Le sette madamin che di TAV nulla sanno

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I mass media infatuati della TAV, tipo La Stampa e Repubblica, hanno finalmente trovato, come potremmo chiamarle… delle loro mascotte, intese non come streghe (dall’etimo “masca”) ma come rappresentanti portafortuna dell’opera che dovrebbe finalmente togliere Torino dall’isolamento e distribuire lavoro e ricchezza a tutti. Sono le cosiddette “madamin”, non so bene se il termine se lo siano appioppate loro o glielo abbiano affibbiato i media infatuati. Madamin, che poi significa giovin signora o signora tout court.

Innanzitutto vediamo chi sono queste signore agitatrici di piazza, infatuate della TAV. Patrizia Ghiazza, cacciatrice di teste: laurea in giurisprudenza nel 1989, dopo aver lavorato in una banca internazionale si è specializzata nella ricerca di personale. Adele Oliviero: avvocato che si occupa di diritto di famiglia e di minori. Dal 2012 al 2017 ha fatto parte della commissione pari opportunità dell’ordine degli avvocati di Torino. Donatella Cinzano, copywriter: laurea in filosofia, ha firmato progetti di immagine per marchi italiani e gruppi internazionali. Roberta Castellina, architetto: laureata nel 1988, dal 1998 si occupa di allestimenti per fiere, mostre ed eventi ed è tecnico abilitato nel settore della sicurezza degli spettacoli. Simonetta Carbone, esperta di pubbliche relazioni e ufficio stampa: laureata in lettere, ha iniziato la sua carriera collaborando con la sede Rai di Torino. Roberta Dri, art director: specialista in graphic design cura il lancio di nuovi brand per aziende dell’alta gamma. Giovanna Giordano, informatica: 61 anni, dopo una carriera in grandi aziende italiane e internazionale, si dedica ora alle piccole imprese aiutandole a utilizzare al meglio internet. È presidente del Rotary Torino Est.

Queste le note biografiche ricavate dal Corriere della Sera, altro giornalone che la TAV la vorrebbe transitare sotto la sua sede. Ed anche se andate in rete non troverete molto di più. Se non altro non troverete nulla che associ queste sette paladine alla linea veloce, qualcosa che testimoni che se ne sono occupate in passato, insomma, che ne sanno qualcosa. Magari non dico esperte in trasportistica, non auspichiamo così tanto, ma almeno una intervista in passato, in questi venti e più anni in cui si dibatte di TAV, in cui loro ne parlavano. Nulla. Ed ecco che improvvisamente queste sette Giovanna d’Arco, folgorate sulla via di Damasco, la vogliono fortemente, senza saperne nulla. Del resto, la Ghiazza, a Otto e mezzo, ha candidamente affermato: «posso assolutamente dire che non siamo, né io né le altre organizzatrici, competenti per poter entrare nel merito degli aspetti tecnici e ambientali dell’opera» (Dal Corriere Torino).

Le sette campionesse sono del resto le giuste rappresentanti di questa sorta di partito trasversale che va dal PD alla Lega a Casa Pound fautore della “modernità”, convinto a priori e senza dati in mano che il progresso e lo sviluppo transitino attraverso grandi opere e manifestazioni. Ben rappresentate, se vogliamo, dall’archistar Fuksas che di recente ha tuonato: «Torino arretra, non ha più la vivacità degli anni in cui si progettavano le Olimpiadi del 2006» (Da La Stampa).

Un esempio delle idee confuse delle madamin emerge del resto dalla intervista rilasciata dalla rotariana Giovanna Giordano ad Agorà: «Se ci credono veramente e amano la decrescita felice, qui intorno in Piemonte ci sono tante meravigliose valli dove possono comprarsi una mucca e una pecora e decrescere felicemente. Ma ci lascino vivere noi» (V. su youtube). Dove sembrerebbe che: 1) i No Tav siano tutti decrescisti; 2) che la decrescita sia vivere con una mucca e una pecora; 3) che la vera vita sia avere un nuovo treno.

Le ha risposto Sandro Plano, sindaco di Susa: «Gentile madamin, una valle meravigliosa ce l’abbiamo già, con mucche, pecore, capre, cinghiali e cervi che non inquinano, e alla domenica con qualche migliaio dei suoi concittadini, di auto e sci muniti, che scorrazzano allegramente sulle nostre montagne e discendono dai pendii innevati. Siamo felici e determinati a conservarcela così, la nostra Valle. Piccolo particolare: siete voi, residenti in qualche soleggiata villa sulla collina torinese che non volete lasciarci vivere senza cantieri, espropri e seccature. Tutto per risparmiare un paio d’ore, tre o quatto volte nella vita, per andare a Lione» (I Sì Tav, i No Tav e le pecore).

Infine, è davvero singolare che una delle madamin che hanno parlato dal palco sia una cacciatrice di teste. Ma non manifestano per il lavoro?

Gli autori

Fabio Balocco

Fabio Balocco, nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (in quiescenza), ma la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, in particolare montano. Ha collaborato, tra l’altro, con “La Rivista della Montagna”, “Alp”, “Meridiani Montagne”, “Montagnard”. Ha scritto con altri autori: "Piste o peste"; "Disastro autostrada"; "Torino. Oltre le apparenze"; "Verde clandestino"; "Loro e noi. Storie di umani e altri animali"; "Il mare privato". Come unico autore: "Regole minime per sopravvivere"; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”; "Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni"; "Per gioco. Voci e numeri del gioco d'azzardo". Collabora dal 2011, in qualità di blogger in campo ambientale e sociale, con Il Fatto Quotidiano.

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