Da Bussoleno al carcere di Aix-Luynes sulle tracce di Emilio

Volerelaluna.it

16/02/2022 di:

«Dal piccolo paese di Bussoleno (valle di Susa) al carcere di Aix-Luynes ci sono di mezzo più di 300 km oltre alle montagne, al di là del confine tra Claviere e Monginevro. Un viaggio lungo una notte intera per arrivare all’appuntamento, primo colloquio con Emilio Scalzo che era stato fissato alle 7.30 di mattina del 12 gennaio. Era da 45 giorni che Marinella, la moglie aspettava questo colloquio». Inizia così il racconto di Gabriel postato sulla pagina di Facebook del nuovo “Comitato Emilio Libero” nato il 6 gennaio 2022, durante una partecipata assemblea fra mascherine e distanziamento. Si sentiva la necessità di avere uno strumento che racchiudesse le tante anime e iniziative per continuare a svolgere in modo ancora più incisivo un’azione forte per far conoscere e contrastare quella che si sta dimostrando una vera e propria persecuzione giudiziaria nei confronti di Emilio Scalzo (https://volerelaluna.it/migrazioni/2021/09/17/un-pericoloso-criminale/). Ancora una volta diventa fondamentale mantenere alta l’attenzione su quello che avviene nelle carceri.

Emilio è in arresto “preventivo”, ma le modalità della reclusione sono pesanti e, come spesso succede, la “pena” (prima ancora di una eventuale condanna) si abbatte anche sui famigliari costretti a viaggi incredibili, a sostenere spese, a districarsi in labirinti burocratici infiniti. Il colloquio in carcere alle 7,30 del mattino, per un’ora, non era esattamente favorire i rapporti con i famigliari. Ma il movimento sa essere solidale e farsi carico di queste situazioni e nessuno viene lasciato solo. Vengono organizzate due auto per il viaggio, la partenza alle due di notte per attraversare il colle del Monginevro e via verso il sud della Francia. Poi capita che una serie di cose, tutte positive e anche abbastanza originali, a un certo punto alleggeriscano la storia. Alle elezioni del presidente della Repubblica, gennaio scorso, per ben due volte il nome di Emilio viene letto in aula: non senza imbarazzo quando viene chiesto «ma chi è?» e sottovoce viene detto «un no Tav». Tuttavia, nonostante questo prestigioso riconoscimento, Emilio rimane in carcere.

Il percorso di vita di Emilio Scalzo è stato più volte raccontato (https://volerelaluna.it/tav/2020/12/09/a-testa-alta-dalla-sicilia-alla-val-susa/). Una vita specchiata nella quale ha saputo dimostrare con i fatti quanto non gli interessassero i facili guadagni, le scorciatoie, quello che lui chiama “la via dell’aceto”. Invece di alzarsi tutti i giorni alle quattro del mattino per rifornirsi al mercato del pesce e poi sui mercati della valle, avrebbe potuto seguire altre strade. Una famiglia complicata la sua. «Non avevo concezione di politica. Il mio obiettivo era semplicemente star fuori dai casini dei miei fratelli e combattere la malavita per come potevo, senza comunque abbandonarli al loro destino». Non poteva sgarrare, consapevole del suo cognome pesante. Pare sia il destino di Emilio quello di dover dimostrare molto di più degli altri perché eternamente monitorato. È successo anche la prima volta che è stato arrestato per pochi giorni il 15 settembre 2021. Appena arrivato al transito, Emilio ha raccontato di aver ricevuto una tazza di caffè offerto dalle sezioni vicine. Fra i detenuti c’era chi si ricordava dei suoi fratelli. Emilio aveva ringraziato, ma non aveva accettato, regalando la bevanda al vicino di cella. La detenzione era stata di pochi giorni, poi gli arresti domiciliari, interrotti il 1 dicembre, quando un vero blitz lo ha “catturato” per poi tradurlo in Francia (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2021/12/02/troppa-solidarieta-per-emilio-deve-tornare-in-carcere/).

A febbraio, dunque, il “Comitato Emilio Libero” decide di organizzare un gita fuori porta, un presidio davanti alla maison d’arrêt. Il viaggio è impegnativo, una vera sfacchinata, il rischio di contagi ancora presente. Tuttavia si fa uno sforzo e in pochi giorni si riempie un primo pullman, poi un secondo. A cascata si aggiungono molte auto. L’appuntamento è per sabato 12 febbraio a Aix Luynes. Nella stessa giornata ci sarà anche un presidio a Milano davanti al consolato francese molto partecipato: la “Banda degli Ottoni a Scoppio” richiamerà attenzione.

Inaspettata, il venerdì pomeriggio mentre i preparativi della partenza fervono, arriva la notizia della scarcerazione. Che si fa? Il tam tam parte subito e poco dopo arriva la risposta: si va lo stesso, è l’occasione per salutarlo, il programma è confermato. Davanti al carcere in una giornata primaverile sventolano le bandiere no Tav, musica e saluti a chi è rimasto dietro le sbarre. Sarà la prima cosa che dirà Emilio quando un abbraccio totale dei valsusini lo risucchierà letteralmente: «Mi sono sentito in colpa ad uscire, ho lasciato un pezzo di nuova famiglia. Mi son sentito privilegiato». Esce con una forte sciatica, la cella piccolissima non permetteva movimenti, il letto era una branda. È dolorante ma ovviamente felice. Niente lo ferma e ai francesi che lo incontrano e che lo intervistano parla con sicurezza in un francese che ricorda Peppino e Totò a Milano: «Noio volevan savoire». Gesticola ancora di più, ma si fa capire. La sua umanità supera tutto. Gli hanno portato i biscotti no Tav con la scritta “Emilio Libero”, ma lui precisa: «Io sono sempre stato libero anche là dentro. È una questione di testa non vi preoccupate per me».

Il vizio di forma che gli avvocati hanno individuato consiste nel non aver invitato Emilio, del quale era ben nota la residenza, a recarsi presso il Tribunale di Gap per essere sottoposto a interrogatorio. La Corte di appello di Grenoble ha pertanto dichiarato nullo il mandato di arresto europeo. Così Emilio è stato scarcerato ma, visto il procedimento pendente, gli è stata comminata la misura dell’obbligo di dimora e di firma una volta alla settimana presso la gendarmeria di Lancon de Provence. Potrà muoversi in tutto il dipartimento delle Bocche del Rodano. Grazie alla preziosa disponibilità di un consigliere regionale, Daniel Marcotte, avrà a disposizione una casa tutta per lui e una bicicletta che la sua famiglia gli porterà.