Il leitmotiv dei sostenitori nostrani della Nuova Linea Ferroviaria Torino-Lione è che, mentre in Italia i No Tav impediscono irrazionalmente la realizzazione del tunnel transfrontaliero, in Francia i lavori procedono speditamente e senza alcuna opposizione. Non è così. I lavori sul versante francese, seppur iniziati (a differenza che in Italia) sono assai meno avanzati di quanto si dica e, soprattutto, al di là delle Alpi si va delineando un’opposizione ancor più estesa di quella in atto nel nostro Paese. Lo dimostra, da ultimo, un appello, pubblicato di seguito, sottoscritto, nel giro di pochi giorni, da 150 personalità di rilievo tra cui 37 sindaci (tra cui quelli di Lione e Grenoble) e consiglieri comunali e regionali, 54 parlamentari nazionali e 14 deputati europei, oltre a esponenti d movimenti ambientalisti (come Miguel Benasayag e Lou Chesné di Attac France). Criticando le politiche dei trasporti attuate in Francia negli ultimi 20 anni, che hanno privilegiato il trasporto su gomma rispetto a quello su rotaia, l’appello chiede di fermare il progetto del Nuova Linea e di utilizzare appieno la ferrovia esistente, in grado di sostenere un traffico merci assai maggiore di quello attuale. Ciò salvaguarderebbe l’ambiente e, in particolare, le risorse idriche della regione. (la redazione)
In un momento in cui bisogna fare di tutto per limitare il riscaldamento globale e rafforzare l’indipendenza del nostro Paese, in un momento in cui scarseggiano le medicine e i prodotti alimentari importati dall’altra parte del mondo, in un momento in cui il governo sostiene di non avere i soldi per la sanità e per gli ospedali, in un momento in cui i treni quotidiani sono degradati e le infrastrutture ferroviarie non sono mantenute o sono insufficienti, chiediamo di fermare il progetto Lione-Torino, la cui unica logica è quella di trasportare sempre più merci lontano e di mantenere questo culto energivoro e distruttivo.
Nei 20 anni durante i quali i sostenitori del progetto hanno dichiarato che il loro obiettivo è spostare le merci dalla strada alla ferrovia, i risultati sono deplorevoli per la salute e l’ambiente: hanno diviso per cinque il numero di treni merci tra Francia e Italia; hanno deciso di aprire al traffico stradale una galleria di sicurezza nel tunnel del Fréjus, in barba alla promessa di non farlo; hanno dirottato 200 milioni di euro destinati alle ferrovie delle Alpi per finanziare il tunnel stradale del Fréjus; non hanno tolto un camion dalla strada quando la linea ferroviaria esistente lo permette e quando la strada è più costosa del 30% rispetto al servizio ferroviario; stanno prosciugando le sorgenti, prosciugando le falde acquifere e abbattendo ettari di foresta nella Maurienne; stanno distruggendo terreni agricoli per costruire impianti di cemento e cave per i loro progetti.
Finché non verrà rilanciato il traffico merci su rotaia tra Francia e Italia, non si dovrà abbattere un solo albero, non si dovrà artificializzare un metro quadrato di terreno agricolo e non si dovrà prosciugare un metro cubo d’acqua.
Chiediamo, in linea con quanto scritto dalle amministrazioni centrali e dal COI (Consiglio per l’Orientamento delle Infrastrutture), che la linea ferroviaria esistente venga utilizzata immediatamente nella misura in cui lo era negli anni duemila. Questo non solo crea posti di lavoro e migliora la sicurezza stradale, la qualità dell’aria nelle valli alpine e la salute pubblica, ma combatte efficacemente il riscaldamento globale. Chiediamo che il denaro che verrebbe investito nel progetto della nuova linea Lione-Torino venga utilizzato subito per aprire una piattaforma di carico dalla strada alla ferrovia nella zona di Ambérieu-en-Bugey e che le navette ferroviarie per il trasporto di merci vengano offerte agli autotrasportatori a partire dal 2023.
Chiediamo, come previsto dalla legge, che i 20 milioni di euro di utili annuali del traforo del Monte Bianco siano destinati esclusivamente alla ferrovia e al finanziamento del trasferimento di merci e passeggeri dalla strada alla ferrovia e che i 200 milioni di euro versati al traforo stradale del Fréjus negli ultimi 10 anni siano restituiti alla ferrovia.
Chiediamo che la decisione di aprire al traffico la galleria di sicurezza del tunnel stradale del Fréjus venga annullata e che sia riservata esclusivamente ai mezzi di soccorso.
Proponiamo di migliorare la capacità delle linee tra Aix-les-Bains e Annecy, La Roche-sur-Foron e Saint-Gervais, e tra Saint-André-le-Gaz e Chambéry per ridurre il traffico stradale e aumentare il trasporto giornaliero di passeggeri. Gli investimenti per il miglioramento delle infrastrutture (compresa la protezione dell’ambiente e del rumore per i residenti locali) sulla tratta Ambérieu-Modane devono essere attuati senza indugio per riportare il tunnel esistente al suo pieno potenziale.
Rifiutiamo la logica del progetto Torino-Lione e dei suoi sostenitori, i cui precedenti sono la distruzione del trasporto ferroviario di merci nel nostro Paese negli ultimi 30 anni. Stanno già distruggendo le ferrovie della Maurienne per le esigenze di questo grande progetto inutile.
Affermiamo che il denaro investito nel progetto Torino-Lione porterà allo stesso fallimento della linea Perpignan-Figueras, il primo anello del corridoio mediterraneo.
L’ambiente, i terreni agricoli, le falde acquifere e il denaro pubblico devono essere preservati! La linea ferroviaria esistente deve essere utilizzata immediatamente e i lavori preparatori per il progetto Torino-Lione devono essere interrotti.
Seguono le firme di 150 personalità di rilievo tra cui 37 sindaci o consiglieri comunali e regionali, 54 parlamentari nazionali (di LFI e EELV) e 14 deputati europei (di Verts/ALE e LFI). L’elenco completo dei sottoscrittori può leggersi in http://www.notavtorino.org/
Traduzione di Presidio Europa.