Come ogni anno, nell’imminenza del 25 aprile, si è aperto Valsusa Filmfest. Il festival, fondato dall’ANPI e dai comitati ambientalisti, è giunto ormai alla XXIII edizione e propone, oltre al tradizionale concorso suddiviso in alcune sezioni, molti eventi collaterali tutti a ingresso gratuito (tutto il programma si può leggere in www.valsusafilmfest.it).
Quest’anno il festival è dedicato al libro di Bruno Arpaia Qualcosa, là fuori (Guanda, 2019): pianure screpolate, fiumi aridi, cambiamenti climatici… Lunedì 15 aprile l’autore incontra al liceo di Bussoleno e di Susa studenti che hanno letto il libro e vogliono approfondire.
Il festival è stato inaugurato il 9 aprile con una serata dedicata a Nuto Revelli nel centenario della morte. Il professor Gastone Cottino ha ricordato lo scrittore, il partigiano, il tenente degli alpini. Durante la serata c’è stato un omaggio da parte di alcuni margari, testimoni della civiltà alpina, che hanno fatto sentire la loro voce attraverso il suono dei rodon (i campanacci delle mucche al pascolo). Poi, il film Piazzati, di Giorgio Diritti, ha collegato il passato con il presente sul tema dell’immigrazione. Il documentario, girato nelle valli Occitane, presenta un fenomeno esteso nella prima metà del Novecento: quello dei figli di famiglie di contadini poverissime che, durante una fiera chiamata de l’Ubaye, venivano “piazzati” in famiglie benestanti come forza lavoro.
L’11, 12 e 13 aprile si è svolto a Villar Focchiardo un work (gratuito) per giovani filmaker con tre registi importanti: Daniele Gaglianone, reduce dai suoi tour con il documentario Dove bisogna stare, Marco Ponti, che ha presentato un documentario storico su Gli schiavi di Hitler, e Andrea Segre, da sempre impegnato sui temi dell’immigrazione. Inoltre c’è stata la possibilità di conoscere un altro grande attore, Ivano Marescotti.
Il programma proseguirà con una giornata dedicata alla memoria dell’avvocato Bianca Guidetti Serra, in collaborazione con il comitato per il centenario della sua nascita.
Quest’anno il Premio che porta il nome del partigiano e fondatore del festival Bruno Carli verrà consegnato, domenica 28 aprile, a Giovanna Marini «per aver mantenuta viva la memoria della tradizione musicale e popolare, per aver raccontato le lotte degli operai, dei contadini, per aver dato voce e riscatto agli ultimi: storie di vita che non sarebbero mai arrivate a un grande pubblico». A consegnare il premio sarà Domenico Lucano.
Intanto, sabato 13 aprile c’è stato, ad Avigliana, un incontro tra la comunità valsusina e Vandana Shiva (reso possibile dalla traduzione di Lisa Ariemma). Ecco un passaggio del suo intervento: «I progetti infrastrutturali come il TAV, che localmente nessuno vuole mentre lo vogliono a livello più alto, sono amati tantissimo perché generano un sacco di soldi, tanto cemento, tanto acciaio e tanti contratti. Quello che io ho capito della politica oggi è che i politici danno i contratti e le aziende che lavorano poi danno soldi ai politici. Se il tuo cibo è prodotto a livello locale Monsanto non prende i soldi e neanche il governo. Quando uno dice “dobbiamo avere più infrastrutture, ci servono più infrastrutture come il TAV”, io voglio che si finisca la frase, voglio che si chiarisca cosa vuol dire più infrastrutture. Cosa? sistema ecologico, buona salute, economie locali, sole, terra pulita, aria pulita? Sono queste le infrastrutture per la vita e abbiamo bisogno di far crescere queste infrastrutture. Per puntare su infrastrutture della velocità e del profitto ci siamo dimenticati delle infrastrutture per la vita e di vivere. Una pianta non ha bisogno di correre…».