Roma: quelli del Roxy Bar

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Fra la Tuscolana e l’autostrada Roma-Napoli, poco oltre il Grande raccordo anulare, non molto lontano dall’Università di Tor Vergata, c’è la Romanina. Borgata di periferia caratterizzata da speculazione edilizia, grandi centri commerciali, urbanizzazione recente e ville kitsch di arricchiti in odore di mafia, la Romanina è salita agli onori della cronaca nell’agosto 2015 per gli sfarzosi funerali di Vittorio Casamonica, boss della famiglia omonima, accompagnato in chiesa su una antica carrozza trainata da cavalli neri, in una coreografia hollywoodiana in cui non mancavano neppure i petali di fiori buttati da un elicottero. Da allora il quartiere è tornato sulle prime pagine dei media per alcune aggressioni a giornalisti troppo curiosi. Recentemente, poi, il giorno di Pasqua, due giovani della famiglia Casamonica hanno pestato una cliente e il barista del Roxy bar colpevoli di avere reagito alla loro pretesa di essere serviti per primi. Gli aggrediti, questa volta, non si sono lasciati intimidire e hanno denunciato il fatto, La notizia ha riempito le prime pagine dei giornali. Poi, come spesso accade, allo sdegno è seguito il silenzio.

Non di tutti, però. Alcuni comitati di cittadini, la Rete dei Numeri pari e associazioni come Libera e la Rete Nobavaglio si sono costituiti in una sorta di coordinamento dal nome evocativo, “Quelli del Roxy Bar” con l’obiettivo di programmare una presenza alternativa nei quartieri e nelle scuole «per illuminare le periferie raccontando anche il lavoro difficile e prezioso di tante realtà sane e di gruppi di cittadini perbene». Una prima iniziativa è nata proprio a poche centinaia di metri dal Roxy Bar. Si chiama “Caffè della legalità” e consiste nella apertura, ogni giovedì mattina, dello spazio sociale anziani di via Gregoraci per una lettura pubblica dei giornali aperta ai cittadini con ospiti giornalisti, personalità della cultura e delle istituzioni (grazie anche alla collaborazione di alcune realtà come Articolo 21, l’Ordine dei giornalisti e l’Università di Tor Vergata). Parallelamente vengono organizzati per i ragazzi delle scuole del quartiere laboratori di scrittura. In particolare, “Cronista per un giorno”, «per spiegare e insegnare ai ragazzi delle scuole medie e delle superiori come scrivere un articolo o come poter affrontare il tema agli esami di maturità». Una goccia nel mare, certo. Ma, insieme, un esempio suscettibile di moltiplicarsi e di estendersi. Concreto e fuori dalla retorica di un giorno sulla necessità di non abbandonare le periferie.

Il progetto degli attivisti del gruppo è chiaro:

«Ci siamo voluti chiamare “Quelli del Roxy Bar” per non scordare la mobilitazione di solidarietà nei confronti dei due giovani baristi aggrediti che hanno avuto il coraggio di denunciare le prepotenze dei Casamonica. Ma non ci fermiamo qui. Abbiamo deciso di iniziare un percorso per creare iniziative e servizi in periferia partendo dalla Romanina coinvolgendo il municipio e le istituzioni. Il nostro obiettivo è anche chiedere l’assegnazione di una delle ville sequestrate ai Casamonica o ad altri clan per farla diventare la casa dei cittadini e poter ospitare così attività di aggregazione, culturali e di studio legate anche all’Università di Tor Vergata».

Lo ribadisce Giuseppe De Marzo, coordinatore della Rete dei Numeri pari:

«Sui fatti della Romanina le responsabilità sono di una politica ipocrita: di chi porta solidarietà e con l’altra mano taglia i servizi fondamentali creando cittadini di serie A e di serie C. L’ipocrisia di chi parla di legalità e onestà per sgomberare persone e famiglie costrette dalla crisi o per morosità incolpevole a occupare una casa, mentre dall’altra parte non ha il coraggio di restituire i beni confiscati dei Casamonica e di altri clan per usi sociali ai cittadini impegnati nel contrasto alle mafie e alle disuguaglianze. Bisogna ripartire dalle realtà sociali per costruire aggregazione e alternative reali alla malavita».

I programmi dei “Caffè della legalità” possono leggersi su www.numeripari.org

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