Bisognava muoversi: immagini altre dalla Torino di fine millennio

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Si conclude in questi giorni a Torino la rassegna cinematografica BISOGNAVA MUOVERSI. Immagini altre dalla Torino di fine millennio, dedicata a tre registi indipendenti torinesi: Armando Ceste, Alberto Signetto e Alessandro Tannoia.

La rassegna intende restituire ai registi una visibilità spesso negata dalle istituzioni e dal sistema produttivo, cercando così di approfondire cosa significasse creare immagini nelle ultime tre decadi del Novecento e agli albori del nuovo millennio a Torino. Considerata la grande produzione dei tre autori, viene presentata una selezione di titoli divisi in quattro appuntamenti diffusi per la città (8 ottobre, cinema Massimo: Linguaggio e sperimentazione; 12 ottobre, Unione culturale Franco Antonicelli: Discipline artistiche; 16 ottobre, cinema Classico: Torino postindustriale; 18 ottobre, cinema Fratelli Marx: Politica e rivolta) accompagnati da una mostra grafica.

Armando Ceste, Alberto Signetto e Alessandro Tannoia hanno operato a Torino nel mondo del cinema a cavallo tra gli anni Ottanta e i primi anni 2000, in forme diverse e spesso molto personali.

Tutti e tre hanno avuto la capacità di irradiare energia creativa intorno a loro, non solo con le loro opere ma anche con la loro persona e il loro agire sociale. Tre personalità complesse che hanno vissuto in maniera intensa e creativa il periodo a cavallo del secolo e del millennio, coinciso con i grandi mutamenti dalla città-fabbrica verso la città-non-si-sa-bene-cosa, mutamenti di cui sono stati, nel corso del tempo, interpreti, testimoni e vittime.

Questi tre registi appartenevano a un’area culturale alternativa, avevano a diverso titolo legami con la politica dei movimenti, con l’underground e con le tendenze artistiche e creative che si muovevano in quegli anni a Torino, in Italia e all’estero. Non erano naturalmente i soli in città, ma erano sicuramente tre figure simbolo.

Abbiamo avuto la sfortuna di perderli relativamente presto, a poca distanza l’uno dall’altro, nello stesso ordine in cui erano nati: prima Armando, poi Alberto e alla fine anche Alessandro, tra il 2009 e il 2014. E certamente questo è stato uno stimolo iniziale per una riflessione su di loro, prima presi singolarmente, poi provando a “metterli insieme”: in questa decade sono mancati anche altri amici e registi di quell’ambiente torinese, penso ad esempio a Nicola Rondolino, che mi fa piacere ricordare, la cui filmografia ha meno appigli e punti di contatto con quella dei nostri tre, ma è assai vicino a loro dal punto di vista umano e di pensiero.

I tre erano, messi insieme, delle figure cinematograficamente pure, determinate ed esuberanti, come dimostrano anche le similitudini visive più estreme in alcuni film, realizzati in anni spesso diversi tra di loro.

Erano puri nel perseguire un’idea di cinema che doveva essere inderogabilmente la loro, alla quale tutti e tre hanno letteralmente dedicato la vita.

Determinati nel perseguire la loro idea assolutamente personale di cinema, nelle scelte da prendere e soprattutto in quelle da non prendere.

Esuberanti nel modo di essere, di apparire e di agire. Signetto dopo i 30 anni ha iniziato ad avere una corporatura molto robusta e Tannoia anche prima. Erano considerati i due più “grossi” registi di Torino. Ceste è sempre stato un bell’uomo, nell’accezione comune, cioè meno alto degli altri due, ma più longilineo, sempre sorridente. Come gli altri due, lo possiamo rivedere nelle foto in giacconi neri di finta pelle o giù di lì, negli autunni torinesi dei primi anni ‘90.

Avevano fama di scorbutici e di intolleranti, ma in realtà amavano svisceratamente la discussione, nella quale erano sì, sempre riottosi e intransigenti, verso le ingiustizie e ipocrisie del mondo, soprattutto della politica, di cui erano acuti critici, in quanto diversamente marxisti, eretici e non allineati.

Erano appassionati cinefili: se penso a due registi che li accomunavano, che tutti e tre amavano certamente sopra molti altri, mi vengono in mente Jean-Luc Godard e Jonas Mekas. Si conoscevano anche per questo, si stimavano reciprocamente e molto.

Ceste, Signetto e Tannoia erano dei dissidenti del mondo del cinema torinese, irriducibili e irrecuperabili a una visione che non fosse consona alla loro a livello epidermico.

Per quanto autori in qualche modo prolifici, come si può vedere dalle loro filmografie, non hanno realizzato le grandi opere che avrebbero voluto e probabilmente potuto realizzare, conservando fino all’ultimo questa amarezza contro un sistema di cose nel quale, nonostante le loro diverse doti, difficilmente riuscivano a trovare spazi adeguati. Anche per questo motivo abbiamo voluto omaggiarli con una rassegna che non vuole dire tutto su di loro, ma vuole cercare di dire qualcosa per prolungarne lo spirito, oltre che per proseguirne la memoria.

L’articolo riprende l’introduzione del catalogo BISOGNAVA MUOVERSI

Gli autori

Luciano D'Onofrio

Da sempre appassionato di musica e cinema, durante l’università frequenta le lezioni di Storia e Critica del Cinema e decide di passare dietro la macchina da presa, dedicandosi alle più disparate sperimentazioni video nei luoghi dell’underground, non solo torinese. Ha collaborato con diversi registi e documentaristi come Alberto Signetto, Armando Ceste, Claudio Paletto, Daniele Pianciola e Daniele Gaglianone.

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