ritenuto di evidenziare i dialoghi tra Sirianni e Lucano e non ha colto in essi nulla di penalmente rilevante.
Quindi, altri sono gli informatori e non si tratta di qualche appuntato (pur con tutto il rispetto dovuto) o di qualche applicato alla cancelleria: non avrebbero avuto “l’onore” della prima pagina! È ipotizzabile che Il Giornale abbia voluto dare una mano di aiuto a qualche personaggio misterioso che opera in Calabria e che vuole distruggere Riace per quel che significa non solo in Calabria ma in tutta Italia e oltre.
Qual è il circuito che si attiva in casi come questo? Questo è il cuore del “giallo”: trovare il nesso tra la “non notizia” di Locri e la prima pagina de Il Giornale. Non siamo in grado di dare altri indizi se non uno: il 30 aprile, Il Giornale ritorna (ancora in prima pagina) sulla pseudonotizia e informa che presso il Consiglio superiore della magistratura è stata aperto un fascicolo nei confronti del dottor Emilio Sirianni. Così come il giorno prima lo stesso quotidiano si era augurato. Verrebbe da dire: missione compiuta!
Non solo Riace, ma tutto ciò che vi sta intorno deve essere distrutto perché nella periferia della nazione non possono nascere fiori ma tutto deve essere mafia, ’ndrangheta e malaffare. Tutto sottoposto all’occhio vigile dei grandi inquisitori.
Così va il mondo… questo mondo!
Non c’è bisogno di ulteriori commenti. Abbiamo una sola certezza: c’è una Calabria democratica, la cui voce è sempre più flebile ma che si vuole assolutamente distruggere. Ed è questa stessa Calabria dignitosa, bella, combattiva e democratica che, come Kobane, continua a resistere nonostante l’insopportabile disparità di forze tra le forze in campo! Ma per quanto tempo ancora?