Accade in Friuli. 40 associazioni laiche e cattoliche impegnate nel sociale (Ics, Centro Balducci, Accri, Arci, Camminare Insieme Trieste, Azione cattolica, Comitato Quartiere Straccis, Goriziaética di Gorizia, Agesci Fvg, Cgil Udine, Legambiente e molte altre) lanciano un appello in favore della solidarietà e del sistema di accoglienza diffusa dei migranti, «un sistema che ha dimostrato di coniugare in modo efficace diritti umani e percorsi di integrazione». Rinunciare a questo sistema – continuano – significa tornare indietro e alimentare la discriminazione e l’esclusione sociale, a discapito dell’intera collettività».
L’appello è netto e articolato. Parte da un’analisi del fenomeno migratorio e delle modalità con cui viene affrontato ma non si ferma qui e critica le politiche di rifiuto imperanti a livello nazionale e in sede regionale, con la nuova giunta a guida leghista insediatasi da due mesi, politiche «in pieno contrasto con quanto previsto dalla Dichiarazione universale e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma anche dalla nostra Costituzione».
«Da diverso tempo – scrivono le associazioni – assistiamo all’accanimento politico e mediatico nei confronti dei migranti fondato su logiche di parte che attribuiscono allo straniero la colpa di invadere i nostri territori compromettendone il benessere. Tale approccio non tiene conto delle questioni geopolitiche e delle dinamiche internazionali, per lo più legate alle logiche di mercato, alla base di tali “spostamenti”. Basterebbe chiedersi, ad esempio, da dove provengano caffè, cacao, banane che, quotidianamente, consumiamo e quanto costi, in termini di sofferenza umana e ambientale, la filiera che accomoda questi prodotti direttamente sulle nostre tavole».
L’appello si conclude con una denuncia e un invito. La denuncia riguarda la «inaccettabile la politica del respingimento, causa di morte e di indicibili sofferenze, e il continuo attacco mediatico agli immigrati e a quanti si impegnano per la loro salvezza e la gestione anche regionale degli arrivi». L’invito è «ai politici che ci rappresentano e a quanti si occupano del diritto fondamentale all’informazione affinché il complesso fenomeno delle migrazioni venga trattato con umanità e rispetto, per promuovere e proteggere l’universalità dei diritti e per un futuro di pace, convivenza e sviluppo sostenibile».
L’intento dei sottoscrittori dell’appello è evidentemente quello di provocare una mobilitazione dell’opinione pubblica, non certo quello di aprire uno spiraglio di dialogo con un’amministrazione regionale che, come il governo nazionale, ha fatto del rifiuto dei migranti e della criminalizzazione di chi se ne occupa in una prospettiva di accoglienza la propria bandiera e ha esordito con il taglio di un milione ai fondi per l’integrazione.
Non sorprende dunque la mancanza di qualsivoglia interlocuzione. L’assessore competente preferisce affidare alla stampa i suoi commenti, che, peraltro, sono indicativi di una cultura e di una concezione della democrazia a dir poco singolare. Dice, infatti l’assessore, già vicesindaco di Trieste: «È un atto politico di chi si occupa di migranti e attacca la giunta regionale perché non si considera in linea con le nostre decisioni, che sono peraltro concordate con il governo nazionale. […] Con forze che si oppongono alle politiche di un’amministrazione democraticamente eletta non ci può essere collaborazione». Fin qui, nulla di nuovo. Ma, poi, viene una chiosa illuminante: «Queste associazioni hanno pure preso contributi dalla Regione. Coerentemente con quanto dichiarato, mi aspetto che li restituiscano. Non possono pretendere di non essere d’accordo con le nostre iniziative, ma nel frattempo intascare i soldi per fare determinati servizi. Per questo ho chiesto agli uffici un monitoraggio per capire chi ha percepito fondi nel 2018. Vedremo se poi intervenire anche su questo».
Il messaggio è chiaro e inquietante: i soldi pubblici sono appannaggio esclusivo di chi governa e dei suoi amici. Chi dissente è fuori, a prescindere dalla qualità e dai risultati delle sue attività e dei suoi interventi.