Indigestione di TAV alle spalle della Val Susa

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Anni fa avrei dato un braccio per veder aprire un telegiornale, un approfondimento politico serale, un dibattito mattutino sul tema TAV. E invece niente: nessuno si degnava di occuparsi dell’argomento, se non in prossimità o a seguito di manifestazioni mai abbastanza oceaniche e mai abbastanza prive di violenza secondo i commentatori di turno, che quindi si affrettavano a citare i numeri della Questura, a evocare assalti di black bloc e a liquidare il tutto in una mezza pagina di cronaca locale.

Oggi tuttavia darei lo stesso braccio per spegnere tutto quel berciare e tutto quello sproloquiare sul TAV (anzi, su “la TAV” come i più si ostinano fastidiosamente a dire) che occupa da settimane non solo le pagine dei giornali, ma ogni apertura di telegiornale, ogni talk show, ogni programma di intrattenimento di ogni ora del giorno e della notte, a reti unificate. Programmi purtroppo in cui anni di studio, di mobilitazione, di impegno politico e sociale, di lotta e di sacrificio della Valle di Susa vengono ignorati, liquidati, calpestati e spazzati via da una diabolica alchimia di ignorante buonafede e calcolata malafede.

Perché l’equivalenza NoTAV=M5S si è fatta totale, quasi che gli uni siano nati con gli altri, che i 10, 15, 20, 30 anni di blocco dell’opera (i numeri variano con il variare del malcapitato intervistato di turno) siano dovuti esclusivamente all’incapacità dei passati Governi e non già a una resistenza valsusina eroica e resiliente, fondata non su ideologie luddiste e decrescentiste (si dice?) ma su dati, cifre, numeri, vite spese, storie condivise di intere comunità, riscopertesi tali proprio attraverso questa resistenza.

La “costi-benefici”, il totem che il Governo ha deciso di alzare come unico faro capace di dirimere la questione e risolvere il problema, se sganciata da tutto il resto, a partire almeno dal conteggio dei costi in capo a salute, ambiente, dissesto idrogeologico, costi energetici, vivibilità dei territori (costi molti dei quali comunque non compensabili in termini esclusivamente economici) rischia di trasformarsi in un boomerang.

Se tutto ruota su uno squilibrio fra il costo dell’opera e i benefici che se ne ricaveranno, allora una severa sforbiciata del primo può far immediatamente rivalutare i secondi: questo quanto all’Italia stiamo raccontando. Aggiungiamo poi un paio di passerelle di madamine annunciate come il nuovo che avanza e una serie di bugie impunemente ripetute dai vari Chiamparini di turno (il pericoloso e vetusto tunnel di Cavour, le migliaia di posti di lavoro in ballo, i cantieri aperti e i Km di opera già scavati) che nessuno fra gli interlocutori cosiddetti “No TAV” sembra in grado di smascherare efficacemente, ed ecco che il disastro mediatico è compiuto. 30 anni di competenza vaporizzati in 3 minuti di diretta tivù, con l’Italia che si chiede perché diavolo dovremmo continuare a dire No.

Bene: se il prezzo che devo pagare per sotterrare definitivamente il TAV è farmi bollare a vita come egoista montagnina ignorante, sono disposta ad accettare, senza neppure perder tempo in discussioni. Ma non voglio neppure immaginare come mi sentirò se, al termine di questa indigestione collettiva di TAV, oltre al marchio di cretina patentata, spaventata dal progresso e da un treno innocuo ed ecologico, mi troverò anche a dover sopportare l’opera a prezzo scontato, “per il bene del Paese”.

Ovvio, so quel che farò: riprenderò gli scarponi, che peraltro nessuno di noi ha ancora messo in naftalina. E tornerò a fare quanto abbiamo fatto negli ultimi decenni. Ma – temo – con una nausea da post indigestione che nessun Maalox riuscirà purtroppo a curare.

Gli autori

Barbara Debernardi

Barbara Debernardi, valsusina, è stata sindaca del Comune di Condove in Val di Susa.

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2 Comments on “Indigestione di TAV alle spalle della Val Susa”

  1. è proprio vero trent’anni di lotte buttati nel cesso mediatico.
    quello che mi sconvolge sono gli amici di sinistra (lettori di Repubblica)che partecipano alle marce contro il razzismo e nello stesso tempo si comportano da razzisti contro “quei buzzurri della ValSusa che non vogliono il Tav”
    e ringalluzziti dal “nuovo” che avanza di nome Zingaretti.
    Gente che parla di ambiente e poi acconsente allo scempio della valle.
    E’ ancora vero il detto “cuore a sinistra ma portafoglio a destra” cioè incapaci di vedere il futuro al di fuori dei soliti schemi,incapaci di vedere come i giovani come Greta Thunberg ci stanno invocando di cambiare rotta, serve davvero una nuova Resistenza.

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