Giovedì 5 luglio è stato effettuato, a Roma, lo sgombero di 100 migranti rifugiati regolari alloggiati in uno stabile in via Scorticabove, trasversale di via Tiburtina. I migranti, tutti maschi, sono sudanesi e stavano nell’edifico dal 2005, a seguito di concessione dell’Amministrazione Comunale e con l’intervento della Cooperativa Casa della solidarietà, responsabile del servizio di accoglienza. Dal 2015 la cooperativa, che nulla ha a che vedere con la comunità sudanese, ha interrotto la gestione in seguito ai fatti di Mafia Capitale. Da allora la comunità si è autogestita sopperendo alle inadempienze delle autorità preposte al controllo e al governo, pure ripetutamente sollecitati a intervenite.
Si è così arrivati allo sgombero: non liberazione di un immobile occupato abusivamente (come in altre occasioni) ma sfratto eseguito formalmente nei confronti della Cooperativa Casa della solidarietà. I destinatari dello sfratto sono stati peraltro i rifugiati sudanesi, neppure informati della procedura. E ciò benché da oltre due anni il sindacato USB e altre realtà del territorio denunciassero alle autorità competenti lo stato di abbandono in cui i rifugiati erano stati lasciati.
Le operazioni di sgombero si sono concluse senza scontri, ma i migranti sono rimasti sul posto con i propri effetti personali, dormendo di fronte alla struttura. Si tratta di rifugiati con regolare permesso di soggiorno, in gran parte lavoratori ambulanti o che vanno a lavorare nei campi al sud durante i periodi della raccolta. Persone, dunque, bisognose di una dimora stabile e non di soluzioni provvisorie in attesa di decisioni sul loro status.
Al momento non sono state predisposte soluzioni alternative e non si intravedono interventi. Ancora una volta, come già un anno fa, nell’agosto 2017, quando centinaia di richiedenti asilo e rifugiati provenienti da Eritrea ed Etiopia furono sgomberati da uno stabile in via Curtatone, a un passo dalla stazione Termini di Roma.
Il 6 luglio, una delegazione della comunità è stata ricevuta presso il Vicariato di Roma dal vescovo ausiliario di Roma Sud e delegato della Migrantes del Lazio, Don Paolo Lojudice insieme al direttore di Migrantes di Roma. La delegazione è stata accompagnata da una rappresentanza delle realtà sociali e sindacali che da ieri si sono mobilitate al fianco della comunità.
Scrive la Rete dei Numeri pari:
«Ci troviamo in una situazione in cui i diritti fondamentali dei titolari di protezione internazionale sono stati violati. Dopo aver passato la notte per strada con tende e sacchi a pelo, all’intera comunità non è stata proposta alcuna soluzione abitativa alternativa congrua alla loro condizione.
Chiediamo alla sindaca di Roma e all’assessorato alle politiche sociali, alla salute, alla casa e all’emergenza abitativa di trovare adeguate soluzioni seguendo le indicazioni delle Convenzioni Internazionali che tutelano i Diritti dei titolari di protezione internazionale e dall’UNHCR, le quali prevedono il pieno godimento dei diritti di cittadinanza dei rifugiati così come dei cittadini italiani. Il nostro unico obiettivo è che venga immediatamente garantita la dignità e i diritti dei 120 sudanesi che non hanno nessuna responsabilità di quanto accaduto e che sono vittime due volte: prima perché costretti a scappare dalla guerra e poi perché, invece di ricevere risposte, sono stati sgomberati ingiustamente. Una situazione, questa, che tutta la nostra città non può e non deve accettare, in nome di quella civiltà fondata sul diritto e sulle responsabilità, che ciascuno deve assumersi. Per questo, facciamo appello alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, ribadendo la nostra disponibilità a contribuire affinché vengano trovate soluzione condivise che garantiscano la coesione e la dignità di tutti».